Principale Arte, Cultura & Società Musica, Eventi & Spettacoli Gli Oscar per sconfiggere il nemico pandemico

Gli Oscar per sconfiggere il nemico pandemico

La pandemia e una nuova consapevolezza hanno trasformato la 93esima edizione degli Oscar in un trionfo di inclusione, per artisti di colore e nuovi volti; nonché per il numero di candidate: ben 70. Si è passati dalla festa in presenza di Parasite dello scorso anni  ai ringraziamenti da remoto. Chi l’avrebbe mai detto. La regia del Premio è stata affidata all’esperto Steven Soderbergh, produttore assieme a Stacey Sher e Jesse Collins, collaboratori di lungo corso. «La cosa più eccitante degli Oscar 2021» ha raccontato Steven a Vanity Fair US «è il fatto che avrà l’aspetto di un film, nel senso che, a spettacolo terminato, la sensazione sarà come aver visto un film».

Grandi novità anche nella scelta dei presentatori, tutti divi e divissimi: Angela Bassett, Halle Berry, Bong Joon Ho, Don Cheadle, Bryan Cranston, Laura Dern, Harrison Ford, Regina King, Marlee Matlin, Rita Moreno, Joaquin Phoenix, Brad Pitt, Reese Witherspoon, Renée Zellweger e Zendaya. Un cast straordinario che ha consentito ai telespettatori assopiti sui divani alle 4 del mattino di poter vedere live alcuni dei loro amati beniamini. Non più un pubblico assiepato nel teatro ma distribuito saggiamente in diverse location per evitare pericolosi e perniciosi contatti ne assembramenti. Una scelta che è sembrata oculata sul piano delleprevenzione pandemica e che ha rappresentato anche una novità piacevole. Si è trattata. della prima, e speriamo ultima, premiazione degli Oscar in tempo di pandemia.

Quella dell’anno scorso, si era infatti svolta nella notte tra il 9 e il 10 febbraio, anticipando di poche settimane l’arrivo del Coronavirus nei paesi occidentali. Per ovvie ragioni, l’evento cinematografico più atteso dell’anno ha avuto uno svolgimento diverso rispetto alle decine di edizioni che lo hanno preceduto. Nonostante tutto, gli organizzatori delle serata hanno fatto tutto il possibile per privilegiare la consegna dei premi in presenza, limitando al massimo i collegamenti in streaming. Per quanto riguarda il luogo della Cerimonia, quest’anno, al tradizionale palcoscenico  del Dolby Theather, nel cuore di Hollywood, si sono aggiunte la grande e suggestiva hall della Union Station, la principale stazione ferroviaria di Los Angeles, e  le location oltreoceano, soprattutto in Francia e nel Regno Unito, per gli artisti candidati che non potevano recarsi in California. Il film che ha vinto l’Oscar 2021, segnale del cinema che si rialza dopo il Covid, è Nomadland. Il film americano di una regista cinese, Chloé Zhao, celebrata anche come miglior regista, racconta la comunità nomade che si riprende gli ampi spazi americani intorno ad un fuoco o a un mercatino del riciclo. Protagonista la grande Frances McDormand nel ruolo della vedova Fern.

Il premio è stato dedicato alla comunità di nomadi “alla loro resilienza e gentilezza”, mentre McDormand ha chiesto dal palco: “Per favore guardate il film sullo schermo più grande possibile e portate tutti quelli che conoscete in sala a vedere tutti i film premiati quest’anno”. E poi si è messa a ululare “come i nostri lupi”, in omaggio a Michael Wolf, sound mixer del film morto a 35 anni. A  Frances McDormand sono assegnati, quindi,  due Oscar in una sera Premiata anche come miglior attrice (per la terza volta dopo Fargo nell’89 e Tre manifesti fuori Ebbing, Missouri nel 2018) oltre che come produttrice, meglio di lei solo Katharine Hepburn con quattro statuette nella lunga carriera. A sorpresa l’Oscar come miglior attore protagonista è andato a Anthony Hopkins per The Father, assente a Los Angeles perché tornato nel Galles. A 83 anni è l’attore più anziano ad aver vinto un Oscar, 29 anni dopo quello per Il silenzio degli innocenti.

È stata un’edizione degli Oscar senza precedenti, questo è certo. E l’emozione era palpabile. La notte più attesa dell’anno cinematografico quest’anno era carica di un significato tutto speciale essendo il primo grande evento in presenza dopo questi mesi difficili a causa dell’emergenza Covid19. Per l’Italia un risultato deludente, siamo rimasti fuori sia con il team di artisti di Pinocchio (eravamo candidati per costumi, trucco e parrucco), che con Laura Pausini battuta dalla rapper H.E.R. (con il brano Fight For You da Judas and the Black Messiah). Pausini era data per favorita insieme a Diane Warren per Io sì / Seen, brano nel film di Edoardo Ponti La vita davanti a sé. Nel preshow era stata protagonista di un bel momento dalla terrazza del Museo del cinema di Renzo Piano, ancora non inaugurato con la performance del brano. Gli Oscar non dimenticano l’emergenza che il mondo sta vivendo ospitando un’epidemiologa in abito da sera che dà consigli, sempre gli stessi: distanziamento, mascherina e igienizzare le mani, nonché spot per il vaccino. “È gratuito e disponibile per tutti”. Dallo storico Dolby Theater e da una nuova location, l’inedita Union Station (un’ex caserma dei pompieri trasformata nella casa degli Oscar) una cerimonia ancora una volta senza presentatore, ma con una serie di star che si alternati sul palco per premiare i candidati sparsi per tutto il mondo da Seul a Sydney, da Parigi a Kilkenny in Irlanda.

E anche il premio umanitario va all’attore comico Tyler Perry, che durante la pandemia ha distribuito pasti a migliaia di persone. La cerimonia ha preso il via con  Regina King. che è entrata portando in mano  il suo Oscar, vinto per Se la strada potesse parlare”,e ha dato il benvenuto ad una platea più piccola del solito dicendo “immaginate di essere su un set, siamo 200 attori che hanno fatto tamponi, vaccini e controlli”. E non si limita a fare la padrona di casa: “È stato un anno duro e ancora ci siamo in mezzo e piangiamo la perdita di tante persone. So che molti cambiano canale se pensano che stiamo predicando ma se le cose fossero andate diversamente oggi invece che i tacchi alti mi sarei messa stivali da marcia. Sono la madre di un ragazzo nero e so con quanta paura dobbiamo combattere. Non c’è fama che tenga”. Dal Dolby Cinema di Seul il regista di Parasite Bong Joon ha consegnato il premio per la miglior regia. Il premio è andato a Chloé Zhao per Nomadland, prima di lei solo la collega Kathryn Bigelow aveva vinto la statuetta per la regia ed è la prima regista asiatica. Subito sono arrivati i complimenti social della collega Lulu Wang.”Mamma mia, grazie ai colleghi di candidatura, e alla compagnia che ha fatto il film – ha detto la regista, sneaker e treccine, ritirando il premio – Ho pensato parecchio ultimamente a come si fa ad andare avanti quando le cose si fanno dure. Crescendo in Cina con mio papà imparavo testi cinesi classici, delle poesie, ne ricordo una la cui prima frase dice Le persone alla nascita sono intrinsecamente buone. Continuo a crederlo anche oggi.

Questo Oscar è per tutti quelli che hanno fede e coraggio a tener fede alla bontà in sé stessi e negli altri nonostante le difficoltà”.  Brad Pitt ha premiato la miglior attrice non protagonista dopo aver rivelato i film preferiti dalle attrici da bambine. Il premio è andato all’attrice coreana Yoon Yeo-jeong, stupenda interprete della nonna del film Minari”. “Finalmente signor Pitt, felice di conoscerla. Dove è andato? – ha scherzato l’attrice il cui film è prodotto dalla casa di produzione Plan B di Pitt – Vengo dalla Corea, vivo da un’altra parte del mondo. Solitamente gli Oscar li vedo in tv, non riesco a capacitarmi di essere qui personalmente”. Il premio lo ha dedicato ai suoi due figli “che hanno convinto la mamma ad andare a lavorare fuori casa”. L’attrice ha anche ringraziato per un premio “forse dato per ospitalità a questa signora coreana”. Harrison Ford legge qualche appunto da un foglio: “inizio troppo mosso, perché la voce è così brutta? sembra drogato, tutti sembrano drogati…” e avanti così un sacco di  critiche. “Quel film si chiamava Blade Runner e questi appunti ci possono far capire quanto il montaggio sia complicato”.

Il premio è andato a Mikkel E.G. Nielsen per il montaggio di Sound of Metal.. Reese Witherspoon ha consegnato il premio per l’animazione al cortometraggio If anything happens I love you e al lungometraggio Disney Soul. Il regista già premio Oscar per Up Inside out Pete Docter: “Questo film è una lettera d’amore per il jazz, come il jazz non possiamo controllarlo ma possiamo trasformarlo in qualcosa di bello. Vorremmo ringraziare tutti gli insegnanti di musica e arte nel mondo. Dobbiamo seguire l’esempio dei jazzisti e ovunque siamo dobbiamo trasformarlo in qualcosa di bello”. Premiati Trent Reznor e Atticus Ross che erano nominati per due film, Mank e Soul. La statuetta l’hanno presa per il film d’animazione e condivisa con Jon Batiste che ha detto “Dio ci ha dato dodici note, le stesse Duke Ellington e Bach, ogni dono è speciale”. L’attrice Marlee Matlin ha annunciato nel linguaggio dei segni e premiato Il mio amico in fondo al mare di James Reed e Pippa Ehrlich come miglior lungometraggio documentario mentre nella stessa categoria come cortometraggio ha vinto il francese Colette.

Don Cheadle presenta il premio per trucco e acconciatura e costumi che vanno entrambi a Ma Rainey’s Black Bottom. Battuti gli italiani Francesco Pegoretti, Mark Coulier Dalia Colli e Massimo Cantini Parrini, per i costumi di PinocchioLa truccatrice Mia Neal ha raccontato della difficoltà del padre afroamericano “Un giorno non sarà nè strano nè rivoluzionario che neri, trans e chiunque possano esser qui. Grazie alla signora Viola Davis e allo spirito di Ma Rainey”.  Halle Berry ha consegnato l’Oscar per la miglior scenografia a Donald Graham Burt, Jan Pascale e per la miglior fotografia a Erik Messerschmidt per Mank. Il film di David Fincher, il racconto del dietro le quinte della scrittura del film cult  Quarto potere, che era nominato in ben dieci categorie, ha riportato a casa ben poco. Come previsto l’Oscar per il miglior suono va al team che ha lavorato a Sound of Metal, consegnato dal protagonista Riz Ahmed. Il film è un racconto in soggettiva sonora dell’esperienza di un batterista metal che improvvisamente perde l’udito. Il film di Darius Marder gioca tutta l’esperienza cinematografica tra vivere la realtà delle persone sorde e quella dei normoudenti.Steven Yeun, protagonista di Minari, ha raccontato la sua esperienza di vedere nel ’91 Terminator al cinema insieme alla mamma prima di annunciare e premiare  con l’Oscar ai migliori effetti speciali Tenet di Christopher Nolan.

Miglior attore non protagonista è Daniel Kaluuya:“Grazie Dio, non sarei qui senza la tua guida e protezione. A mia madre che mi ha dato tutto, a mia sorella e alle mie nipoti e agli amici in tutto il mondo”. Daniel Kaluuya è il miglior attore non protagonista nel ruolo di Fred Hampton per Judas and the Black Messiah. Il film  racconta la storia del leader delle Pantere nere ucciso dall’FBI. “Che uomo, che uomo. Siamo stati benedetti dalla presenza di Fred Hampton, sei stato su questa terra solo 21 anni e sei stato in grado di nutrire e dare assistenza a tanti. C’è tanto lavoro da fare, cominciamo da martedì che stasera c’è tanto da festeggiare! Amore e pace per tutti noi”. Emerald Fennell, la regista di Una donna promettente nonché sceneggiatrice e attrice (era Camilla in The Crown), è stata premiata per la sceneggiatura di un film girato in 23 giorni mentre era al settimo mese di gravidanza. “Il premio è dedicato al mio bambino che è arrivato qualche settimana dopo la fine del film forse perché sono stata tutto il tempo con le gambe incrociate”.

E il secondo a Florian Zeller Christopher Hampton per l’adattamento della pièce dello stesso  Zeller  The Father  con Anthony Hopkins. Il film che ha vinto nella categoria di film straniero”. è “Un altro giro” di Thomas Vinterberg. L’attrice protagonista Laura Dern ha raccontato di quando bambina la mamma la portò al cinema a vedere “La strada” di Federico Fellini: “ero troppo piccola per leggere i sottotitoli, ma mia mamma ci teneva che io guardassi la performance di Giulietta Masina”. Il regista Vinterberg ha fatto un lungo elenco di ringraziamenti e in particolare alla moglie che gli è stata vicino in un momento difficile; il regista ha perso la figlia ventenne in un incidente dopo i primi quattro giorni di riprese.

Raccontando della figlia il regista si è commosso ricordando di quando la figlia aveva letto il copione del film e l’aveva amato, avrebbe anche dovuto far parte del film. “Forse hai fatto qualcosa dall’alto per realizzare questo miracolo. Questo è per te” ha concluso commosso Vinterberg.

Giacomo Marcario

Comitato di Redazione del Corrierepl.it

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