Principale Economia & Finanza Il Consiglio dei ministri esamina il Recovery plan. Ecco cosa contiene

Il Consiglio dei ministri esamina il Recovery plan. Ecco cosa contiene

di Giorgia Ariosto

L’impatto sul Pil vale 3,6 punti percentuali. Il 40 per cento circa delle risorse del Pnrr sono destinate al Mezzogiorno, il 38 per cento al green e il 25 per cento al digitale. Non verrà prorogato il Superbonus, restano ancora alcuni nodi da sciogliere. Il varo entro il 30 aprile. 

Un impatto sul Pil di 3,6 punti percentuali e sull’occupazione di 3 punti al 2026, ultimo anno del Recovery plan. Con il 40 per cento circa delle risorse destinate al Mezzogiorno, il 38 per cento al green e il 25 per cento al digitale.

Recovery plan da 221,5 miliardi, restano da sciogliere alcuni nodi

E’ l’ossatura del Piano nazionale di ripresa e resilienza da 221,5 miliardi con il quale il governo spiega come intende impiegare i 191,5 miliardi finanziati con il Recovery Fund europeo (53,2 miliardi di progetti in essere) ai quali si affiancano 30,04 miliardi del Fondo complementare nazionale finanziato in deficit con lo scostamento di bilancio approvato dal Parlamento.

Un fondo extra che sarà utilizzato per coprire i progetti che resteranno fuori dal Piano, che potranno avere scadenze più lunghe e saranno svincolati dall’obbligo di rendicontazione all’Ue. L’esecutivo è ancora al lavoro sul testo e restano alcuni nodi da sciogliere, a partire dalla definizione della governance e dalle risorse per la proroga del superbonus al 2023.

Tanto che la riunione del Consiglio dei ministri per il primo esame è slittata a sabato mattina. Il testo sarà quindi ulteriormente limato nel weekend, e lunedì e martedì il premier lo presenterà alle Camere. Il via libera definitivo dovrebbe arrivare tra mercoledì e giovedì, in tempo utile per l’invio a Bruxelles il 30 aprile.     

Verso un ‘tagliando’ al Superbonus

Nella bozza in circolazione si legge che il governo “intende estendere la misura del Superbonus 110% recentemente introdotta (articolo 119 del Decreto Rilancio) dal 2021 al 2023” ma si tratta dell’estensione già prevista dalla legge di bilancio solo per le case popolari. Al momento sono previsti 18 miliardi, tra i 10,26 già stanziati e gli 8,2 aggiuntivi del fondo extra Recovery, la stessa dote indicata dal piano del governo Conte.

Tali fondi serviranno per finanziare la proroga della detrazione al 110% al 30 giugno 2022 per le singole case e al 31 dicembre 2022 per i condomini che abbiano concluso a giugno il 60% dei lavori, con la possibilità solo per le case popolari di arrivare a giugno 2023, così come previsto dalla legge di bilancio. Tuttavia, spiegano fonti di governo, l’orientamento è di arrivare a settembre per fare una valutazione sui dati effettivi e sugli aspetti economici della misura e se sarà positiva, prorogarla con la legge di bilancio stanziando ulteriori fondi.     

Per estendere il superbonus al 2023 per tutte le categorie sono infatti necessari altri 10 miliardi di euro. Rispetto alle risorse già disponibili, viene inoltre spiegato, se il tiraggio della misura dovesse risultare più basso e ci fossero dei risparmi, si potrebbe valutare di utilizzarli sugli anni a venire e non dirottarli su altri interventi. Quindi ci sarebbe un impegno politico a confermare la misura ma sulla base dei risultati. 

Draghi garantisce: il governo vuole vincere questa sfida

“Il governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”, spiega il presidente del Consiglio, Mario Draghi nella premessa alla bozza. Il minor incremento del Pil rispetto agli altri Paesi europei registrato negli ultimi vent’anni e il “deludente” andamento della produttività sono “problemi che rischiano di condannare l’Italia a un futuro di bassa crescita da cui sarà sempre più difficile uscire”.

“La storia economica recente dimostra, tuttavia, che l’Italia non è necessariamente destinata al declino“, sottolinea ancora Draghi ricordando che “nel secondo Dopoguerra, durante il miracolo economico il nostro paese ha registrato tassi di crescita del Pil e della produttività tra i più alti d’Europa”. Il Pnrr, assicura il premier, “è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute”.     

Struttura in sei missioni, cabina di regia a palazzo Chigi ma resta il tema della governance

Confermata la struttura in sei missioni. Per Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura sono previsti 43,5 miliardi, per Rivoluzione verde e transizione ecologica 57,5, per Infrastrutture e mobilità sostenibile 25,3 miliardi, per Istruzione e ricerca 31,6, per Inclusione e coesione 17,8 e per Salute 15,6. Resta il nodo della governance che dovrebbe essere definita nelle prossime settimane con un decreto. La regia del Piano rimarrà a Palazzo Chigi ma parteciperà ai lavori tutta la squadra di governo e saranno coinvolte anche le regioni e le parti sociali.

Lo schema predisposto prevede “una cabina di regia” a Palazzo Chigi “con il compito di garantire il monitoraggio dell’avanzamento del presente Piano, il rafforzamento della cooperazione con il partenariato economico, sociale e territoriale, e di proporre l’attivazione di poteri sostitutivi e le modifiche normative necessarie per l’implementazione delle misure del Pnrr”.

Per il coordinamento centralizzato e il controllo sull’attuazione del Piano sarà istituita al Mef un’apposita struttura, che costituisce il punto di contatto con la Commissione europea per il Pnrr. Questa struttura supervisiona l’attuazione del piano ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla Commissione europea, invio che è subordinato al raggiungimento degli obiettivi previsti”.

Il governo costituirà anche delle task force locali che possano aiutare le amministrazioni territoriali a migliorare la loro capacità di investimento e a semplificare le procedure” dell’attuazione. A Palazzo Chigi verrà inoltre costituito un apposito Ufficio per la razionalizzazione e semplificazione delle leggi e dei regolamenti. Il governo conta di varare a maggio un decreto per la semplificazione per consentire lo snellimento delle procedure.

Confermato lo stop a ‘Quota 100’, 228mila posti per asili nido e materne

Tra le altre riforme previste, quella del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia, della concorrenza. In particolare l’esecutivo si impegna ad adottare la legge annuale per il mercato e la concorrenza entro il 15 luglio 2021. In tema di pensioni, confermato lo stop di Quota 100 a fine anno: sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti.

Nella p.a, l’obiettivo è di creare una nuova Piattaforma unica di notifiche digitali per comunicare efficacemente con cittadini e imprese garantendo la validità legale degli atti. Il governo punta a rafforzare l’Identità digitale “raggiungendo oltre 40 milioni di Italiani con le piattaforme esistenti per l’identificazione (Cie e Spid) e completando su tutti i comuni l’estensione dell’Anagrafe della Popolazione residente” e a favorire i pagamenti digitali tra cittadini e pubblica amministrazione, “promuovendo l’adozione di PagoPA in oltre 14.000 amministrazioni locali”.     

Sul fronte scuola uno dei progetti prevede la creazione di circa 228.000 posti per gli asili nido e le scuole materne, di cui 152.000 per i bambini 0-3 anni e circa 76.000 per la fascia 3-6 anni”. L’esecutivo prevede inoltre di finanziare l’estensione del tempo pieno scolastico anche attraverso “la costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000 edifici entro il 2026”.     

Una dote di 25 miliardi sarà destinata poi all’ammodernamento della rete ferroviaria, con il completamento dell’alta velocità e l’integrazione e la messa in sicurezza degli assi ferroviari. La rivoluzione green punta a creare circa 14mila colonnine di ricarica elettrica pubblica nelle città, percorsi ciclabili urbani per 570 km e turistici per oltre 1.200 km. Sarà rafforzato anche il trasporto pubblico con la costruzione di 240 km di infrastrutture equipaggiate per trasporto di massa.     

Il Pnrr finanzia infine il rafforzamento e lo sviluppo della banda ultralarga portando entro il 2026 connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale a 8 milioni di famiglie, imprese ed enti. Il governo si impegna a garantire la copertura di scuole (9.000 edifici) e ospedali (oltre 12.000 strutture sanitarie).

Le risorse mirano anche a “incentivare lo sviluppo e la diffusione dell’infrastruttura 5G nelle aree mobili a fallimento di mercato come parchi naturali e siti archeologici, laddove gli operatori privati non avranno manifestato interesse economico a investire” e “supportare la diffusione della copertura 5G lungo oltre 2.000 km di corridoi di trasporto europei e 15.000 km di strade extra-urbane, abilitando lo sviluppo di servizi a supporto della sicurezza stradale, della mobilita’, della logistica e del turismo”. Tra gli obiettivi anche quello di “dotare le 18 isole minori di un backhauling in fibra ottica adeguato e/o aumentare la resilienza dei collegamenti esistenti”. 
AGI – Agenzia Italia 

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