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“Riabilitazione senza regole”. La denuncia delle figlie per la madre morta di Covid

Le sorelle Amanda e Sabrina Ferrario hanno presentato una denuncia alla Procura di Busto Arsizio, ai carabinieri del Nas e all’Ordine dei Medici in cui ipotizzano responsabilità di sanitari e dirigenti dell’ospedale di Abbiategrasso.

“Nostra madre ha contratto il Covid nell’ospedale di Abbiategrasso, probabilmente nel reparto di riabilitazione dove non venivano rispettate le regole di sicurezza, come ci ha detto anche un medico. Ora vogliamo giustizia”.

Le sorelle Amanda e Sabrina Ferrario hanno presentato una denuncia alla Procura di Busto Arsizio, ai carabinieri del Nas e all’Ordine dei Medici in cui ipotizzano responsabilità di sanitari e dirigenti dell’ospedale in provincia di Milano per il decesso, avvenuto il 12 aprile scorso, della madre Amedea di 75 anni.

Le due ipotesi sul contagio

La donna era stata trasferita ad Abbiategrasso il 22 marzo per la riabilitazione dall’ospedale di Legnano, dov’era stata ricoverata per una decina di giorni in seguito a un ictus. “Ma era in condizioni discrete – racconta Amanda Ferrario all’AGI – si stava riprendendo velocemente e aveva voglia di guarire. Sia il tampone in uscita da Legnano che quello in entrata ad Abbiategrasso erano negativi”.

Le ipotesi delle figlie su come possa avere preso l’infezione sono due: o tramite una paziente con la quale divideva la stanza il cui figlio che l’andava a trovare si era ammalato nel frattempo di Covid o facendo la  riabilitazione.

“Abbiamo chiesto a un medico come fosse stato possibile che nostra madre, allettata e dipendente da loro per la mobilitazione, avesse contratto il virus e se, per caso, la signora con deambulatore avesse potuto essere parte della catena di contagio. Il dottore ci ha risposto che probabilmente nostra madre aveva preso il Covid durante la riabilitazione. Alla nostra obiezione “ma allora ci sta dicendo che non pulivate la palestra e gli attrezzi?”, il dottore rispondeva che questo era escluso, ma che non riusciva a far rispettare nel reparto l’uso delle mascherine e non riusciva a impedire l’ingresso. Anche in quel momento, mentre ci parlava, la porta d’entrata era aperta. Ci informava inoltre di 6 casi di Covid di 6 pazienti del reparto tra cui la stessa compagna di stanza di nostra madre, trasferita a Magenta”. Il 3 aprile anche la signora Amedea viene portata a Magenta, dice la figlia, “per completare le analisi neurologiche”.

“Ci dissero che stava male ma era in punto di morte”

“L’altro aspetto della vicenda per noi sconcertante – prosegue – è che ci hanno nascosto le reali condizioni di nostra madre. La mattina del 3 aprile la dottoressa che l’aveva in cura ci aveva detto che era in buone condizioni, tre ore dopo ci ha chiamate un medico dal reparto Covid spiegandoci che non aveva niente dal punto di vista neurologico ma era gravissima per il virus. In seguito,  questa dottoressa si è scusata per non averci detto la verità sulle sue reali condizioni. Il nostro non è l’unico caso, siamo in contatto col figlio di un altro signore che ha preso il virus durante la riabilitazione e l’ha contagiato alla moglie. Sono entrambi in gravi condizioni”. “Quello che vogliamo – conclude Amanda Ferrario – non sono soldi, ma giustizia, perché non si ripetano più situazioni assurde come quella capitata a noi”.

AGI

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