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“Un dolore che non ha forma”, il diario collettivo dei lutti per il Covid

‘Le ferite della cura’ è il volume che raccoglie i ricordi e le testimonianze sul lavoro degli operatori del Servizio di Psicologia della Asl di Vercelli. 

“I famigliari vivono l’isolamento dal momento del ricovero, non vedono né il proprio caro, né la struttura in cui viene ricoverato, né i medici che lo prendono in cura, né il corpo del proprio caro: una verifica quotidiana che può aiutare – lungo il progredire della malattia – a raggiungere consapevolezza e a prepararsi, nei casi più gravi, a elaborare il lutto. È un dolore che non può acquisire una forma: sconcerta, mina qualunque sicurezza”.

E’ solo una delle riflessioni raccolte in un libro che assomiglia ad una sorta di diario collettivo. Si chiama “Le ferite della cura” e raccoglie i ricordi e le testimonianze sul lavoro che il Servizio di Psicologia dell’Asl di Vercelli ha svolto e tuttora svolge per intervenire sulla grave situazione di disagio emotivo per pazienti, familiari e persone in difficoltà a causa del Covid.

Un racconto a più voci che restituisce il clima di grande disorientamento e di disordine sociale della prima fase della pandemia, a Vercelli come nel resto d’Italia. Un tempo del quale non sempre si è avuta la reale percezione di quanto stesse accadendo.

“Per questo motivo – spiega Patrizia Colombari, Direttore della Psicologia dell’Asl Vercelli e responsabile del progetto editoriale – ‘Le ferite della cura’ non rappresenta solo un diario che archivia un’esperienza, ma è uno scrigno che raccoglie le sensazioni e le riflessioni, gli smarrimenti e le angosce che gli psicologi dell’Asl di Vercelli hanno elaborato durante l’emergenza, dal momento della crisi più acuta fino alla sua drammatica dilatazione che minaccia ancora tragicamente la nostra quotidianità. In quella tempesta che ha travolto tutti, si sono cercati spazi per ascoltare, parole per offrire una vicinanza anche quando l’angoscia era così forte che generava solo rabbia.

Gli operatori sono stati “connessioni” per riallacciare i legami tra i familiari e i loro parenti ricoverati in isolamento, in un contesto in cui il personale sanitario e i pazienti erano confinati nella stessa disperazione”.

E non a caso non mancano nel racconto i riferimenti personali, alle vite e alle storie dei terapeuti. “Mancano  solo tre mesi alla pensione – si legge per esempio in una delle pagine di diario –  ma sento che qualcosa non va. Le notizie che arrivano dalla Cina mi preoccupano e mi spaventano, ma in fondo in fondo sento che sono lontane, ma… meglio pensare a come festeggiare. A mantenere viva l’inquietudine contribuisce il mantra del solito collega: ‘Vedrai che non ti mandano in pensione’… Poi arriva marzo e lo tsunami si abbatte su tutti noi. Tutto ciò che ci aveva sempre fatto sentire bene e vivi diventa ‘il pericolo’: lo stare insieme, il calore di un abbraccio, il rapporto con le persone più care”.

Il libro, edito da Effedì edizioni, è disponibile nelle librerie vercellesi e nei bookstore online in tutta Italia. I proventi della vendita andranno all’Ambulatorio per i bambini affetti da autismo e all’Ambulatorio per i ragazzi con disturbo della condotta alimentare gestiti dall’Asl.

AGI

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