In vista delle possibili riaperture (rectius: ritorno ai colori delle Regioni) a partire dal 26 aprile 2021, circola l’idea, lanciata in conferenza stampa dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, di un “pass” che garantisca la libertá di spostamento tra Regioni di diverso colore o l’ingresso negli stadi e nei teatri, fatti salvi i casi legati a motivi di lavoro, salute o necessitá. Questo strumento sarebbe riservato ai vaccinati o a chi ha eseguito un recente tampone (antigenico o molecolare).
Parliamo ovviamente di ipotesi in attesa di conoscere il testo definitivo del decreto-legge, ma, se fossero confermate, ci troveremmo davanti a misure a nostro avviso palesemente incostituzionali e il Presidente della Repubblica pro tempore, Sergio Mattarella, dovrebbe rifiutare l’emanazione ed esercitare il potere di rinvio del decreto all’Esecutivo. Il c.d. “pass” comporterebbe, infatti, un’irragionevole disparitá di trattamento nell’esercizio dei diritti fondamentali, come quello di circolazione ex art. 16 della Costituzione vigente, tra chi é vaccinato e ha fatto un tampone (il cui esito negativo non implica esclusione di diffusione del contagio.
Si vedano i “falsi negativi”) e chi non lo é o non si é sottoposto a RT-PCR o tampone rapido, ad eccezione di coloro che si spostino per motivi di lavoro etc…. Anche ammessa, in una prospettiva solidaristica, la prevalenza della dimensione collettiva della salute secondo la logica del bilanciamento, la differenziazione legislativa non passerebbe il vaglio della coerenza e della conformitá al principio di ragionevolezza di cui all’art. 3, comma 1, Cost. in quanto precluderebbe per alcuni e in maniera assoluta la “minima operativitá” (sent. n. 67/1990 Corte cost.) di alcuni diritti costituzionalmente tutelati. Ecco come ci stanno riducendo a “mera sopravvivenza biologica”.