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Figliuolo prodigo

La lieta novella dell’accordo stretto dalla Commissione Europea con Pfizer per anticipare 50 milioni di dosi inizialmente previste per fine anno, ha ridato un po’ del sia pur marziale ottimismo al commissario straordinario all’emergenza, generale Figliuolo, che subito dopo il dispaccio firmato Draghi,  ha offerto alla popolazione un’altra di quelle sue rassicuranti visioni strategiche.

“Per l’Italia vuol dire oltre 670mila dosi in più ad aprile, 2 milioni e 150mila dosi aggiuntive a maggio e oltre 4 milioni di dosi in più a giugno”, ha dichiarato, dando prova della perizia nell’applicare le regole della res militaris dal campo di battaglia alle salmerie, equipaggiamenti e dotazioni per la guerra ad alta definizione contro il nemico invisibile.

“Il Piano” vaccinale ora andrà “avanti” così come era stato strutturato, con l’obiettivo di arrivare a 500mila iniezioni al giorno entro fine mese”, malgrado le defezioni dei disertori che hanno disdetto il vaccino Astra Zeneca, definitivamente messo al bando in Danimarca e lo stop a Johnson & Johnson su cui Ema si esprimerà nei prossimi giorni, dopo l’allerta scattata negli Usa per casi sospetti di trombosi successivi alla somministrazione.

La tabella di marcia originaria per la campagna di primavera prevedeva di superare le 300mila inoculazioni quotidiane, mentre l’ultimo dato completo disponibile, relativo al 13 aprile, registra 271mila somministrazioni in un giorno, molto lontano dagli obiettivi della vaccinazione di massa da raggiungere manu militari, strada per strada, casa per casa fino a stanare i renitenti e colpirli di sorpresa per il loro bene.

Ma il generale non è solito arrendersi: ha fatto capire, come hanno anticipato ieri alcuni quotidiani, che, alla peggio, potrebbe determinarsi a estendere a tutto il paese il modello Basilicata, sua regione d’origine, il format ndo cojo cojo, somministrando le dosi di quello che c’è a portata di mano, on demand e live a chi si presenta, arriva prima, fa a gomitate per superare la fila, dimostrando, ancorchè ultrasessantenne, di possedere il senso civico e la tenacia necessari per meritarsi l’ambito premio.

Potrebbe essere davvero una buona idea, anzi, una soluzione finale vero e propria per arrivare a una selezione preventiva degli efficienti, degli “abili” secondo i criteri dell’esercito, di quelli più dinamici e volitivi che possiedono i requisiti per resistere alla prova degli effetti collaterali e della ricostruzione.

Basta con quelle squallide file all’addiaccio dei giorni scorsi con gli attempato postulanti, numeretto alla mano, che attendono passivamente il loro turno, ci vogliono l’entusiasmo, la combattività e lo spirito di iniziativa che ci hanno restituito l’onore dopo Caporetto e recuperare la reputazione per stare al fianco dei Grandi nelle loro campagne di esportazione di democrazia in Afghanistan e in tutti quei teatri di guerra umanitaria. Pare voglia ammonirci così il generale, firmato Figliuolo.

Anna Lombroso per il Simplicissimus

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