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Cassa Dottori Commercialisti: per i neo-iscritti over 35 prorogato al 2026 l’esonero dai contributi minimi soggettivi

I neo-iscritti a Cassa Dottori Commercialisti con più di 35 anni di età potranno avvalersi dell’esonero dal pagamento dei contributi minimi soggettivi anche per il quinquennio 2022-2026.

È stata infatti approvata dai Ministeri competenti la delibera che prevede la possibilità per i dottori commercialisti con più di 35 anni di età che si iscrivano alla Cassa nel quinquennio 2022-2026 di non pagare la contribuzione minima soggettiva per i primi cinque anni di iscrizione. La delibera approvata proroga così la misura che era già stata introdotta per il periodo 2017-2021.

L’esonero nasce dalla volontà di agevolare anche i dottori commercialisti che avviano il proprio percorso professionale in età più avanzata; gli iscritti con età inferiore ai 35 anni godono da tempo dell’esonero, oltre che della contribuzione soggettiva, anche di quella integrativa.

“La proroga dell’esonero dal versamento della contribuzione soggettiva minima ai neo-iscritti over35enni è finalizzata ad agevolare l’avvio della professione di coloro che si iscrivono alla Cassa in età più adulta, magari perché esclusi dal mercato del lavoro. L’auspicio è quello di supportare gli iscritti aventi dei redditi modesti che si trovano a dover affrontare da subito i costi tipici dello start-up professionale in modo tale da sviluppare una capacità reddituale e contributiva importante che gli consenta di incrementare nel corso del tempo i versamenti previdenziali – commenta Stefano Distilli, Presidente di Cassa Dottori Commercialisti. “Anche alla luce di questa agevolazione – continua il Presidente Distilli – è importante che i nostri iscritti abbiano sempre chiara la correlazione tra pensione attesa e contributi versati, come dimostra la costante crescita dell’aliquota di contribuzione soggettiva che stiamo registrando ormai da diversi anni, specie da parte dei professionisti più giovani”.  

Sul fronte pensionistico, i montanti contributivi saranno rivalutati, per l’anno 2020, a un tasso del 2,1581% a seguito del recente via libera ministeriale alla delibera del Consiglio di Amministrazione che tiene conto dei rendimenti prodotti dagli investimenti della Cassa.

“Aver ottenuto il riconoscimento di un tasso di capitalizzazione del 2,1% – conclude Distilli – superiore dello 0,2%, rispetto a quello stabilito da Istat per le pensioni erogate dalla previdenza pubblica obbligatoria, è un segnale importante dell’efficacia riconosciuta alla politica di investimento della nostra Cassa e anche dei criteri di efficienza adottati nella gestione che si traduce in un assegno pensionistico più elevato per tutti gli iscritti.” 

AgenPress

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