Principale Estero L’Iran accusa Israele per il “sabotaggio” del sito nucleare di Natanz

L’Iran accusa Israele per il “sabotaggio” del sito nucleare di Natanz

Blackout elettrico, ritardato “di mesi il programma nucleare”. Teheran accusa il Mossad: “Crimini contro l’umanità”. Identificato un sabotatore.

All’indomani dell’inaugurazione di nuove centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio, l’impianto nucleare di Natanz, in Iran, è stato colpito da un blackout elettrico. Secondo il capo dell’Organizzazione dell’energia atomica, Ali Akbar Salehi, si è trattato di un “attacco terroristico” per il quale Teheran “si riserva il diritto di agire contro gli autori”. L’Iran ha accusato Israele e ha promesso “vendetta”.

“I sionisti vogliono vendicarsi per i nostri progressi sulla strada della revoca delle sanzioni, hanno detto pubblicamente che non lo permetteranno. Ma ci prenderemo la nostra vendetta”, ha avvertito il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif citato dalla tv di Stato. Un funzionario dell’amministrazione di Teheran, citato dal Washington Post, ha parlato di “crimine contro l’umanita'”.

Le autorità iraniane hanno comunicato di aver identificato la persona che ha interrotto il flusso di energia, che ha portato all’interruzione dell’elettricità nel sito. “La persona è stata identificata … Sono state prese le misure necessarie per arrestare questa persona che ha causato l’interruzione dell’elettricità in uno dei padiglioni del sito di Natanz”, riporta il sito web Nournews, senza fornire dettagli sul colpevole.

Fonti di intelligence occidentale hanno affermato che si è trattato di un cyber-attacco, opera del Mossad israeliano, che ha causato “gravi danni al cuore del programma di arricchimento” dell’uranio iraniano, poche ore dopo che sono state inaugurate le centrifughe insieme a una nuova parte della struttura, colpita l’estate scorsa da un’esplosione sospetta. Allora le autorità avevano parlato di “sabotaggio” da parte di terroristi senza però rivelare i risultati delle indagini.

I media hanno citato fonti di intelligence anonime secondo le quali il Mossad ha portato a termine con successo un’operazione di sabotaggio presso il sito di Natanz, ritardando potenzialmente di “almeno nove mesi” l’attività di arricchimento dell’uranio.

Israele non ha formalmente commentato l’incidente: il sito di arricchimento dell’uranio di Natanz, in gran parte sotterraneo, è uno dei numerosi impianti iraniani monitorati dagli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

Fonti di intelligence Usa citate dal New York Times parlano di ruolo dei servizi israeliani. Secondo il quotidiano il programma di arricchimento dell’uranio potrebbe essere stato ritardato di almeno nove mesi a causa di una grande esplosione che ha completamente distrutto il sistema di alimentazione interno indipendente – e super protetto – che alimenta le centrifughe sotterranee.

In Israele, per la prima volta da febbraio, si riunirà la prossima settimana il gabinetto di sicurezza di alto livello, durante il quale probabilmente si parlerà della recente escalation di tensione con la Repubblica islamica dell’Iran. A richiedere la riunione, il ministro della Difesa Benny Gantz e il procuratore generale Avichai Mandelblit.

“La lotta contro l’Iran, le sue metastasi e il suo armamentario è un grosso compito, la situazione odierna non sarà necessariamente quella di domani”, ha commentato sibillino il premier Benjamin Netanyahu, in occasione di un brindisi con i vertici della sicurezza, sottolineando il ruolo di potenza non solo “regionale” ma “in un certo modo anche globale” dello Stato ebraico.

Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, in visita nel Paese mediorientale domenica, primo esponente di alto livello della nuova amministrazione Usa, ha ribadito l’impegno “forte e duraturo” di Washington nei confronti di Israele e lavorerà per mantenerne il “vantaggio qualitativo militare” nella regione.

Da parte sua, l’omologo israeliano ha confermato la stretta collaborazione con gli Usa, per proteggere il Paese e garantire che un nuovo accordo nucleare con l’Iran non minacci lo Stato ebraico, “evitando una pericolosa corsa agli armamenti nella nostra regione”.

Nei giorni scorsi per la prima volta ci sono stati colloqui indiretti tra Usa e Iran a Vienna in occasione della riunione della commissione congiunta del Jcpoa, l’accordo internazionale sul nucleare firmato nel 2015, nel tentativo di provare a salvare l’intesa dopo il ritiro unilaterale Usa nel 2018 da parte dell’amministrazione di Donald Trump e il seguente disimpegno di Teheran dai suoi obblighi.

La nuova amministrazione Usa si è detta disponibile a rientrare nell’accordo ma chiede a Teheran di impegnarsi nuovamente a rispettarne i termini, mentre l’Iran pretende prima la revoca di tutte le sanzioni Usa.

AGI

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