Principale Arte, Cultura & Società Nell'”Ecce Homo” ritrovato di Caravaggio ci siamo noi e la pandemia

Nell'”Ecce Homo” ritrovato di Caravaggio ci siamo noi e la pandemia

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Nel luglio del 1605  In appena centoventotto centimetri per centotré, ci sono tutti gli uomini del mondo riuniti in tre figure. Merita stare un po’ in  compagnia di questo dipinto, riapparso misteriosamente dopo essere scomparso e grazie ad un maldestro tentativo di vendita all’asta.

Ma questo episodio può e deve essere il pretesto e l’occasione per  scegliere in quale dei tre uomini riconoscersi. Vedere nell’Uomo, così come lo mostra al popolo Ponzio Pilato, dipinto da  Michelangelo Merisi da Caravaggio, il primo regista di cinema della storia, il primo direttore della fotografia.

L’”Ecce Homo” dipinto in un mese nel luglio del 1605 da Caravaggio per il nobile romano Massimo Massimi appare al visitatore troppo piccolo per la grandezza del Mistero che si cela.

In fondo tutti gli uomini del mondo sono sintetizzati  in tre figure: Pilato con la faccia interrogativa e abbastanza perplessa, folti baffi, lunga barba, bianca sul mento; il carceriere, decisamente alto e piuttosto premuroso, impegnato a porgere un mantello o una coperta; Cristo che, con i polsi legati e la corona di spine in testa, sembra la delicatezza e la pudicizia fatte ragazzo, un ragazzo di oggi, uno di noi.  Merita stare un po’ in sua compagnia e scegliere in quale dei tre uomini riconoscersi oppure può esistere un’altra prospettiva. Sentirsi interrogati da ciascuno dei personaggi per avvertire la domanda Chi sono io? per stare davanti al Mistero ?  “E Pilato disse loro: “” Ecco l’uomo!”” Nel dipinto sembra questo l’atteggiamento che chiede allo spettatore di guardare l’Uomo, il Profeta.

“Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo!”. (Gv.19,5-6). Quindi il pittore interroga me, ciascuno di noi, quando ci troviamo di fronte una persona priva di tutto, che ha bisogno del nostro sguardo amorevole, di essere guardato e noi giriamo la testa dall’altra parte. Noi che avremmo fatto. Lo avremmo giudicato e condannato perché sobillati dai Sommi sacerdoti o avremmo avuto il coraggio di andare contro corrente e dire : “ rilascialo perché è innocente”  e non più iprocritamente   gridare con la maggioranza“Crocifiggilo”.

Qui siamo al limite della nostra umanità che non può accettare la condanna di un innocente a patto che si riconosca la verità , non quella dei fatti processuali ma quella che non troveremo mai in un oggetto ma solo in una persona..  “Gli dice Pilato: “”Che co’è la verità?” ( Gv.18,38). A questa domanda non c’è risposta.

Perché per esempio, dopo i tanti processi per il delitto Moro e la sua scorta, si è raggiunta una verità?. Basti leggere Leonardo Sciascia nell’Affaire Moro del  settembre 1978 a quattro mesi dal 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro per rendersene conto.

Tornando all’ Ecce homo, i sommi sacerdoti lo condannarono o  peggio sobillarono la folla, i Giudei  a gridare di crocifiggerlo. “E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba  e dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso” come opportunamente chiosa Gustavo Zagrebelsky  nel “Il “Crucifige” e la democrazia”, “Per andar dietro al favore popolare e assecondare il popolo, non è affatto necessario essere dei demòcrati. Si può essere dei perfetti autocrati.”…   “I profeti  che vengono a mettere il fuoco in terra (Lc.12,49) sono messi a morte dalla folla, a differenza degli autocrati che si sforzano di blandirla”.Con questi sentimenti umani suscitati dall’Ecce homo ci apprestiamo a vivere un’altra settimana di percorso nella pandemia, sperando di uscirne presto ma mai rassegnati a rinunciare a dire la verità perché in Cristo c’è la carne e il sangue di ognuno di noi che vuole trovare negli altri una garanzia di sanità e di santità e non di dannazione umana, e se ci crediamo anche divina.

Dario Felice Antonio Patruno

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