La Poesia è per tutti
foto di copertina Federico Garcia Lorca
… la poesia non si mangia ma può diventare indispensabile
Rubrica culturale del Corriere di Puglia e Lucania, a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
L’intento della rubrica è quello di sfatare l’idea che la poesia sia qualcosa di astruso e che possa piacere o non piacere. In realtà la poesia è nelle nostre vite più di quanto noi possiamo immaginare. Basti pensare alla commistione della poesia con le altre forme artistiche, per esempio alla musica pop, di cui essa è un riflesso.
Proporremo, ogni giorno, pochi grammi di poesia, legati ad un fatto del giorno o ad una data da ricordare sperando che, tra le mille incombenze quotidiane, ogni Lettore, possa ritagliarsi qualche minuto per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
Buona Poesia!
Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
redazione@corrierepl.it
^^^
La Redazione di Pane e … Quotidiano vi porge i migliori auguri di Buona Pasqua. Che sia rinascita per tutti!
Ieri, 3 aprile 1968, moriva Girolamo Comi. Di nobili origini ( era barone di Lucugnano, in provincia di Lecce), dopo aver compiuto gli studi in Svizzera, esordì a Losanna con la raccolta ‘Il Lampadario’ (1912). Si trasferì a Parigi, dove venne a contatto con i principali esponenti della poesia simbolista del primo Novecento. Tornato in Italia per il richiamo alle armi nel 1915, fu riformato e dichiarato inabile alla guerra. Visse a Roma. Nel 1946 tornò nella sua tenuta di Lucugnano, dove diede vita all’Accademia Salentina e alla rivista letteraria ‘Albero’, oltre all’esperimento economico dell’Oleificio Salentino, un tentativo di imprenditoria solidale che portò in breve tempo il poeta alla rovina finanziaria. Oppresso da problemi economici, vendette il palazzo di famiglia alla Provincia di Lecce per destinarlo a pubblica biblioteca, rimanendovi in qualità di custode e bibliotecario. Morì confortato dall’affetto dei suoi paesani, che lo avevano spiritualmente e materialmente sostenuto durante gli ultimi anni di vita vissuti in povertà. In questo giorno di festa, vi proponiamo un delicato inno alla vita.
Canto dell’estate
Di questo consumo odoroso
di tempo ricco e sonoro
mi resta una fulgida traccia
d’ebbrezza sopra la faccia
e dentro il sangue ansioso
un fitto ronzio d’arie d’oro.
Paesaggi che lo zefìro
violento dei cieli rendeva
saturi di tutto il respiro
del paradiso di Eva,
con gli occhi ho bevuto il sapore
dei vostri giardini in fiore.
È come se fossi stato
disteso profondamente
in grembo a una patria potente
dal corpo intriso e dorato
di maturazioni solari
gremite di squilli di mari.
Estate, intensa potenza
di tutta una fiamma somma
che mi accerchia mi nutre e colma
di pienezza e di conoscenza,
in te arde la figura
— oltre le effimere età —
della bellezza che dura
— cantico dell’eternità.