Principale Arte, Cultura & Società È giovedì santo. Taranto lo sa

È giovedì santo. Taranto lo sa

Erano troccole, marce funebri, voci, silenzio rispettoso nonostante la folla.

Invece sono campane, ambulanze, silenzio pesante e messe che passano solo attraverso schermi di varie dimensioni: smartphone, tv, tablet.

Erano appuntamenti, fede, tradizioni.

Sono appuntamenti mancati, le strade deserte ma ancora fede e tradizioni.

Rinchiusi in casa, per il secondo anno consecutivo, a causa della pandemia. Le parole dell’arcivescovo Filippo Santoro arrivano forti e chiare nelle menti e nei cuori confusi. Si cerca di prendere ogni parola, qualcuna sfugge, difficile essere lucidi: “Pregate fratelli e sorelle perché il vostro sacrificio sia gradito a Dio. Ogni volta che celebriamo questo memoriale si compie l’opera della nostra redenzione”.

Separati negli appartamenti nei giorni che sono riunione. Le mancanze si fanno più forti. Il sacrificio costa di più ed è bello pensare che varrà anche di più. In centinaia a seguire una diretta Facebook per accorciare le distanze. La tecnologia che fino a ieri sembrava separare anche chi condivideva la stessa stanza, oggi riunisce, oggi è comunione.

Gli occhi bruciano perché fissano troppo gli schermi per guardare gli altri, o, forse, bruciano per commozione.

È Giovedì Santo. Taranto lo sa. Uno di quelli di sole e di luce. Nonostante tutto. Fuori dalle finestre c’è chi si parla dai balconi, da quanto non accadeva? Sembrano tornate anche le rondini, l’ultima volta erano in un ricordo di infanzia.

Mistero della fede. Mistero della vita. Di chi crede e di chi non crede. Mistero di chi appartiene, perché mai come oggi che la distanza si fa necessaria, si sente la voglia di appartenere, di tornare a celebrare, di incontrarsi, di nazzicare o camminare e guardare con rispetto piedi nudi e scarpe che procedono sulle strade portando dietro storia.

Un presente sospeso che apprezza il passato e che sembra davvero consapevole di un futuro, così come accade solo a chi sfiora la morte.

“Ricordiamo chi ha perso la vita in questa pandemia” prega l’arcivescovo.

Quando la pandemia sarà finita, ricordiamo la vita, ricordiamo di celebrarla.

“Ti ricordi la Settimana Santa silenziosa del 2021?” Ci diremo. E poi riempiremo di parole e di senso quello che verrà.

EZ

Foto di Gianni Tartaglia

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