Principale Politica Diritti & Lavoro Da vademecum ad algoritmo. Il Pd del futuro disegnato da Letta

Da vademecum ad algoritmo. Il Pd del futuro disegnato da Letta

L’idea del segretario dem: “Il mio sogno è avere un partito fatto di iscritti veri che sono in grado di interagire direttamente con me o con i segretari locali e sono in grado di farlo in tempo reale

Enrico Letta (imagoeconomica)

Il vademecum con le 21 domande inviato ai circoli “va preso sul serio”, avverte il segretario del Pd Enrico Letta spiegando che da quel semplice documento passa l’algoritmo per il partito del futuro. Un partito, è il disegno del segretario, capace di ascoltare i militanti. Ma non solo: attraverso le opportunità offerte dal digitale saranno i militanti a decidere sui passaggi più delicati a cui il Pd è chiamato.

“Una terza via fra i partiti del leader e i Cinque Stelle”, sintetizza Letta nel corso del suo intervento in teleconferenza con i segretari dei circoli di Firenze. Una lunga diretta, quasi due ore, in cui il segretario ha ascoltato idee e proposte, per poi spiegare qual è il suo progetto per il partito che è stato chiamato a guidare appena due settimane fa.

“Oggi, lo spirito del tempo ci dice che competenza e formazione sono fondamentali in politica. Il segnale è che il vademecum inviato ai circoli sta andando benissimo” e “tutto questo lavoro è importante perché il digitale può essere una straordinaria occasione per ribaltare il meccanismo troppo verticistico che aveva preso il nostro partito”.

Ed ecco l’idea: “Il mio sogno è avere un partito fatto di iscritti veri che sono in grado di interagire direttamente con me o con i segretari locali e sono in grado di farlo in tempo reale, in modo che se si devono prendere decisioni, lo facciamo insieme e poi siamo tutti più forti. Gli iscritti possono essere dentro un processo decisionale in cui gli iscritti non sono solo ascoltati, ma possono decidere insieme”, in questo modo, Letta è sicuro di poter “salvare la democrazia rappresentativa innovandola”.

Quella indicata dal segretario è “una terza via “rispetto al modello leaderistico e a quello dei Cinque Stelle”. Per questa ragione, da luglio a dicembre “con le Agorà Democratiche avremo una grande assemblea per la democrazia, l’ascolto è oggi una delle cose fondamentali ed è quello che i nostri elettori ci rimproverano. Se hai costruito un partito leaderistico può anche funzionare, ma noi non saremo mai questo. Un partito moderno è militanza, territori, classe dirigente diffusa. Noi possiamo giocare la carta della terza via rispetto al modello leaderistico e i Cinque Stelle. Cinque partiti in Italia sono una sola persona”, ha aggiunto. “Io vorrei che noi fossimo il partito della intelligenza collettiva, quella che consente di tirare fuori più idee di quanto puo’ fare un leader da solo”.

Una idea, questa, che sembra confermata dalle difficoltà in cui si trova la Lega all’interno della compagine di governo. “Vedo la Lega in difficoltà, gli atteggiamenti di Salvini sono quelli di chi non sa come prendere questa situazione. E Draghi gli sta rispondendo con una precisione che rafforza la nostra idea di sostegno al governo”, spiega Letta. Difficoltà che per Letta nascono dall’improvvisa inversione a ‘ù compiuta dal partito di Salvini, passato da posizioni anti Ue e posizione filo europeiste nello stretto passaggio dal Conte II al governo Draghi.

Sulla centralità del Partito Democratico in Europa, invece, Letta continua a puntare. “Dobbiamo fare sì che Next Generation Eu diventi permanente e non congiunturale. E perché questo accada dobbiamo convincere la parte meno convinta dei Paesi membri che i soldi verranno spesi bene”, dice anche oggi il segretario. Il leader della Lega non ci sta e ribatte su Twitter: “Letta? Uno che passa il tempo a incontrare le sardine, a lottizzare e a chiedere lo Ius Soli ha già i suoi problemi, noi preferiamo lavorare. P.s. Visto che oggi parlava al Pd di Firenze, se chiedesse a Giani di vaccinare finalmente anche gli anziani, farebbe una cosa utile”.

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