Poesia. ‘Pane e…Quotidiano’

La Poesia è per tutti
foto di copertina Federico Garcia Lorca
… la poesia non si mangia ma può diventare indispensabile
Rubrica culturale del Corriere di Puglia e Lucania, a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
L’intento della rubrica è quello di sfatare l’idea che la poesia sia qu
alcosa di astruso e che possa piacere o non piacere. In realtà la poesia è nelle nostre vite più di quanto noi possiamo immaginare. Basti pensare alla commistione della poesia con le altre forme artistiche, per esempio alla musica pop, di cui essa è un riflesso.
Proporremo, ogni giorno, pochi grammi di poesia, legati ad un fatto del giorno o ad una data da ricordare sperando che, tra le mille incombenze quotidiane, ogni Lettore, possa ritagliarsi qualche minuto per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.
Buona Poesia!
Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
redazione@corrierepl.it
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Oggi, 27 marzo, si celebra la Giornata del Teatro. La cultura è un bene comune primario di cui non si può fare a meno e, con l’augurio che presto si possa tornare a goderne pienamente, desideriamo celebrare questa giornata, ricordando che, come diceva Federico Garcia Lorca, “il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana”.
Carmelo Bene è stato uno dei protagonisti della “neoavanguardia” teatrale italiana e tra i fondatori del “nuovo teatro italiano”. Tra provocazioni futuriste e innovazioni, nasceva con lui la tumultuosa stagione dell’avanguardia teatrale italiana che l’avrebbe poi consacrato a vera e propria icona. La sua lotta si rivolgeva contro la drammaturgia borghese e la classica visione del teatro. Rivendicava l’arte dell’attore innalzandolo da mera maestranza, ad artista-personificazione. Figlio del profondo Sud, ne cantò la tragica malinconia nel romanzo teatrale “Nostra Signora dei Turchi”. Egli è sempre stato affascinato anche dalla poesia. Le sue liriche giovanili da poco riportate alla luce, ci fanno ascoltare l’origine dirompente della sua voce.
Tormento di mezza stagione
Nel letto del fiume dorme l’Estate
– come un pensiero fresco alla tua bocca –
che scende calda, scende,
e beve il mare. E il tempo sta cercando
la canzone caduta nel pozzo,
che carezza il suo sonno di muschio:
Meridionale Agosto. Logge
incandescenti. Girasoli ubriachi.
E il gatto sembra morto.
Vecchiaia e Giovinezza intrecciano
sogni con le canne dei bambù.
Così, tra due stagioni,
discende il sogno, senza scale,
e getta al ramo spoglio
la corda della sua malinconia
che non ha voce. E scorda.
La luna che inventava capanne
non si riscalda più sulla campagna:
il suo cammino spento.
Andiamo. Non si torna. Non si torna
al convento che non si sveglierà mai,
al paese che – a notte
scintillava di lucciole – bianchissimo,
sotto il sole indeciso, gabbiano
ferito al cuore,
tende le ali