In Italia persistente un ridotto livello occupazionale. I dati ISTAT non fanno che confermare l’evoluzione di questo fatale fenomeno sociale. Mentre nel Paese i sacrifici continuano a gravare sull’economia spicciola, sul fronte del lavoro si continua a vedere ”buio”. Un buio preoccupante. Dati recenti offrono una visione d’insieme che non promette migliori attese. Più del 25% dei giovani (tra i 18 e i 25 anni) non è ancora riuscito a trovare un’occupazione; anche se non stabile. E’ salita anche la percentuale di chi il lavoro l’ha perduto (+18% rispetto allo scorso anno). Sostenere l’occupazione non è solo un impegno politico; coinvolge anche delle profonde implicazioni sociali. Se, dalle percentuali, si passa ai numeri, il quadro occupazionale è inquietante: più di un milione di senza lavoro e oltre quattrocentomila i sottoccupati. Ma non solo. E’ aumentato il numero d’ore di cassa integrazione a fronte di una crescita della produzione industriale sotto il 2%. Dietro la recessione, indubbiamente, c’è da indagare anche su una gestione errata delle risorse, favorita da una politica sempre meno interessata alla tutela del sociale. Col Coronavirus, ora, ha una valenza generale e i giovani, ma non solo loro, sono in difficoltà più che per il passato. Il 2021 è iniziato con un PIL in negativo. Non era mai capitato. Neppure negli anni “bui” del secolo scorso. In economia spicciola, non sempre la proiezione dei grandi numeri trova oggettivo riscontro. Pur senza voler fare del pessimismo a buon mercato, la fibrillazione economica nazionale continua e la Pandemia pure. Sul fronte istituzionale, ogni previsione resta un’incognita sulla quale preferiamo non confrontarci. Mancando certe garanzie operative, è inutile esporre, quindi, delle ipotesi attendibili.
Giorgio Brignola