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A tu per tu… Razvan Zamfir, ex direttore sportivo del Cluj, dell’ex Fc Bari di Paparesta ed ex ds dell’Hermanstadt

La sua carriera lavorativa è stata costellata da grandi successi, soprattutto con il Cluj, squadra rumena, con la quale si è tolto grandi soddisfazioni sia a livello nazionale che internazionale. Come dicevamo, dal 2015 al 2017 è stato direttore sportivo dei biancorossi. Dal 2015 al’16 entrò in società prima come collaboratore di stefano Antonelli e, poi, dal 2016 al 2017 ricoprì il ruolo di direttore sportivo con quei ragazzi della famosa “stagione fallimentare” che i tifosi biancorossi non scorderanno mai. Il suo lavoro portò a Bari giocatori come Gori, Tutino, Lazzari, Petropoulos, Dezi, Porcari, Gentsoglou, Sansone, Puscas e Valiani. Dopo la sua esperienza in Puglia, è rimasto molto attaccato alle sorti del Bari, ma non solo. In questa intervista si evince come Zamfir, pur vivento in Romania, ha ancora Bari e i tifosi nel cuore.

Cosa ricorda del periodo trascorso a Bari.

“Ricordo tanto una persona. Domenico Fracchiolla, responsabile del settore giovanile, fece una cosa meravigliosa di cui all’epoca si parlò davvero poco. Fece una cosa incredibile di cui non ho nessun merito. Con la Primavera fece le Final hait, perdemmo contro la Fiorentina di Chiesa. Con l’arrivo di Giancaspro in estate il suo contratto terminò. Ricordo che Giancaspro non lo convocò neanche due minuti per chiedergli se avesse voluto o meno continuare il rapporto con il Bari. Fracchiolla guadagnava 500 euro al mese e lavorava dalla mattina alla sera. Aveva una grande conoscenza a livello regionale di tutti i giocatori. La società non poteva perdere una persona così. Come si può perdere una persona così visto anche che lui è un barese “doc”.

Cosa incolpa alle varie società che si sono succedute in quegli anni.

“Non riesco a capire come una grande società come il Bari non tenga conto delle persone che lavorano bene e, soprattutto, non le tengano. Per me sono cose incredibili. Quando sono venuto a Bari ho tenuto tutti i giocatori. C’era Raffaele Rubino in società preso quando ha terminato di giocare. Anche lui è un barese che ha fatto molto bene quando ha vinto con il Trapani in Serie C. Prendemmo Gianluca Longo che era con Angelozzi. E dovuto partire per La Spezia per giocare. Presi Alessio Cappella per aiutarmi nei vari rapporti con i giocatori. In una società non si può lavorare senza departaim – coscouting. Non è nel mondo questa cosa. E’ impossibile che come direttore o presidente possa seguire trenta partite al giorno. Se hai quattro persone fidate, ognuno vede tre/quattro partite al giorno. Al giorno sono sedici partite che si possono vedere. E’ una realtà di logica. Non è una cosa dove si è più bravi e gli altri meno intelligenti. E’ una cosa che non si può fare a Bari così come al Bayer di Monaco o al Lipsia o in Romania o in Lusbekistan. E’ come se tu vuoi metter su una pizzeria senza forno”.

Cosa pensa di questa nuova proprietà e della città di Bari

La proprietà De Laurentiis ha solo ventidue giocatori in serie C. Credo che questo sia il bello di Bari. Tutti noi che siamo passati per Bari ci siamo innamorati. Non so come dire, ma è come quello che accade quando ci s’innamora. Se si pensa che anche con i De Laurentiis non si possa arrivare in serie B, non esiste al mondo. In Romania ho molti amici che mi chiedono come va il Bari. A loro ho detto che va bene perché è stato acquistato dai De Laurentiis, proprietari anche del Napoli. Mi hanno detto tutti che faranno una grande squadra. Vuoi o non vuoi, Bari sta sempre nei casini. E’ impensabile, avendo come proprietà loro, non puoi fare una squadra che magari stia al secondo posto con chance di andare nelle ultime due giornate in B”.

Lei da addetto ai lavori ha vissuto la “passionalità” dei tifosi baresi

“Tutti ricordano che con me a Bari c’era Radan, romeno che è stato con me nel Cluj. Lui arrivò quando giocammo una partita contro l’Entella, squadra che, con tutto rispetto, nessuno conosceva. Ricordo che allo stadio c’erano 30.000 spettatori. Mi disse che avevamo giocato con il Bayern di Monaco a Cluj e sugli spalti erano presenti 10.000 spettatori. Mi disse che in serie B non aveva mai visto una cosa simile. Non avrebbe mai immaginato una cosa così ed io gli dissi che non aveva ancora visto niente. Ricordo che dopo la gara vinta a Salerno per 4 – 3 ci accolsero delle signore tifose all’antistadio con zeppole e tant’altro. Ricordo che andai a casa con una confezione di marmellata di albicocche. Quando arrivai a casa dissi a mia moglie che una tifosa ci aveva regalato una cosa barese e che sa che avevamo due bambini. Lei mi disse che quello che era successo erra una cosa incredibile visto che a Cluj avevo vinto tre campionati, tre Coppe, due Supercoppe, facendo dieci punti in Champions League e da noi non c’era tanta enfasi. Da noi le persone, tipo Ungheria, Slovacchia e Germania le persone sono molto fredde, al contrario di Bari se, non hai vinto niente, siete persone speciali che per la squadra di calcio avete una grande passione. E’ come dire, più si ama, più si odia. Quando il Bari perde le parole raggiungono l’estremo. Ricordo un aneddoto. Eravamo secondi in classifica, perdemmo a Modena. In trasferta c’erano mille tifosi. Parlai con loro dicendo che quando ero arrivato il Bari era in zona retrocessione, adesso siamo secondi. Da quel momento ho capito la passionalità dei baresi. E’ come in amore. Quando ami non c’è una logica”.

Secondo lei quale potrebbe essere i vero capitale del Bari

“Sono le scuole calcio. Questi ragazzi sono davvero un grande capitale. Non conosco l’attuale proprietà. Posso rimproverargli solo una cosa. Non riesco a capire perché i vari Giovanni Loseto, Giorgio De Trizio, Pino Armenise e Pino Giusto e tutti gli ex giocatori del Bari non trovino un posto in società. A Bari non si può fare come in Svezia o in Norvegia. Da voi c’è passione e c’è cuore”.

Si sarebbe mai aspettato una esplosione di Caputo e Castrovilli poi finiti in Nazionale

“Quando sono arrivato a Bari nell’inverno del 2015 siamo andati in un mini – ritiro a Roma. Scherzavo sempre con lui dicendogli che era il nostro Cavani. Si vedeva che era un buon giocatore. Ha avuto problemi con i tifosi per un “amo et odio” visto che in quel periodo era il capitano e tutti lo insultavano per cui alla fine ha dovuto andar via. Si vedeva che Caputo era un buon giocatore”.

E su Castrovilli cosa mi dice?

“E’ un grande talento che non abbiamo sostenuto come società. Era un bambino e lo abbiamo avvicinato alla prima squadra. Si era già visto anche nella Final hait che era un buon giocatore e dove ha fatto molto bene”.

Può dirmi una cosa curiosa sullo stadio

“A Bari non è stato rifatto lo stadio in trent’anni. Arrivata la nuova proprietà sono stati rifatti i seggiolini ed è un peccato che i tifosi non possano andare allo stadio. Questa è una cosa incredibile che solo a Bari può succedere. Per questo dobbiamo essere ottimisti. Quando tutto appare perso, il Bari potrebbe rientrare in partita. Se hanno realizzato i nuovi seggiolini perché non si possa sperare di andare in Serie A”.

Di Micol Tortora

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