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Poesia. ‘Pane e…Quotidiano’

Quotidiano

La Poesia è per tutti

foto di copertina  Federico Garcia Lorca

… la poesia non si mangia ma può diventare indispensabile

Rubrica culturale del Corriere di Puglia e Lucania, a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte

L’intento della rubrica è quello di sfatare l’idea che la poesia sia qualcosa di astruso e che possa piacere o non piacere. In realtà la poesia è nelle nostre vite più di quanto noi possiamo immaginare. Basti pensare alla commistione della poesia con le altre forme artistiche, per esempio alla musica pop, di cui essa è un riflesso.

Proporremo, ogni giorno, pochi grammi di poesia, legati ad un fatto del giorno o ad una data da ricordare sperando che, tra le mille incombenze quotidiane, ogni Lettore, possa ritagliarsi qualche minuto per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Buona Poesia!

Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte

redazione@corrierepl.it

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22 marzo:  Giornata mondiale dell’acqua 

Tuffiamoci subito in un’immersione rigenerante! 

LE STAGIONI  (di  Giuseppe Conte)

L’acqua assomiglia all’anima
dell’uomo. È irrequieta, non ha posa.
Si spande per le vie che scendono
verso l’origine di ogni cosa.
E poi si muta l’acqua,
è dolce sino agli estuari viola nelle nubi in cielo
dorme nelle stalattiti
specchia il sole nel velo
che fa sulle corolle
di crochi e margherite
ogni mattino.
L’acqua è eterna
non ha Destino.
Questa che vedi nel bicchiere
l’acqua luce delle fontane
l’acqua nera delle tempeste
il fango delle frane
il torbido degli stagni
il dondolio delle onde
il tendere verso la luna
delle maree, la quieta
risacca lungo le spiagge sabbiose.
Come una cometa

di ghiacci sulla sua orbita
va l’anima, ritorna
al regno delle acque.
oh innocente! oh sempre
in movimento e mutevole
Madre delle correnti
marine e dei cavalloni
dei gusci e delle alghe
grembo su cui la luna nelle veglie notturne
scende e si culla […]

 

L’ACQUA  (di  SZYMBORSKA WISLAWA) 

Sulla mano mi è caduta una goccia di pioggia,
attinta dal Gange e dal Nilo,

dalla brina ascesa in cielo sui baffi d’una foca,
dalle brocche rotte nelle città di Ys e Tiro.

Sul mio dito indice
il mar Caspio è un mare aperto,

e il Pacifico affluisce docile nella Rudawa,
la stessa che svolazzava come nuvoletta su Parigi

nell’anno settecentosettantaquattro
il sette maggio alle tre del mattino.

Non bastano le bocche per pronunciare
tutti i tuoi fuggevoli nomi, acqua

Dovrei darti un nome in tutte le lingue
pronunciando tutte le vocali insieme

e al tempo stesso tacere – per il lago
che non è riuscito ad avere un nome

e non esiste in terra – come in cielo
non esiste la stella che si rifletta in esso.

Qualcuno annegava, qualcuno ti invocava morendo.
E’ accaduto tanto tempo fa, ed è accaduto ieri.

Spegnevi case in fiamme, trascinavi via case
con alberi, foreste come città.

Eri in battisteri e in vasche di cortigiane.
Nei baci, nei sudar.

A scavar pietre, a nutrire arcobaleni.
Nel sudore e nella rugiada di piramidi e lillà.

Quanto è leggero tutto questo in una goccia di
pioggia.

Con che delicatezza il mondo mi tocca.

Qualunque cosa ogniqualvolta ovunque sia
accaduta,

è scritta sull’acqua di babele.

 

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