Principale Arte, Cultura & Società Poesia. ‘Pane e…Quotidiano’

Poesia. ‘Pane e…Quotidiano’

Quotidiano

La Poesia è per tutti

foto di copertina  Federico Garcia Lorca

… la poesia non si mangia ma può diventare indispensabile

Rubrica culturale del Corriere di Puglia e Lucania, a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte

L’intento della rubrica è quello di sfatare l’idea che la poesia sia qualcosa di astruso e che possa piacere o non piacere. In realtà la poesia è nelle nostre vite più di quanto noi possiamo immaginare. Basti pensare alla commistione della poesia con le altre forme artistiche, per esempio alla musica pop, di cui essa è un riflesso.

Proporremo, ogni giorno, pochi grammi di poesia, legati ad un fatto del giorno o ad una data da ricordare sperando che, tra le mille incombenze quotidiane, ogni Lettore, possa ritagliarsi qualche minuto per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Buona Poesia!

Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte

redazione@corrierepl.it

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Il 18 marzo 1842 nasceva a Parigi Étienne Mallarmé,  detto Stéphane,  poeta,  scrittore e drammaturgo francese. Dopo aver conseguito il baccalaureato, ottenne un modesto impiego. Cercò, allora, di perfezionare il suo inglese con un soggiorno in Inghilterra e al ritorno ottenne un incarico di insegnamento nel liceo di Tournon. Dopo il matrimonio si trasferì a Bensancon e poi ad Avignone, dove lavorò con molto accanimento per mantenere la famiglia. Intanto veniva elaborando le sue idee simboliste e le opere che pubblicava suscitavano interesse crescente, facendolo conoscere alla critica che lo giudicava uno stravagante. Nel 1871 finalmente ebbe il trasferimento a Parigi e la sua casa divenne un luogo di ritrovo di artisti e letterati, tra cui W. B Yeats, Rainer Maria Rilke, Paul Valery, Paul Verlaine, Claude Debussy. La poesia di Mallarmé cercò di indagare nella profondità del mistero della vita, conseguendone però un senso di fallimento e disperazione. Uno dei temi è infatti quello dell’opposizione tra la vita materiale, quel disgusto per il quotidiano che Baudelaire chiamava “spleen”, e l’ideale rappresentato dalla Bellezza e dall’Arte.

Brezza marina 

Come è triste la carne… E ho letto tutti i libri!
Fuggire! Laggiù fuggire! Ho udito il canto degli uccelli ebbri

tra l’ignota schiuma e i cieli.
Nulla, neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi,
Potrà Trattenere il mio cuore che si immerge nel mare.
O notti! Neppure il deserto chiarore della mia lampada
Sul foglio ancora intatto, difeso dal suo chiarore,
E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino.
Partirò! Nave che culli le tue vele
Leva l’ancora verso un’esotica natura!
Una Noia crede ancora, desolata da speranze crudeli,

ai fazzoletti agitati nell’ultimo addio.
E forse gli alberi che attirano la tempesta
il vento farà inclinare sui naufragi
Perduti, senz’alberi, lontani da fertili isole…
Ma ascolta, mio cuore mio, il canto dei marinai!

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