Principale Ambiente, Natura & Salute Verso l’8 marzo, Cia Puglia: “Doniamo fiori pugliesi, sosteniamo il florovivaismo”

Verso l’8 marzo, Cia Puglia: “Doniamo fiori pugliesi, sosteniamo il florovivaismo”

Circa 2000 aziende pugliesi di settore, 8mila addetti, quinta regione d’Italia per volumi produttivi

Carrabba: “Xylella, Covid e calamità hanno fatto crollare il fatturato del nostro florovivaismo”

Il mercato di Terlizzi, eccellenze nel Leccese e Tarantino, la sfida dei 50mila tulipani nel Foggiano

Garofani, lilium, gerbere, gladioli, fresie, anthurium e anche rose tra le produzioni pugliesi

Ci sono le mimose, regine del dono floreale nel giorno dedicato alle donne, ma l’8 marzo sono tante le varietà prodotte dal florovivaismo pugliese che possiamo acquistare e regalare: in Puglia, infatti, si producono garofani, lilium, gerbere, gladioli, fresie, anthurium e anche le rose provenienti dalle serre in questo periodo, oltre a tante altre varietà. C’è perfino chi, a Foggia, per la prima volta nella storia florovivaistica della Daunia, ha piantato ben 50mila tulipani: è la sfida di Giuseppe Savino, ideatore del format agri-culturale “Vazapp”. La Puglia è la quinta regione per produzione di fiori e piante (con oltre 99 milioni di euro) e per il mercato vivaistico (quasi 59milioni di euro) secondo i dati recentemente diffusi da Myplant & Garden. La regione, complessivamente, conta circa 2mila aziende di settore, una superficie coltivata di quasi 1280 ettari, di cui 560 solo nella provincia di Lecce. Le imprese florovivaistiche pugliesi, per lo più di piccole dimensioni, sono concentrate per la maggior parte proprio nel Leccese, a Taviano e Leverano, e in provincia di Bari, con l’importante mercato di Terlizzi. Aziende del settore, inoltre, sono attive nel Foggiano (a Candela soprattutto) e nel Tarantino. “Il florovivaismo pugliese è stato duramente colpito dall’emergenza Covid, con un vero e proprio crollo del fatturato”, ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia. “Stiamo parlando di un settore che, negli anni, è arrivato a impiegare fino a 8mila persone, con un indotto di oltre 10mila unità lavorative”. Prima le conseguenze della Xylella poi tutto ciò che è stato determinato dalla pandemia hanno messo in ginocchio una macchina produttiva capace di coniugare tradizione e innovazione grazie al miglioramento degli standard qualitativi, all’innovazione e a una sempre maggiore apertura verso i mercati esteri (il 25% della produzione pugliese è destinato all’export).

Il comparto florovivaistico pugliese si compone soprattutto di piccole aziende quasi equamente suddivise tra quelle che si dedicano al vivaismo e quelle dedite alla produzione di fiori e piante ornamentali; in percentuale minore, ma sempre rilevante, sono quelle specializzate nella produzione di piante in vaso. “Occorre far decollare il Distretto Flolovivaistico che è nato con l’intento di sostenere le iniziative e i programmi di sviluppo su base territoriale volti a rafforzare la competitività, l’innovazione, l’internazionalizzazione e la creazione di nuova imprenditorialità nel settore.

Tra gli obiettivi specifici del distretto, l’implementazione di nuove tecniche e metodologie di produzione e la realizzazione di attività di orientamento tecnologico e varietale, unitamente al supporto per la promozione delle produzioni locali destagionalizzate”. Al momento, fanno parte del Distretto 228 aziende, 11 Associazioni sindacali, 4 Università e un Centro di ricerca e 22 enti ed organizzazioni territoriali. “Compriamo fiori pugliesi, facciamolo non solo l’8 marzo ma durante tutto l’anno. Premiamo la stagionalità dei fiori, scegliendo quelli che vengono raccolti in questo periodo. Sosteniamo una delle eccellenze pugliesi più colpite non solo dal Covid e, prima ancora, dalla Xylella, ma anche dalle tante calamità naturali che si sono succedute con sempre maggiore frequenza negli ultimi anni”.

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