Principale Politica Stretta finale, Draghi lima il nuovo Dpcm. Oggi la firma

Stretta finale, Draghi lima il nuovo Dpcm. Oggi la firma

Oggi è attesa la firma dopo una nuova riunione della cabina di regia e l’interlocuzione con le Regioni che hanno inviato osservazioni al governo. Resta da sciogliere il nodo della scuola.

Il governo lima il nuovo Dpcm con le misure restrittive per limitare la diffusione del Covid. Ieri si è tenuta una riunione interlocutoria a palazzo Chigi sul nuovo provvedimento. Ci sono ancora dei punti da chiarire, tra questi il nodo della scuola che ha diviso i presenti. “Saranno chiuse nelle zone rosse”, ha spiegato il coordinatore del Cts Agostino Miozzo ma si discute se introdurre una stretta nelle zone arancioni e se apportare nuove restrizioni.

Nell’incontro alla presenza del presidente del Consiglio Draghi, dei membri del Cts e dei ministri interessati, sì è ribadito inoltre – dopo il cambio di guardia che ha visto la sostituzione del commissario all’emergenza Arcuri – la necessità di accelerare sul piano vaccini, con le forze politiche che sostengono il governo (da Lega a FI) che insistono sulla necessità che ci siano impianti anche in Italia e che si arrivi all’ok anche di Sputnik.

Il Dpcm sarà firmato oggi, dopo una nuova riunione della cabina di regia e l’interlocuzione con le Regioni che nei giorni scorsi, in via informale, hanno inviato delle osservazioni al governo.

La lettera inviata dalle Regioni

La lettera inviata dal presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, in rappresentanza di tutti i governatori, è datata 27 febbraio. Nella missiva, visionata dall’AGI, come premessa si sottolinea che “è già in corso una discussione sui contenuti del prossimo provvedimento di legge urgente in materia di ristori” e si prende atto con favore che alcune delle richieste sono state accolte quali “l’istituzione del tavolo tecnico di confronto per la revisione e l’aggiornamento dei parametri”.

E si evidenzia “la necessità di rivedere le regole che disciplinano la gestione e il contrasto della pandemia nonché la rapida accelerazione della campagna vaccinale”.

Ogni regione ha inviato in via informale dei pareri riguardo al prossimo Dpcm. E così il Friuli Venezia Giulia chiede che “le lezioni individuali in palestre e piscine” siano consentite. “Devono avvenire su prenotazione effettuata almeno 24 prima. Le attività potranno svolgersi a condizione che siano approvati nuovi protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio”. Riguardo l’art. 20 “si chiede di eliminare dal comma 1: ‘L’attività didattica ed educativa per i servizi educativi per l’infanzia, per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione continua a svolgersi integralmente in presenza’, mentre a proposito del comma 2 dell’articolo 25 “si ritiene necessario, viste le diverse normative regionali adottate in materia, che venga chiarito che le chiusure prefestive e festive non riguardino quelle strutture che presentino ingressi direttamente accessibili da parcheggi esterni”.

All’art. 26 “si chiede di aggiungere il seguente comma ‘È consentita dalle ore 11.00 fino a chiusura l’attività di somministrazione di alimenti e bevande esclusivamente con consumazione da seduti sia all’interno che all’esterno dei locali, su posti regolarmente collocati e in ogni caso nel rispetto delle Linee Guida approvate dalla Conferenza delle Regioni relativamente alla distanza minima interpersonale di un metro”.

La provincia autonoma di Trento chiede, invece, di “prevedere l’apertura dei servizi alla persona (parrucchieri, estetisti, toelettatura animali) in zona rossa”. Stessa richiesta del Molise affinché “ai parrucchieri, barbieri ed estetisti possa essere concesso di lavorare anche in zona arancione e rossa previo appuntamento senza che in sala di attesa esitino clienti non opportunamente distanziati”. “Un divieto in tal senso, oltre ai prevedibili danni economici, sarebbe in totale contrasto con le scelte di carattere di lotta epidemiologica, assunte sin dall’inizio della pandemia”, sottolinea l’Abruzzo.

Le regioni Piemonte e Molise chiedono di “autorizzare esplicitamente gli alberghi a servire i pasti ai propri clienti anche nelle zone arancioni e rosse”. Da qui la proposta di emendare il Dpcm. Inserendo che “i clienti delle strutture ricettive prive del servizio di ristorazione possono consumare i pasti (colazione, pranzo e cena) presso altre strutture ricettive con le stesse convenzionate”. E che resti “consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati”.

L’Abruzzo chiede che non ci siano limitazioni agli allenamenti dei maestri di sci. “Dal combinato disposto delle disposizioni di cui all’art.2 co.3 Dpcm 14.01.2021 e dell’art.23 Decreto Ristori-quater emerge – sottolinea ancora l’Abruzzo – una incongruenza: infatti, da un lato, il Dpcm prevede che ‘Le ordinanze – ossia quelle con le quali sono individuate le Regioni che si collocano in uno scenario di tipo 4 e con un livello di rischio alto – sono efficaci per un periodo minimo di 15 giorni’ e, dall’altro, richiede, ai fini di una nuova classificazione, ‘la permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive comporta la nuova classificazione’ (art. 23 Decreto “Ristori-quater”)”.

Le Marche propongono, invece, il prolungamento dell’orario di apertura fino alle ore 21:30” dei servizi di ristorazione “con rigidi protocolli di sicurezza, il rispetto delle regole anti-assembramento e controlli efficaci” e per alcune categorie “l’asporto dovrebbe essere consentito fino alle ore 21.30”. Altra richiesta è quella di proporre di autorizzare l’attività di somministrazione di alimenti e bevande nei circoli in territori montani ed in frazioni di comuni “nel rispetto dei protocolli di sicurezza e limitatamente agli associati”.

Per quanto riguarda le cerimonie civili e religiose le Marche propongono di “definire criteri oggettivi e rigorosi che consentano ad ogni singola regione, in base alla situazione pandemica, di fissare regole e protocolli di sicurezza per permetterne la realizzazione”. Inoltre: “In molti Comuni soprattutto di piccole dimensioni i mercati ma soprattutto le fiere a carattere mensile sono da considerare quale un servizio essenziale.

Si ritiene di prevedere che le fiere all’aperto non debbano essere vietate qualora si applichino le disposizioni di cui ai protocolli di sicurezza e alle normative anti-assembramento”. Infine si propone “nel rispetto di rigidi protocolli di sicurezza e al fine di evitare anche disparità di trattamento, di permettere” nei centri commerciali alle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi ed edicole e delle librerie” di rimanere aperte “anche nei giorni festivi e prefestivi non essendo esercizi commerciali”. E “si rinnova la richiesta di riprendere in considerazione le riaperture delle palestre (presso locali al chiuso) e delle piscine, anche per lo sport di base ed amatoriale”.

Il Veneto, invece, punta sulla possibilità in presenza degli esami di qualifica dei percorsi di IeFP, nonché la formazione in azienda solo ed esclusivamente per i dipendenti dell’azienda stessa”.

La Campania chiede, invece, di ripristinare il seguente periodo nel prossimo Dpcm: “Con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza”. Ed ancora occorre ripristinare “la sospensione delle attività presso i centri culturali, i centri sociali e i centri ricreativi”. “Entrambe le modifiche – si aggiunge – si giustificano con il fatto che le varianti del virus COVID-19, soprattutto quella inglese, sono caratterizzate da una particolare diffusività; il che impone di ridurre il più possibile le occasioni di contatto sociale e, a maggior ragione, sconsiglia, vivamente, di mitigare il regime attualmente vigente”.

Ed ecco le osservazioni della Lombardia: “prevedere che si svolgano in presenza i corsi di formazione individuali o quelli che necessitano di attività di laboratorio; prevedere l’apertura dei servizi di ristorazione fino alle ore 22.00; ampliare le tipologie di attività che possono restare aperte nei centri commerciali nei fine settimana (tra cui tintolavanderie); prevedere per le Regioni la possibilità di adottare misure relative alla chiusura delle scuole e dei servizi per l’infanzia e delle scuole primarie e secondarie di primo grado” e di “reinserire in zona rossa i ‘Servizi dei saloni di barbiere e parrucchiere’, nonché degli ‘estetisti’”.

La discussione sulla Dad

Nella riunione si è discusso sulla possibilità di inserire la Dad anche in zona arancione, prevedendo una stretta in quelle regioni dove si presentano 250 casi positivi a settimana ogni centomila abitanti. Ma alcuni partecipanti all’incontro hanno sottolineato che nelle zona arancioni allora andrebbero chiusi i centri commerciali e i negozi. In questa direzione sarebbero i ministri Speranza, Franceschini, Bianchi e Patuanelli ma non i ministri Giorgetti e Gelmini.

La riunione è stata aggiornata a oggi. Intanto sul fronte dei vaccini il cambio in corsa riguardo il commissario all’emergenza Arcuri ha trovato il consenso soprattutto di Lega e FI. La nomina del capo della logistica dell’Esercito a Commissario per l’emergenza accentrerà il ruolo della Difesa e della protezione civile. Si va verso, secondo quanto viene riferito, un sistema di prenotazioni e somministrazioni unico e uguale per tutte le regioni. Tutte le regioni in ogni caso hanno chiesto che ci sia un’accelerazione del piano vaccinale.

AGI – Agenzia Italia

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