Principale Politica I dolori del nuovo Conte: non ufo ma mestierante della politica

I dolori del nuovo Conte: non ufo ma mestierante della politica

Incredibilmente ha scartato la via più facile, che conduceva alla gloria, per imboccare la più difficile, che lo sta portando in fretta al livello mediocre dei politici di professione, sì, ma privi di qualità e di mestiere.

Il Premier Giuseppe Conte in una foto tratta dal suo profilo Twitter

C’è chi viene fatalmente attratto dagli aspetti più oscuri della politica: l’intrigo e la percezione di “sangue e merda”, secondo la fulminante definizione che ne dette l’ex ministro Rino Formica. E si spiega probabilmente così la strana metamorfosi di Giuseppe Conte da prototipo di “politico per caso”, attento a mantenere in ogni circostanza l’immagine di estraneità alla politica politicante, in ciò che è diventato rapidamente nelle ultime settimane. Agli occhi degli Italiani non più un Ufo della politica, ma campione sperimentato degli intrighi e dei tradimenti, cercati e accettati.

Come outsider aveva una strada spianata che lo avrebbe portato molto lontano. La pandemia aveva radunato attorno a lui una grandissima parte del popolo italiano, come sempre accade quando ci si sente minacciati da qualcosa o da qualcuno. Gli sarebbe bastato chiamare a raccolta tutti, non solo i sostenitori del governo, in piedi, peraltro, grazie ad uno schieramento dichiaratamente strampalato alla nascita. Avrebbe speso tutto il suo consenso per contrastare più efficacemente l’emergenza sanitaria e la crisi economica. Giusto per il tempo necessario, senza poi partecipare oltre alle schermaglie politiche. Ne sarebbe uscito come uno statista: merce pregiata dalle nostre parti, soprattutto rara. Invece ha ceduto alle lusinghe dei marpioni del politicantismo: quelli antichi del PD e quelli invecchiati in un battibaleno alla pallida luce di 5 stelle. Incredibilmente ha scartato la via più facile, che conduceva alla gloria, per imboccare la più difficile, che lo sta portando in fretta al livello mediocre dei politici di professione, sì, ma privi di qualità e di mestiere. L’accattonaggio di senatori in ambasce per il futuro dei loro piccoli scranni, per salvare il suo governo, rappresenta probabilmente tutto ciò che resterà di lui nella memoria degli Italiani

Quale che sia l’esito della crisi, un governo fotocopia o un governo a più larghe intese, gli uomini e i partiti che ne sono stati i maggiori protagonisti non potranno trarne buoni auspici per il futuro. Renzi ha certamente dimostrato di avere sollevato problemi reali e bisognevoli di essere affrontati. Ed ha anche messo a nudo l’eccessiva condiscendenza del PD nei confronti dei 5 Stelle. Ma non pare in grado di fare granchè con un partito che oscilla di uno zero virgola sopra o sotto il 3%, senza mai spiccare il volo. Mentre il disegno di PD e 5 Stelle di andare a sfidare il centrodestra in alleanza fra loro e sotto la guida di Conte (con o senza il suo partito) pare sufficientemente bruciato dalla crisi di governo e dal modo in cui è stata gestita. Pd e 5Stelle, da soli, non ce la possono fare. Una vera alternativa al centrodestra avrebbe bisogno di un centrosinistra riorganizzato, attorno ad un PD in grado di raccogliere almeno il 30% degli elettori. Un obbiettivo raggiungibile se i partiti di Zingaretti, Renzi, Calenda Bonino, ovvero di cultura riformista, europeista e laica si sciogliessero per offrire agli elettori un nuovo soggetto ed una piattaforma programmatica chiara: elaborata unitariamente, non assemblata con i consueti compromessi. Personalmente sarei disposto a scommettere molto sul suo successo elettorale. Ma nemmeno un euro sulla possibilità che si realizzi.

Nicola Cariglia

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