Principale Estero Per l’ambasciatore ucciso c’è la pista dei guerriglieri del Ruanda

Per l’ambasciatore ucciso c’è la pista dei guerriglieri del Ruanda

Il diplomatico Luca Attanasio, vittima di un agguato con il carabiniere Vittorio Iacovacci , potrebbe essere stato colpito dai ribelli ruandesi che operano nella zona di confine con la Repubblica democratica del Congo. Amava l’Africa e da tre anni e mezzo lavorava a Kinshasa.

L’ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, e il carabiniere Vittorio Iacovacci che lo scortava, sono morti in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel parco dei Virunga, nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo.

Appassionato di Africa, sposato con tre figlie, da tre anni e mezzo a Kinshasa, dove era impegnato per una narrazione diversa del Continente, che non fosse solo di guerra e violenza, l’ambasciatore è rimasto ferito da colpi di arma da fuoco all’addome ed e’ morto poco dopo. Il diplomatico italiano è caduto in un’imboscata tesa da miliziani armati a mezzi del World Food Programme in transito su una strada a nord della città di Goma, capoluogo della provincia orientale congolese del Nord Kivu.

Il convoglio transitava nei pressi della città di Kanyamahoro, intorno alle 10:15. L’ambasciatore e il militare viaggiavano a bordo di una autovettura di un convoglio della Monusco, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo. Il convoglio non era scortato dai caschi blu della missione Onu, secondo quanto reso noto da fonti delle stesse Nazioni Unite.

Da parte sua, il World Food Programme ha fatto sapere che la strada su cui viaggiava il mezzo era considerata “sicura”. Il convoglio era diretto a Rutshuru, a Nord di Goma, per visitare una scuola dello stesso Wfp e un numero imprecisato di “altri passeggeri viaggiava con la delegazione ha riportato ferite durante l’attacco”. Secondo una prima ricostruzione fornita da fonti a Goma e a Kinshasa, Attanasio si trovava in uno dei due veicoli del Pam che doveva portare viveri tra Goma e Rusthuru.

Al passaggio sulla strada nei pressi del parco dei Virunga, all’altezza del villaggio di Kanyamahoro vicino al monte Niyaragongo, i veicoli hanno trovato la strada bloccata da ostacoli, come pietre, posti appositamente per impedire il passaggio. Dalla boscaglia che fiancheggia la strada RN4 secondo una versione non ancora del tutto confermata, sarebbero improvvisamente comparsi sette assalitori, che avrebbero fatto scendere gli occupanti. Gli aggressori avrebbero poi sparato in direzione dell’autista, allertando gli abitanti dei dintorni, accorsi sul posto.

I rangers del parco sono intervenuti per cercare di proteggere il gruppo ma senza successo. “Faremo di tutto per trovare i colpevoli”, ha assicurato la ministra degli Esteri congolese, Mari Tumba Nzeza, che aveva incontrato la settimana scorsa l’ambasciatore, il quale l’aveva invitata al G20.

Le autorità congolesi, riferisce France24 citando il governatore della regione, privilegiano al momento la pista del gruppo ribelle armato ‘Forze democratiche per la liberazione del Ruanda’, meglio noto con l’acronimo Fdlr-Foca. Nella stessa zona nel 2018 furono rapiti due turisti britannici.

Secondo gli Usa, il gruppo è responsabile di una dozzina di attentati terroristici realizzati nel 2009. In questi attentati, tutti nel Congo orientale, furono uccisi centinaia di civili. Solo un mese fa erano rimasti uccisi nella stessa zona sei rangers: in quel caso, responsabile dell’attacco era stato il Mai-Mai, una delle tante milizie armate che si contendono le terre e le ricchezze naturali del luogo, un posto unico per la sua biodiversità, rifugio delle ultime specie di gorilla di montagna, ma diventato una vera e propria polveriera in una regione storicamente instabile, al confine con il Rwanda.

Unico diplomatico italiano a Kinshasa, l’ambasciatore Attanasio, era nato a Saronno (Varese) nel 1977 ed era entrato in diplomazia nel 2004. Esperienze a Berna, al consolato generale in Casablanca e poi Abuja, in Nigeria, era ambasciatore a Kinshasa dal settembre 2017. Con la moglie nutriva un profondo impegno per la pace: a ottobre dello scorso ottobre era stato insignito del Premio Internazionale Nassiriya; un premio che aveva riconosciuto l’impegno suo ma anche della moglie, la marocchina Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria “Mama Sofia” che opera nelle aree piu’ difficili del Paese, lavorando con bambini e giovani madri.

Il premier Mario Draghi e la Farnesina hanno espresso “profondo dolore” e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che era a Bruxelles per il Consiglio europero affari esteri, è subito rientrato a Roma e riferirà presto in Parlamento per chiarire la dinamica dell’accaduto. Intanto si sono già attivati tutti i canali per il rientro della salma.

Nell’attacco rapite 4 persone, una ritrovata

Nell’attacco nella Repubblica democratica del Congo in cui sono rimasti uccisi l’ambasciatore italiano e un carabiniere, “sono state rapite sono state rapite quattro persone, una delle quali è stata ritrovata”. Lo riferisce il ministero dell’Interno congolese nello stesso comunicato in cui accusa i ribelli ruandesi hutu per l’attacco. Il ministero dell’Interno congolese ha accusato i ribelli hutu ruandesi delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda Fdlr-Foca per l’attacco che ha causato la morte dell’ambasciatore italiano a Kinshasa e di un carabiniere. “Un convoglio del Programma alimentare mondiale è stato vittima di un attacco armato da parte di elementi delle Forze democratiche per la Liberazione del Ruanda (Fdlr)” nella provincia del Nord Kivu.

AGI – Agenzia Italia

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