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Il micromondo dell’arte di Antonia Pellegrini: «Umano e materiale sono una dimensione unica»

Il legno, la ceramica, il cotone, la fotografia, lo smalto, l’acrilico, sono costrutti dell’arte di Pellegrini che vibra all’unisono col mondo.

Il micromondo fatto di arte. È quello «costruito» da Antonia Pellegrini. Venticinque anni, biscegliese, un talento del materialismo, come anticipa la sua tesi sulle forme appartenenti al microcosmo vegetale. Col suo risultato formativo dell’Accademia di Belle Arti di Bari, in indirizzo Decorazione, consegue la laurea con 110 e lode. Attualmente, nel solco del biennio specialistico di moda e design, mette a fermentare la sua creatività, mettendo in connessione umano e naturale. «Tutto parte dalla mia esperienza personale vivendo in campagna mi rapporto quotidianamente alla natura, della quale mi piace cogliere i particolari – spiega  – A partire da questo interesse ho iniziato a sfogliare i libri di biologia che contenevano delle fotografie scattate al microscopio che mi hanno subito affascinata: sembravano dei veri e propri paesaggi naturali o dei dipinti informali! Così ho iniziato a notare evidenti analogie tra il mondo del macrocosmo e quello del microcosmo, tra quello vegetale e quello umano, e a fare delle ricerche in merito. Alla fine sono arrivata a comprendere che tutte le cose esistenti formano una totalità data dall’insieme di relazioni che si palesano a noi attraverso le analogie. È possibile credere all’esistenza di una rete invisibile che tiene insieme tutte le cose perché la fisica quantistica, attraverso un fenomeno chiamato entanglement, spiega che tutti gli esseri viventi sono sottilmente legati dall’informazione. Ogni elemento è in rete, perciò al variare di un elemento, varia l’intero sistema. Quando si comprende la spiegazione dell’entanglement, si capisce la vita, la morte, la spiritualità e la materialità».

Il legno, la ceramica, il cotone, la fotografia, lo smalto, l’acrilico, sono costrutti dell’arte di Pellegrini che vibra all’unisono col mondo. «Attraverso la mia ricerca – sottolinea il talento pugliese – vado a riesumare un rapporto archetipico tra natura ed essere umano. Rapporto che al giorno d’oggi è minacciato dalla nostra società, in particolare dalla valorizzazione dell’esistenza individuale che ci allontana dall’antica visione e posizione dell’uomo nei confronti della natura. Ma la verità è che siamo il riflesso di tutto: di un’altra persona, di un albero, di tutto ciò che esiste». Gli indizi dell’espressione contemporanea di Pellegrini, sono stati «mostrati» in diversi contesti come il «Craft Lab: design e arte tra Italia e Grecia» al museo «Pino Pascali» di Polignano, al premio nazionale «Building a new world» di Torino e all’AmbientePuglia Festival «Mare nostrum» di Bari. Tali tappe portano a riflessioni sul mondo in cui siamo immersi ed i cui particolari non sempre riusciamo a cogliere.

L’arte è come una luce in un tunnel? «Lo scopo dei miei lavori, realizzati con materiali volubili – spiega Pellegrini – denuncia la precarietà e la fragilità dell’esistenza delle cose e della vita, che, come l’arte stessa, è condannata all’incedere del tempo. Nell’epoca dell’incertezza e della precarietà, la mia personale poetica sul microcosmo pone l’attenzione verso il particolare, verso l’unicità, verso la parte la cui esistenza e significato non è di certo inferiore a quello della totalità». C’è un’opera identitaria di Pellegrini che colpisce, svelando l’animo umano. È «Micrografia», realizzata nel 2020 con fili di lana e batuffoli di cotone. Il 2×2 m. è una rappresentazione di una sezione dell’albero di Douglas vista al microscopio. Tale viene presentato come il «simbolo universale della vita e del perpetuo rinnovarsi», costituendo un’immagine archetipica in cui l’uomo si può identificare.

La meraviglia dell’arte è, in Pellegrini, «definibile in infinite declinazioni» e «mi piace identificarla attraverso una frase di Paul Klee, il quale affermò che l’arte rende visibile ciò che non sempre lo è. Per me l’arte è un frammento di verità, un dettaglio del mondo». Antonia Pellegrini ha un sogno di artista: «Mi piacerebbe avere un laboratorio tutto mio dove poter sperimentare liberamente varie tecniche e materiali come l’argilla, che mi affascina perché nonostante sia stata scoperta nel Neolitico, è un materiale che continua ad essere utilizzato e preferito, in molti casi, a quelli più tecnologici. Inoltre mi piace perché è un materiale “vivo” in quanto naturale».

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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