Principale Politica Dobbiamo credere in Casalino?

Dobbiamo credere in Casalino?

La sincera obiettività di Casalino, svestito dell’arroganza politica.

di Giovanni Mongelli

Sapete cosa mi ha impressionato di Casalino nell’aggressiva (e non poteva essere diversamente) intervista di Floris e di “barba perfetta” Giannini? La consapevolezza della verità, la maniera disarmante (per il subdolo Giannini, soprattutto) di comunicare le proprie convinzioni.

Senza arroganza, senza supponenza, ma con la forza di chi sa di aver fatto tutto quanto fosse nelle sue possibilità. Il massimo che potesse.

Mi ha colpito il modo con cui ha descritto l’impegno di Conte, come un osservatore, non come l’addetto alla comunicazione. Ha dato quell’imparagonabile sensazione che solo la sincerità sa dare. E poi ha descritto una parte mai narrata dell’opera di Conte: il conseguimento di una vera autorevolezza internazionale. Finalmente, ha sottolineato una cosa che nessuno, inspiegabilmente e scandalosamente, dice: “I 209 miliardi li ha ottenuti Conte; adesso li spenderà qualcun altro però la condizione l’ha creata lui, e rimarrà nei capitoli di storia, al contrario di qualche altro Premier.”

Si sono ostinati ad inserire questo bravo, onesto e preparato uomo in cataloghi molto poco calzanti. Si è ironizzato sulla sua omosessualità, sul Grande Fratello, dimenticando, colpevolmente, la sua preparazione, il suo “stare sul pezzo”. Casalino ha rotto un’annosa consuetudine: quella dell’uomo delle istituzioni in doppio petto, del Palazzo impenetrabile per l’uomo comune. Lo ha aperto e lo ha fatto con semplicità, rendendolo accessibile idealmente a tutti.

Di fronte a sé, nel ruolo di intervistatore, aveva il giornalista che ha ripetuto fino all’esasperazione la favola delle “segrete stanze”. Lo ha messo in condizioni di alzare la voce, alterandolo, mettendone allo scoperto l’aleatorietà delle argomentazioni, la nullità dei pretesti.

Bravo Casalino. La serenità della ragione, del giusto, dell’onestà, contro l’arroganza del potere mediatico e la prigione della menzogna. Hai vinto tu e tutti ce ne siamo resi conto. Ti ringraziamo per il tuo prezioso lavoro.

In quanto a “quelli”: Non ti curar di loro, ma guarda e passa.

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