Principale Ambiente, Natura & Salute Il 2021 è l’anno della frutta, bisogna mangiarne 5 porzioni al giorno

Il 2021 è l’anno della frutta, bisogna mangiarne 5 porzioni al giorno

In Italia i consumi sono scesi del 3% ma i prezzi sono saliti del 4%.

Il 2021 è l’anno internazionale della frutta.Lo celebra la Fao, nell’ambito del decennio dedicato dalle Nazioni Unite alla nutrizione (arco temporale 2016-2025) e in quello della valorizzazione dell’agricoltura, iniziato nel 2019 che si allunga per tutto il 2028.

L’Aifv 2021, acronimo dell’anno internazionale, rappresenta pertanto per la Fao “un opportunità unica per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della frutta e della verdura per l’alimentazione umana”, la sua sicurezza e la sua salute. Anche al fine di progettare un futuro all’insegna della sostenibilità e della corretta gestione delle risorse, in una funzione che punta alla riduzione degli sprechi alimentari.

Per raggiungere questo traguardo, la Fao ha varato un intenso calendario di iniziative all’insegna della “condivisione di buone pratiche” e ha stilato un prontuario che affronta tutti gli aspetti connessi alla produzione e il consumo di frutta e verdura.

Ecco le indicazioni: secondo l’organizzazione che fa capo alle Nazioni Unite, per avere effetti benefici sulla salute si dovrebbero consumare almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura o, in alternativa, 400 gr complessivi, a partire dall’età di sei mesi e per tutta l’arco della propria esistenza. Anche perché frutta e verdura contengono fibre dietetiche, vitamine e minerali (folato, vitamine A e C, potassio, ad esempio), e composti fitochimici benefici, che possono aiutare a ridurre i fattori di rischio per malattie non trasmissibili come sovrappeso/obesità, infiammazioni croniche, ipertensione e colesterolo alto.

Dal punto di vista economico, poi, rispetto ad altre colture in genere, quella di frutta e verdura di elevata qualità può essere redditizia nel caso di piccoli appezzamenti di terra che richiedono un consumo ridotto di acqua e nutrienti. Quindi, per questo scopo, l’innovazione e il miglioramento delle tecnologie e delle infrastrutture sono fondamentali per aumentare l’efficienza e la produttività delle catene di fornitura.    

 Infine, c’è una battaglia anti-spreco da condurre, dice la Fao, perché nei Paesi in via di sviluppo va perso nella catena di approvvigionamento, cioè tra il momento della raccolta e il consumo, fino al 50% di frutta e verdura prodotte. Tanto che per produrre un’arancia possono essere necessari fino a 50 litri d’acqua. Ed è in questo senso che la Fao considera che la perdita di frutta e verdura può rappresentare  uno spreco di risorse sempre più scarse come il suolo e l’acqua.

Negli ultimi undici mesi gli italiani hanno consumato ortofrutta per 5,4 milioni di tonnellate, ovvero l’1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, spendendo il 5% in più rispetto a un anno fa per effetto dell’aumento dei prezzi. Il dato è contenuto in una ricerca prodotta dall’Osservatorio Cso Italy, il Centro servizi ortofrutticoli fondato nel 1998 che associa molte delle aziende italiane leader nella produzione e nella commercializzazione dell’ortofrutta nazionale.

La ricerca evidenzia anche come i volumi acquistati “sono 456 mila tonnellate, al di sotto del 6% rispetto alla media degli ultimi tre anni”. A far più fatica nei consumi  è  la frutta, con un calo del 3% in volume: per lo più mele (-12%), banane (-5%), kiwi (-10%), uva (-8%) mentre un segno positivo lo registrano arance (+18%), clementine (+6%) e pere (+14%).

Tornano a salire del 3% gli acquisti di ortaggi, con aumenti record per le patate che segnano +11%, ma anche carote (+13%), cipolle (+19%), zucchine (+7%) e radicchi (+9%); a novembre scendono i consumi di pomodori (-4%), mentre stabili sono le insalate.

Sul fronte dei prezzi, invece, l’Osservatorio segnala per la frutta aumenti superiori del 4% e per gli ortaggi del 5%.

Per effetto della pandemia crescono infatti dell’8% i volumi di ortofrutta confezionata, pari al 29% delle vendite totali. Quanto ai canali distributivi, il 69% degli acquisti avviene nella grande distribuzione, con il 39% nei supermercati (+5%), il 17% nei discount (+2%), il 10% negli iper (-6%) e il 3% nelle piccole superfici (-14%). Per fruttivendoli e mercati ambulanti rionali la quota è del 13%, in perdita rispettivamente del 6% e del 4%.

Tendenza positiva per la frutta secca per il 2020/2021, grazie a un generale aumento delle piantagioni: la produzione mondiale cresce del 15% per 5,3 milioni di tonnellate.

AGI – Agenzia Italia 

 

 

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