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Internet a tutti snodo di libertà

L’obbligo ultra digitale deve essere un imperativo condiviso e generale non per uno sfizio di modernismo, come pensa qualcuno, ma per una reale, concreta, incontestabile necessità di adeguamento.

Se mettiamo in fila tutte le emergenze che abbiamo di fronte come sistema Italia c’è da rabbrividire. Sono tante ed enormi: dalla sanità all’economia, dal lavoro all’ambiente. E su tutto pende la sfida di internet che dovrà essere per tutti, ovunque e veloce, snodo di libertà quotidiana. Lo si sente da decenni: banda larga per tutti, dalle Alpi alla Sicilia ma tanto rimane da fare.

Le emergenze ci impongono una rivoluzione di pensiero non solo un cambio di passo, un approccio trasversale e non solo frontale. Altrimenti si rischia di sbattere contro i soliti ostacoli. La pandemia, che ci gioca brutti scherzi tra varianti brasiliane e sudafricane e nuovi rischi da ritardi vaccinali, ci sfida ad adattare settimana dopo settimana la nostra concezione di sanità e assistenza. Modelli storici che vanno in rottamazione da un giorno all’altro. E non è solo una questione di letti e maschere, di fiale e posti, di garze e siringhe ma di visione olistica, di sguardo prospettico globale.

La rivoluzione del lavoro, che ora si presenta con la faccia dura e oscura della crisi e di una probabile ondata di licenziamenti, ci dice che non possiamo stare fermi su vecchi contratti e su sistemi del Novecento, che risultano ormai dal sapore quasi medioevale. La pandemia e le tecnologie hanno cancellato mestieri e professioni, mansioni e occupazioni ma ne stanno creando altre, diverse, integrate, inesplorate.

E la scuola? E’ la grande Cenerentola di questa complicata, grave e tragica fase della vita del mondo occidentale, ma pensiamo anche di altre parti del globo da cui non abbiamo molte notizie. Un anno, fa presi da panico, ovviamente giustificato, abbiamo chiuso scuole e università, aule e corsi, master e primarie inaugurando l’avventura della didattica a distanza con quella rete digitale che in molte parti del Paese fa acqua da tutte le parti.

E qui veniamo al punto. Tutte le emergenze che abbiamo parzialmente elencato, tutte le emergenze che sono fuori da questo modesto elenco che riguardano il turismo e il commercio, i viaggi e l’agricoltura, la sicurezza e l’ambiente e che riguarda lo stesso equilibrio di un Paese passa dalla digitalizzazione, passa dalla rete che deve arrivare e funzionare da Roma a Milano da Brunico a Pozzallo, da Ceresole Reale, amena località del Piemonte al confine francese, sino a Santa Maria di Leuca arcinota località della punta salentina dove ti capita di cercare una rete dati al telefonino e ti ritrovi una segnalazione anche di Vodafone Grecia.

O ci mettiamo in testa che è urgente e indispensabile costruire ovunque, ma proprio ovunque, la banda ultra larga e internet veloce oppure avremo sempre sacche di emergenza intersettoriale, avremo doppie e varie velocità come sempre è accaduto a questo nostro bellissimo ma spesso sfortunatissimo amato Paese. L’obbligo ultra digitale deve essere un imperativo condiviso e generale non per uno sfizio di modernismo, come pensa qualcuno, ma per una reale, concreta, incontestabile necessità di adeguamento. Per assicurare una scuola funzionante in presenza e a distanza, per garantire una assistenza sanitaria a casa e in centri di eccellenza, per aiutare una evoluzione morbida dei sistemi di lavoro e di esercizio delle professioni si deve passare da una digitalizzazione di massa, da una ondata oserei dire di tecnologia a disposizione di tutti, dei nonni e dei nipoti, degli ingegneri e dei pensionati, a disposizione di mamme e nonne, di manager e casalinghe, questa è la scommessa: digitale per tutti, oltre il luogo e il censo, oltre l’età e l’istruzione.

E di per sé sarebbe semplice, dice Francesco Caio, manager esperto di digitalizzazione, ma sul terreno si incontrano poi ostacoli. Ma quando spieghi che la tecnologia e il digitale non ti costringono ad uscire sotto la pioggia per andare di corsa a prenotare una medicina o che puoi fare consultazioni e operazioni di sportello che una volta comprendevano code lunghe e asfissianti beh l’orizzonte cambia. Il mondo non digitale ti obbligava a code e pioggia, il digitale ti lascia libero di stare allo schermo o di andare alla sportello. Se vuoi puoi scegliere, questa è la svolta. Snodo di libertà.

Fabrizio Binacchi

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