Principale Politica Il coraggio diĀ  Mario Draghi e la paura di Don Abbondio!

Il coraggio diĀ  Mario Draghi e la paura di Don Abbondio!

Il coraggio della persona ĆØ la molla che spinge ad ottenere risultati impensabili. Il ragazzo Mario Draghi rimasto orfano di entrambi i genitori a quindici anni, ricordava lā€™insegnamento del padre che gli aveva consigliato di non perdere mai il coraggio perchĆ© ā€œā€¦se hai perso il coraggio hai perso tuttoā€. Ā Mi viene in mente Don Abbondio, nei Promessi Sposi di fronte al Cardinale Federico BorromeoĀ quando confessa Ā ā€œIl coraggio, uno, se non ce lā€™ha, mica se lo puĆ² dareā€ dĆ  il manifesto della sua vita, la mediocritĆ  fatta a persona che crea danni e fa male alle personeā€¦ e cosa ancora piĆ¹Ā  grave, detta da Ā uomo di Dio che pone a modello di vita GesĆ¹ Cristo.

Questo fa la differenza e dĆ  la cifra di quanto sin da oggi il Presidente incaricato si accinge a fare . Dopo aver creduto e salvato lā€™Euro, oggi Mario Draghi avverte e assume la responsabilitĆ  di dare un Governo che sia espressione della migliore societĆ . Ma i migliori sono uomini e donne che dovranno dare soluzioni in tempi rapidi ai bisogni delle persone e non dei partiti e le forze politiche in Parlamento dovranno dimenticare la prospettiva di capitalizzare il consenso in tempi rapidi ma offrire una prospettiva di benessere che ĆØ urgente e non puĆ² attendere neanche pochi mesi.

Il suo sorriso pacato ĆØ la chiave per comprendere lā€™urgenza dellā€™ora ma anche esprime la volontĆ  di farcela.

Non si tratta di convincere le forze politiche presenti in Parlamento ma di responsabilizzarle rispetto ad un ruolo che non ĆØ quello di trattare o mercanteggiare ma legiferare ossia preparare e votare le leggi con le quali si esercita in concreto la volontĆ  popolare. La tanto evocata sovranitĆ  popolare appartiene al popolo e qui errando ci si ferma; il testo dellā€™art.1, comma 2 prosegue ā€œche la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzioneā€. Prima lezione di diritto costituzionale, scusate ma ĆØ doveroso richiamare i partiti al loro dovere di concorrere ā€œcon metodo democratico a determinare la politica nazionaleā€( art.49). Oggi anche chi non ĆØ strutturato in partito dovrebbe adottare un percorso che lo conduca a strutturarsi come tale per il bene del paese. So che molti non saranno dā€™accordo ma quanto accade in queste ore in Parlamento ĆØ frutto di un disordine strutturale e forse non avvertito disagio etico. Lo strumento partito ĆØ utile alla democrazia.

Non facciamo fallire anche il tentativo di Draghi anche perchĆ© il valore taumaturgico delle elezioni senza una legge elettorale che crei le condizioni per una reale governabilitĆ  del paese sarebbe inutile. Oggi i parlamentari non sono entusiasti di tornare alle urne anche perchĆ© il Parlamento deve essere rappresentativo delle maggioranze come delle minoranze e il rischio o la tentazione di una velata dittatura degli oligarchi ĆØ dietro lā€™angolo. A proposito si parla del governo dei ā€œmiglioriā€.

Mi viene in mente quando a Roma durante lā€™epoca imperiale si fronteggiavano gli ā€œottimatiā€, i migliori e i popolari. I primi appartenevano ad una fazione aristocratica e non era un vero partito politico anche se arrivĆ² a chiamarsi Partito Aristocratico. Tra il 79 a.C. e lā€™81 a.C. raggiunse lā€™apice grazieĀ  alla dittatura di Lucio Cornelio Silla e paradosso della storia le Assemblee furono private del loro potere e i membri del Senato furono portati da 300 a 600 e molti popolari che si contrapponevano furono giustiziati.

Gli appartenenti erano importanti uomini politici del tempo quali Lucio Cornelio Silla, Marco Licinio Crasso, Marco Porcio Catone detto il Censore e Catone lā€™Uticense e dulcis in fundo Marco Tullio Cicerone acclamato come homo novus. Quindi meglio lasciare stare la storia e quella romana in particolare.

Alcide De Gasperi e Luigi Einaudi appaiono i due soli statisti italiani del dopoguerra che possano sedere a pieno titolo al fianco di un Winston Churchill o di un Charles De Gaulle.

Meglio occuparsi dellā€™attualitĆ  e avere fiducia in uomo abituato a parlare poco e a dimostrare nel tempo di fare il bene del paese. La sua sobrietĆ  e onestĆ  necessaria a gestire tanto tanto danaro perchĆ© la destinazione dā€™uso sia certa, in questa fase storica si esprimerĆ  in ā€œmulta paucisā€ ( molte cose con poche parole). Ne sono convinto e questo a noi comuni mortali basta.

Dario Felice Antonio Patruno

Tags: Mario Draghi, Mattarella, parlamento, politica

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