Principale Attualità Storia di un infiltrata in Azienda ai tempi del Covid

Storia di un infiltrata in Azienda ai tempi del Covid

Da diversi mesi in cui era iniziata la pandemia Covid19, Anna voleva capire cosa stesse accadendo all’interno di un azienda italiana di medie dimensioni ai tempi del Covid. Anna intendeva soprattutto comprendere se fosse rispettato il distanziamento, fosse applicato lo smart working , e soprattutto si chiedeva : se malauguratamente un collega si fosse ammalato, come avrebbero agito? Sarebbe scattata la quarantena anche per tutti i dipendenti entrati in contatto con Lui e la santificazione degli uffici? Unico modo per comprendere bene era farsi assumere in un azienda! A fine Agosto 2020 Anna aveva superato il colloquio . In ufficio si sforzava di rimanere mediocre in tutto. A volte arrivava in anticipo , parcheggiava ma aspettava in auto per timbrare lievemente in ritardo. Doveva essere un dipendente trasparente, senza essere notata ne’ elogiata. Così nessuno si sarebbe posto il problema che forse non era lì per caso. Ne e’ venuto fuori quello che non sospettava e mai avrei immaginato. Di li’ a breve un collega si ammalò di Covid e nessuno venne a saperlo, nessuna quarantena per i colleghi entrati in contatto con lui e con l’ufficio che l’infettato aveva frequentato, nessuna sanificazione uffici per Covid e ancor piu’ grave , nessuna comunicazione dell’Ufficio del Personale sul caso di contagio. Il collega rientro’ in ufficio dopo 40 giorni e nessuno seppe nulla.
I “ Gran Capi “ si erano poi tutti ” rifugiati ” a casa in smart working , mentre il 70% dei dipendenti in ufficio sembravano dei “Charlie’s Angels” venivano contattati con vocali , chat e mail per tutte le comunicazioni , compresi i rinnovi contrattuali.
Anna era stata assunta a Settembre e rinnovata 4 volte come da massimo rinnovo di legge italiana, poi è “evaporata” dall’ufficio come avevano fatto gli altri colleghi prima di lei , che dopo i rinnovi consentiti da legislazione , non erano mai stati assunti. E così via l’azienda ne reclutava altri e poi altri ancora per aggirare tasse e oneri.
Infatti tutti i colleghi che Anna incrociava in azienda prima o poi sparivano, contrattualmente parlando. Anna constatava di esser a servizio di una azienda che sfruttava la forza lavoro da sempre, applicando un turn over elevatissimo ed ingiustificato e che assumeva la politica aziendale di non stabilizzare i propri lavoratori con un contratto a tempo indeterminato ma sfruttando tutte le possibili proroghe contrattuali allo scopo di congedare i dipendenti .
Anna comprendeva che l’azienda aveva costantemente annunci di ricerca personale pubblicati tutto l’anno sui siti accreditati di ricerca lavoro ed applicava anche una continua formazione perché dopo i mesi rinnovabili massimi di legge , vengono sostituiti gli “uscenti” coi gli “entranti “ e ricomincia la catena del raggiro alla legge assunzioni. La prima domanda di Anna e’ : non sarebbe opportuno che l’asl che ha informazioni e generalità’ sui dipendenti contagiati di covid, prenda contatti col datore di lavoro per verificarne la concreta attuazione delle norme da applicare anticontagio? La seconda domanda di Anna e’ :cosa può’ insegnare eticamente un azienda ai propri dipendenti se ha questo comportamento fraudolento e sleale per raggirare legge assunzioni? La terza domanda di Anna è: qual’è il ruolo del legislatore se dopo aver fatto le leggi non controlla chi le raggira così apertamente e perdura nel raggiro in un arco temporale cosi’ lungo ?
E.M.

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