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                                  “L’anniversario della morte di Bettino  Craxi”       

Martedì 19 gennaio è ricorso il ventunesimo anniversario della morte di Bettino Craxi, uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impiego per l’affermazione e la modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale e autorevole negli ultimi quarant’anni di vita politica italiana.

Il ricordo di Craxi ha avuto luogo in questa triste attualità politica e storica, non solo a causa della pandemia, ma anche per l’incertezza e l’inadeguatezza del nostro governo e della classe dirigente, proprio nel giorno in cui al Senato della Repubbilca è andata in scena l’ennesima farsa che ha avuto come protagonisti Matteo Renzi e Giuseppe Conte, con il coro dei più incalliti voltagabbana che oggi si definiscono costruttori.

Le idee, il coraggio ed i propositi di Craxi statista e politico ci mancano, perché sarebbero oggi di grande attualità’ e animerebbero tutte le forze politiche, comprese una parte consistente di quelle che un tempo lo derisero, lo insultarono e si resero protagoniste (attraverso i metodi che oggi cominciano ad emergere in tutta la loro odiosa evidenza) del suo esilio, dopo averlo ingiustamente indicato come l’unico capro espiatorio della corruzione politica in Italia. Ventuno anni fa il leader del socialismo tricolore moriva ad Hammamet, in Tunisia, lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo un importate pagina nella storia del riformismo autonomista dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Tutti gli anni ripetiamo inascoltati che lo stato, le regioni, i comuni e soprattutto la scuola dovrebbero rendere adeguato omaggio, ad un grande italiano quale Bettino Craxi è stato, per contribuire a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana. Dovrebbe essere naturale e doveroso anche per chi, dopo la caduta del muro di Berlino diceva di essersi ravveduto e si richiamava più volte ai principi del socialismo democratico europeo del quale Craxi è stato indubbiamente uno dei più coerenti e moderni interpreti. Ma ancora oggi tutte le volte in cui viene proposto di intitolare una via o una piazza a Craxi la risposta della sinistra è sempre la stessa. Fu così anche nella Firenze di Matteo Renzi, allora leader del Partito Democratico e Presidente del Consiglio. A ventuno anni di distanza dalla scomparsa  di Craxi in esilio, nonostante qualche volta i commenti della stampa accreditino l’accanimento e la persecuzione che ci fu nei suoi confronti come una anomalia della vita politica italiana degli ultimi quarant’anni, la sinistra preferisce rimuovere con il silenzio la verità storica e, come abitudine della cultura giacobina comunista e dei loro eredi, rappresentare l’avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat
e Fanfani.

È stato così per Silvio Berlusconi.

La speranza è che prima o poi l’Italia ufficiale dovrà e vorrà ricordare nei modi e nelle forme più appropriate, un politico che ha scritto pagine importanti della storia del nostro paese. Al di là dei partiti, dei colori, dei sistemi, non c’è oggi più unione né compattezza, non c’è umiltà  né spirito di sacrificio e la politica naviga a vista e guida ciecamente, ognuno dalla propria parte con protagonismo e sfrontato egoismo.

Non è il socialismo che ha rubato, che non è stato onesto, come si è sempre detto. La sola verità è che siamo tutti quanti noi a non voler essere più umani.

Giovanni Mongelli

Tag: Bettino Craxi, socialismo

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