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I Giudici di Pace. La funzione del giudicare è una, sia che si tratti di magistratura onoraria sia di quella professionale

I magistrati onorari (Giudici di Pace e Vice-procuratori onorari) hanno proclamato l’ennesima astensione (sciopero) dalle udienze civili e penali e dalle altre attività di istituto dal 19 al 22 gennaio 2021. L’astensione avverrà nel rispetto dei codici di autoregolamentazione dello sciopero e con la garanzia dello svolgimento dei servizi essenziali.

Le motivazioni vanno ricercate nell’assenza di tutele assistenziali e nelle modalità di retribuzione a cottimo nonché nella mancanza di riconoscimento dei diritti nell’ipotesi di assenza per ragioni di salute. Lo Stato adotta nei confronti dei magistrati onorari comportamenti chiaramente improntati alla scarsa considerazione che ha verso la magistratura onoraria che, pure, svolge il proprio lavoro con grande dignità e abnegazione. Tanto che è da tutti (magistrati professionali e avvocati) riconosciuto che la magistratura onoraria contribuisce a liberare i magistrati professionali da una serie di cause “bagatellari” che per il loro numero costituiscono un grave ostacolo a una giustizia rapida.

Tuttavia, la funzione del giudicare da parte dei giudici onorari non può essere considerata di minore importanza, ma dev’essere ritenuta identica a quella dei giudici professionali: i magistrati, come statuito dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Lussemburgo, sono tutti uguali nelle funzioni. Lo Stato, invece, riserva trattamenti diversi alla magistratura onoraria sia in termini economici sia sotto il profilo professionale. Ma, nonostante le pronunce delle due Supreme Corti, il Governo italiano fa orecchie di mercante. Anche l’Associazione Nazionale Magistrati, attraverso il suo presidente, si è espressa in favore della magistratura onorari: “Io credo che i 5mila giudici onorari e di pace che svolgono attualmente la professione hanno ricevuto un trattamento inaccettabile. Sono state date loro responsabilità sempre maggiori ma è mancato il pieno riconoscimento dei loro diritti che, al contrario, sono stati mortificati. Ecco allora, per quanto riguarda loro, credo che sia il caso di garantire i diritti di cui non hanno goduto”.

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