Il fenomeno dell’esclusione sociale interessa anche una società civilizzata come la nostra. Sono tantissimi i bambini che vivono in famiglie con situazioni economiche tendenti alla povertà. La naturale conseguenza di questa situazione è l’impossibilità o l’incapacità del bambino a partecipare a determinate attività sociali con i suoi pari. Le potenziali conseguenze patologiche sulla sua psiche, dovute alla discriminazione, possono essere a volte irreversibili.
L’esclusione sociale.
Le situazioni economiche tendenti alla povertà, portano ad una naturale esclusione sociale dei bambini dalla vita di tutti i giorni, con perdita del senso di appartenenza alla propria comunità. Tutto ciò comporta discriminazione e lo sviluppo di sentimenti come la rabbia e la frustrazione. Il bambino, con il tempo, non riesce a gestire queste emozioni negative, soprattutto perchè non ne capisce la provenienza. Di conseguenza, nel rapporto con gli altri, sarà il primo ad escludersi assumendo degli atteggiamenti aggressivi.
L’abbandono degli studi.
Il fenomeno dell’abbandono scolastico è ampiamente legato al contesto sociale nel quale i bambini vivono. Fattori come la povertà economica e culturale delle famiglie di origine, sono determinanti. L’abbandono degli studi, durante le scuole medie e superiori, favorisce la creazione di un circolo vizioso, che porterà i bambini ad avere gli stessi problemi della loro famiglia di origine, in età adulta. La scuola diventa facile bersaglio della rabbia accumulata, in una vita percepita non solo come difficile e ingiusta, ma anche senza prospettive. A quel punto, la scuola diventa “una perdita di tempo” e piuttosto si preferisce andare a lavorare, magari per aiutare a sostenere le spese familiari.
Come vincere questa battaglia.
Per riuscire ad intervenire su questioni così complesse e sfaccettate è necessario entrare nel tessuto sociale e nella vita di questi bambini. Studi sociali importanti hanno dimostrato che lo sport è uno dei metodi migliori per ottenere questo risultato. In particolare lo yoga e le arti marziali sono risultati i più adatti, in quanto rappresentano un vero e proprio percorso formativo, che permette al bambino di incanalare l’aggressività e lo stress in modo positivo e creativo senza doverli reprimere, evitando così l’insorgere di nevrosi che rischiano di compromettere anche la sua vita adulta.