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Migrazioni,sinonimo di cambiamento

Il IX rapporto promosso dalla Fondazione Di Vittorio contiene riflessioni, analisi sociali e culturali, elaborazioni statistiche, contributi da parte dei massimi responsabili sindacali e – come sempre – affronta il tema attraverso il legame con il lavoro nella fase storica e sociale in cui si colloca.

di Fulvio Fammoni,

presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio

Circa vent’anni fa veniva pubblicato il primo numero di questa serie di volumi dedicata al tema delle migrazioni e al rapporto con il sindacato. Un progetto che da allora non si è mai interrotto. Si è trattato di un lavoro che si è sempre dovuto confrontare con novità ed elementi di attualità, con urgenze e crisi, con la necessità di nuove iniziative sul versante sociale e legislativo, politico e sindacale. Il lavoro di predisposizione di questo IX volume, progettato nel 2019, è stato interrotto a causa dell’emergenza sanitaria, poi ripreso, e nella sua stesura conclusiva risente di questa tematica.

Il 2020 è stato segnato dall’emergenza pandemica, e sarà ricordato indelebilmente come l’anno del Covid-19 in Italia e nel mondo. Uno di quei tornanti della storia globale che segnerà a lungo la vita delle persone e lo sviluppo della società. Sono stati utilizzati diffusamente paragoni con eventi e fasi storiche del passato, sia recenti sia più lontane nel tempo. Le pandemie medievali e la Spagnola, la crisi economica del 1929, la Seconda guerra mondiale. Tali confronti possono essere d’aiuto per riflettere, sia come individui che come società e si intrecciano con la storia delle migrazioni. È diminuita, al momento in cui scriviamo, ma è ancora minacciosamente presente, l’emergenza sanitaria. La necessità è ora quella di attuare le scelte più adeguate per passare dall’emergenza in senso stretto a una gestione consapevole della crisi, orientandola verso il cambiamento sociale e una nuova fase di sviluppo, in una condizione ancora molto incerta di evoluzione.

Fin dall’inizio della crisi, la Fondazione Di Vittorio ha tentato di contribuire a questa lettura attraverso la ricerca sociale, la formazione, la ricerca storica. Anche la pubblicazione del volume lo testimonia. Migrazioni esterne ed interne sono un fenomeno storico che ha cambiato il volto dell’Italia e dell’Europa non da oggi. Per restare agli ultimi settantacinque anni pensiamo ai movimenti di milioni di persone e rifugiati dopo il 1945, alle migrazioni dal Sud Europa verso Nord negli anni cinquanta e sessanta, alle migrazioni dai Paesi terzi verso l’Ue e alla mobilità dei nuovi migranti nello spazio europeo, da un paese all’altro dell’Unione.

Quello che non è cambiato sono le cause di questi fenomeni che, oltre a quelle prevalentemente economiche, raffigurano drammi ambientali, climatici, carestie e guerre, in tante parti del mondo, come i rapporti dell’Agenzia Onu per i rifugiati continuano, fra l’indifferenza di molti a testimoniare. La prima edizione del volume allora intitolato “Immigrazione e sindacato” si basava su un numero di stranieri residenti in Italia che rappresentavano poco più del 3% della popolazione; oggi sono il 9% ma, a differenza di allora, non compensano neanche più la riduzione dei cittadini residenti, mentre è ripartita una forte migrazione di italiani verso l’estero.

Le più recenti rilevazioni statistiche, oltre che gli studi più accreditati sull’immigrazione, hanno consolidato più piani di interpretazione: anzitutto processi migratori complessi e articolati, che fanno dell’Italia un Paese di migrazioni, ovvero un contesto consolidato e in sostanza stabile di immigrazione; un paese di transito, come avvenuto soprattutto nel corso delle crisi umanitarie del 2015-2017; un paese di nuova emigrazione, nel quale durante il quinquennio 2015-2019 gli italiani che hanno trasferito la propria residenza all’estero sono in numero maggiore delle nuove residenze di migranti in Italia.

Naturalmente la cornice demografica e della mobilità si intreccia con l’integrazione, di cui il lavoro è componente essenziale. Se nessuno, aldilà della propaganda legata a forme di razzismo e xenofobia, può negare il contributo determinante dell’immigrazione alla crescita economica e demografica del nostro paese, così come un importante e positivo ruolo di integrazione culturale, le caratteristiche di vita e di lavoro degli immigrati sono invece troppo spesso critiche, segnate da più precarietà, insicurezza e insalubrità, bassi salari, collocazione nei livelli inferiori dell’inquadramento, senza contare l’oppressiva presenza delle economie irregolari, quando non criminali, sulla vita degli immigrati.

Il IX volume contiene riflessioni, analisi sociali e culturali, elaborazioni statistiche, contributi da parte dei massimi responsabili sindacali e – come sempre – ha affrontato il tema migrazioni attraverso il legame con il lavoro nella fase storica e sociale in cui si colloca. Purtroppo, oggi come in molti dei precedenti rapporti, queste riflessioni, aggravate dagli effetti della pandemia di Covid-19, avvengono sullo sfondo di uno scenario appesantito da retorica e paura.

L’importanza di questo argomento per la Cgil è anche simbolicamente rappresentata nell’introduzione del segretario generale, Maurizio Landini, che indica le priorità dell’azione sindacale. L’insieme dei contributi spazia su molti aspetti del fenomeno migratorio. Tra i capitoli posti in apertura delle due sezioni del volume ritroviamo quelli a firma di Ida Regalia e di Ignazio Masulli, che riflettono sulla questione della rappresentanza sindacale del lavoro migrante in un contesto di grande diversificazione del mondo del lavoro, e sul ruolo dell’immigrazione nel mutamento sociale più complessivo. Nei contributi della prima sezione ci si sofferma sulla condizione nel mercato del lavoro degli immigrati, con un innovativo approfondimento di Giuliano Ferrucci ed Emanuele Galossi riguardante caratteristiche e condizione dei “naturalizzati”, che negli anni compresi tra il 2013 e il 2019 sono stati quasi un milione. Un mosaico, quello delle migrazioni in Italia, costituito da tasselli molteplici, uno dei quali è richiamato nel contributo di Beppe De Sario sull’inclusione lavorativa di richiedenti asilo e rifugiati.

Il compito di esplicitare, in termini programmatici e di analisi, l’agenda di Cgil Cisl e Uil sui temi dell’immigrazione è affidato a un’ampia intervista ai segretari confederali con delega all’immigrazione: Giuseppe Massafra, Andrea Cuccello e Ivana Veronese. L’intervento di Kurosh Danesh, Selly Kane (Ufficio immigrazione Cgil nazionale) e Beppe De Sario, riporta i punti centrali di un confronto con responsabili sindacali, delegati e funzionari immigrati della Cgil, approfondendo i temi della contrattazione che, volendo perseguire una ricomposizione del mondo del lavoro, conferma come siano concordi le richieste e i bisogni di tutti i lavoratori di filiere produttive disperse e frammentate. Il tema di una contrattazione inclusiva, sempre più necessaria e attuale, è affrontato nel contributo di Ivana Galli, segretaria confederale della Cgil. Il confronto tra azione sindacale e tutela dei diritti viene ripreso in altri interventi: i contributi di Claudio Piccinini e di Andrea Malpassi forniscono un quadro dei servizi di tutela individuale dell’Inca Cgil e delle criticità che affrontano i migranti in Italia e gli italiani residenti all’estero.

Nell’ultima parte si dà conto di aspetti della condizione dei migranti nella sfera più ampia della cittadinanza sociale, laddove si intrecciano processi di inclusione ed esclusione sia sociali che istituzionali: si approfondisce l’analisi degli indicatori di integrazione degli immigrati nella cornice dell’Ue (Giulio Di Donato ed Emanuele Galossi); la specificità delle donne migranti tra discriminazioni nel mercato del lavoro, limiti del welfare state ed effetti della pandemia di Covid-19 (Ginevra Demaio); il sistema di gestione per via amministrativa/normativa dell’immigrazione che può sostenere prassi di esclusione e discriminazione (Marco Omizzolo); un sistema dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati in cui prevalgono le logiche dell’emergenza, dequalificanti per gli stessi operatori (Walter Massa e Michele Vannini); il quadro evolutivo della normativa e della giurisprudenza in materia di immigrazione (Andrea Ronchi), il conflitto discorsivo e mediatico nella comunicazione che si occupa di immigrazione (Annalisa Camilli) e il “nuovo mutualismo” dell’attivismo sociale che, anche con il contributo del sindacato, realizza interventi per l’accoglienza e l’integrazione all’interno del tessuto civile del Paese (Carlo Ruggiero).

Si è trattato – come detto – di un lavoro complesso, costruito a cavallo tra la prima fase della pandemia e la situazione che viviamo in questo momento. I tempi di pubblicazione quasi sempre non consentono di intervenire sulle novità di alcuni dei temi trattati è quindi nostra intenzione, durante le fasi di presentazione del volume, aggiornare e approfondire le novità. In sintesi le autrici e gli autori dei contributi, provenienti da specifiche e diverse esperienze – dal sindacato alla ricerca, dall’attivismo sociale alla comunicazione – ci segnalano da una parte le caratteristiche strutturali del lavoro migrante nel contesto italiano, e dall’altra pongono interrogativi, formulano ipotesi e proposte affinché il tema delle migrazioni possa essere affrontato senza le regressioni culturali e le politiche controproducenti che hanno segnato gli anni più recenti.

In Italia, lavori di studio e analisi su questi aspetti sono realizzati da università, altre fondazioni ed istituti di ricerca citati nei diversi saggi; come è noto, la nostra pubblicazione affronta anche il particolare punto di vista del ruolo e del rapporto con il sindacato. La Cgil si trova ad affrontare questi temi ogni giorno, attraverso la contrattazione, l’assistenza, i servizi e le proposte di policy. Le migrazioni contribuiranno sicuramente allo sviluppo del Paese, nella cornice di questo nuovo tornante della storia, quanto potranno farlo non è una domanda con una risposta predeterminata. La risposta è aperta, e dipende da tutti noi.

       

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