Principale Arte, Cultura & Società “Tuppe-tuppe mariscià”

“Tuppe-tuppe mariscià”

La notizia ha destato non poca curiosità. A Bellano, comune di in provincia di Lecco, con un nome ch’è tutto un programma, non si parla d’altro. Scritte ingiuriose all’indirizzo del locale comandante del carabinieri, sono apparse nel paese. Una di questa dice: “Giù le mani dalle mogli degli altri. Codardo, togliti la cintura e pistola e difenditi dai mariti…”.

Il riferimento a presunte galanterie e oltre, nei confronti dell’altro sesso, è più che esplicito. La vendetta verbale, scritta con vernice spry, dei mariti gelosi e/o traditi lo è altrettanto, al punto che l’Arma non si è potuta sottrarre ad una indagine interna volta a verificare se l’attraente comandante, 56enne, bello e socievole, possa essere stato un po’ troppo galante così da urtare la suscettibilità di qualche consorte. Nel qual caso, anche appurata la buona fede del sottufficiale, diventerebbe d’obbligo un trasferimento per incompatibilità ambientale. Ma, anche nel caso si trattasse di semplici “cattiverie”o “maldicenze”, mosse da qualcuno cui il Luogotenente sta antipatico, la situazione rimarrebbe in ogni caso delicata e la decisione dei superiori comandi meritevole di saggia contemperanza delle esigenze delle parti in causa.

La notizia, rimanda alla memoria di una canzone che che spopolò nel 1958: “Tuppe Tuppe Mariscià”. Seconda   al Festival di Napoli, presentata benissimo da Maria Paris e Nicla Di Bruno. Tradotta in francese, visto l’enorme successo, divenne “La fenêtre ouverte”. Della canzone furono interpreti anche Aurelio Fierro, Claudio Villa, Marisa Del Frate e Miranda Martino.

In questo caso  però, a ricorrere all’aiuto del maresciallo dei carabinieri erano soprattutto le donne, le quali sempre più spesso bussavano (tuppe tuppe) al portone della caserma, chiedendo al comandante (mariscià) l’arresto e quindi l’allontanamento di Carmelina, una avvenente ragazza che, a loro dire, turbava i sogni di tutti gli uomini del posto. Purtroppo però il maresciallo poco potè fare ai danni della giovane maliarda, giacche anche lui alla fine risultò “affatturato”.

Alcuni versi della canzone spiegano meglio i fatti: «Tuppe-tuppe mariscià,’-arapite sò’n’amico.-Mo ve conto,- mo ve dico- pecché só’ venuto ccà.-Tuppe-tuppe mariscià’,-arapite mariscià».

«Nisciun’ommo ‘e stu paese-da Carmela s’è salvato.-Ogneduno è affatturato
pe’ nu vaso ch’essa dà.-Jammo, ja’, mariscià’».

«Pe’ capriccio e no p’ammore,-cu nu vaso ‘e fuoco ardente,-
avvelena a tanta gente.-Nun ‘e fà cchiù ragggiunà.-E na legge nun ce sta?
Pruvvedite mariscià’».

« Marisciá’ vuje nun parlate?-Ma pecché nun rispunnite?-Mariscià’, che entite?-
Nun ‘ngarrate cchiù a parlà?-Pure vuje v’ît’ ‘a curà.-Bonanotte, mariscià’».

Della canzone se ne trasse anche un film (E’ permesso maresciallo?), di quelli “paesani”, sul filone di Pane Amore e Fantasia per intenderci. Si può affermare che per certi versi ne sia una continuazione, visto che è stato ambientato nello stesso centro urbano della pellicola resa famosa dalla coppia De Sica –  Lollobrigida, vale a dire a Saliena. Qui il carabiniere veneto Pietro Stelluti, promosso maresciallo, comanda la locale stazione ove ancora vive il ricordo del maresciallo maggiore cav. Antonio Carotenuto (De Sica), ormai in pensione e la cui esistenza continuerà a Sorrento al comando dei locali Vigili Urbani . La storia d’amore tra Stelluti e la Bersagliera (Lollobrigida) non ha avuto un esito felice ed ora il giovane è innamorato di Maria, una ragazza che ha un bar sulla piazza del paese. Amore complicato, a causa della timidezza del sottufficiale che  gli impedisce di dichiararsi. Equivoci all’italiana a parte, questi non basteranno, ad impedire un lieto fine per il giovane carabiniere.

Giuseppe Rinaldi

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