Giovanni Mercadante
La sezione locale di Altamura che fa capo all’Associazione nazionale di protezione ambientale dei G.R.E./Gruppi Ricerca Ecologia, tramite Carlo Moramarco, uno dei suoi rappresentanti, fa sapere con un comunicato stampa che oggi 16 novembre 2020 viene ricordato un riconoscimento mondiale per l’Italia.
Il documento, afferma la nota, fu sottoscritto dall’avv. Amilcare Troiano, allora presidente del Parco Nazionale del Cilento, ora responsabile nazionale aree protette dei G.R.E. e referente dei Gruppi Ricerca Ecologica per le problematiche inerenti i Parchi e le riserve naturali.
L’avv. Troiano, nato a Napoli nel 1950, oltre ad un’intensissima vita forense, ha un’elevatissima professionalità nella gestione delle aree protette e tutela dell’ambiente.
16 novembre 2010 – 16 novembre 2020, dieci anni fa il comitato intergovernativo dell’Unesco, riunitosi a Nairobi in Kenya, iscrisse la dieta mediterranea nella prestigiosa lista del patrimonio immateriale e culturale dell’umanità.
Questo ambito e sofferto riconoscimento fu il frutto di un intenso e concertato lavoro svolto da quattro nazioni: Italia, Spagna, Grecia e Marocco, rappresentate dalle loro comunità emblematiche: Pollica – Cilento, Soria, Corone e Chefchaouen.
il momento determinante per proporre la candidatura all’Unesco avvenne il 13 marzo 2010 quando, in Marocco, i rappresentanti istituzionali delle quattro nazioni e delle comunità emblematiche sottoscrissero la dichiarazione di Chefchaouen, l’atto finale per ottenere il riconoscimento Unesco.
Per l’Italia sottoscrissero il documento il dott. Francesco Ambrosio, capo gabinetto del ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il compianto Angelo Vassallo, sindaco di Pollica ed Amilcare Troiano, presidente del Parco nazionale del Cilento.
la Dieta mediterranea, individuata dal prof. Ancel Keys, noto nutrizionista americano che trascorse più di trenta anni a Pioppi per studiare le abitudini alimentari, lo stile di vita ed i benefici che tale alimentazione apportava alle longeve popolazioni cilentane, rappresenta un patrimonio culturale condiviso che si tramanda di generazione in generazione e che va salvaguardato e praticato. Quindi non è solo un modello nutrizionale rimasto costante ed inalterato nel tempo e nei luoghi del mare nostrum, ma è soprattutto uno stile di vita che promuove le interazioni sociali, conserva e sviluppa le attività tradizionali ed i mestieri legati alla pesca ed alla agricoltura che si svolgono nel pieno rispetto dell’ambiente e della biodiversità come avviene in tante piccole comunità del mediterraneo dove le donne svolgono un ruolo particolarmente importante nella trasmissione dei rituali e delle conoscenze che identificano le comunità interessate e che variano dal paesaggio alla tavola.
A dieci anni di distanza possiamo affermare che la dieta mediterranea, patrimonio dell’umanità, rappresenta il valore aggiunto delle eccelse produzioni tipiche, del turismo naturalistico ed enogastronomico del nostro paese, nella consapevolezza che lo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio non può prescindere dalla valorizzazione delle sue identità e specificità che, mai come adesso, sono rappresentate anche dalla dieta mediterranea.