Principale Politica Covid hotel: collaborazione Governo-Regioni, l’obiettivo è uno per provincia

Covid hotel: collaborazione Governo-Regioni, l’obiettivo è uno per provincia

Durante la riunione è stato ufficializzato l’incarico al commissario Domenico Arcuri affinché si attivi, d’accordo con le Regioni e i Comuni, per mettere a disposizione il più alto numero possibile di Covid Hotel che serviranno a ridurre la pressione sui reparti ospedalieri e a curare i contagiati senza sintomi gravi che hanno difficoltà a restare in isolamento domiciliare.

“Dobbiamo allentare la pressione dei pronto soccorso, oggi il governo mi ha chiesto di individuare nuovi spazi fuori gli ospedali, come il Covid Hotel, almeno uno in ogni provincia”, ha detto al termone della riunione il commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri. “Certo, problemi ce ne sono ancora molti”, ma  “Bisognoa assolutamente riuscire ad allentare la pressione sui Pronto soccorso”, individuando “nuovi spazi alternativi agli ospedali, come ad esempio gli alberghi e i cosiddetti Covid hotel. Luoghi dove è possibile garantire un tetto, e non stare a casa moltiplicando i contagi all’interno del proprio nucleo familiar, o per assicurare un letto attrezzato e cure adeguate a chi ha sintomi lievi e non va per forza ricoverato in ospedale”, ha spiegato Arcuri,specificando che è previsto almeno un Covid hotel in ogni provincia.

“In questo momento, in Italia, abbiamo 15 mila posti nei Covid Hotel, non sono tutti utilizzati”,  Cosi’ il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, a l’Aria che tira, su La7.  “Partiamo da una disponibilita’ ulteriore di circa 20 mila posti”, ha sottolineato Boccia. Il covid dunque si combatte anche in albergo. La pandemia, cambia il volto di molte cose, delle citta’, dei rapporti e la rete sociale si salda. In questa nuova geografia tutte le regioni italiane, ognuna per la sua parte, stanno lavorando per prepararsi a cogliere le opportunita’ che possono derivare da quelle strutture che, una volta riadattate, possono servire al contrasto del coronavirus o, quantomeno, ad accogliere quei pazienti che per innumerevoli ragioni, non hanno bisogno di urgenti cure ospedaliere.
Un argomento quello dei Covid-hotel a cui ha accennato anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (nel corso di un confronto con il segretario della Cgil, Maurizio Landini) che doo aver detto di confidare che oggi “il tasso Rt si abbassi da 1,7” perché “vorrebbe dire che saremo incoraggiati ad andare avanti su questa strada”.ha sottolineato la “scarsa incisivita’ sulla medicina territoriale”, ma ora  “Importanti sono i Covid Hotel per alleggerire le strutture ospedaliere”.
Nel frattempo diverse regioni si sono già attivate in questa direzione “Sabato aprira’ il Best Western Hotel Porto Antico, circa 150 posti letto alcuni dei quali specificamente dedicate a famiglie in quarantena con bambini. In tutto saranno attivati 257 posti nei Covid hotel”, ha annunciato il presidente della Regione Giovanni Toti in conferenza stampa dopo il confronto con il ministro degli Affari regionali Boccia e il capo della protezione civile Borrelli nel pomeriggio. “Si tratta di pazienti positivi asintomatici o poco sintomatici, comunque non bisognosi di cure mediche se non essere seguiti nel decorso della malattia. Altri Covid hotel, definiti cosi’ dal governo ma di categoria superiore, sono quelli che abbiamo chiamato Covid hub, strutture dove vi e’ un presidio medico, una direzione sanitaria”.  Si tratta di “reparti a conduzione infermieristica dove invece vengono ricoverati dai nostri ospedali o direttamente o attraverso il consulto con gli specialisti del territorio quei pazienti che non sono autosufficienti per il livello di intervento”, ha aggiunto Toti. In Liguria non si procedera’ alla requisizione di strutture: “Devo dire che questa opzione non e’ mai stata presa in considerazione perche’ in Liguria c’e’ stata grande collaborazione da parte di Federalberghi e da parte delle strutture sanitarie”

Più perplesso il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. “Gli hotel Covid sono stati già sperimentati in Trentino in primavera ma con scarse adesioni. Servono misure per convincere le persone positive a utilizzarli”, ma “Aspettiamo comunque le adesioni da parte degli albergatori e le decisioni da parte del governo”.

In Piemonte sono 63 gli alberghi che hanno messo a disposizione le proprie camere, in tutto 2.271, per accogliere i pazienti Covid dimessi dagli ospedali ma ancora positivi, e quindi impossibilitati a rientrare al proprio domicilio, nonché i pazienti paucisintomatici o asintomatici che non possono essere efficaciemente isolati dal proprio nucleo familiare. Le aziende sanitarie stanno provvedendo a contrattualizzare le strutture; il bando, intanto, resta aperto con l’obiettivo di arrivare ad acquisire un posto letto ogni 4mila residenti. “Vogliamo che il ricovero ospedaliero sia limitato ai soli casi in cui è effettivamente necessario, al fine di mantenere la piena funzionalità dei servizi sanitari essenziali”, spiega l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Luigi Genesio Icardi. “Abbiamo lavorato alla creazione della rete di alberghi assistiti con la Protezione civile tramite le Federalberghi provinciali – sottolinea l’assessore regionale alla Protezione civile, Marco Gabusi – avendo cura di selezionare le strutture con il maggiore comfort per gli ospiti. In pochi giorni abbiamo ottenuto un elenco di strutture che saranno valutate dalle Asl seguendo criteri di adeguatezza di spazi e servizi per poi procedere alla contrattualizzazione”. “Ancora una volta – commenta l’assessore regionale al Turismo, Vittoria Poggio – la collaborazione tra pubblico e privato si rende proficua ed indispensabile. Un ringraziamento a tutte le strutture ricettive che hanno partecipato, andando così ad aiutare quelle realtà assistenziali in difficoltà a causa del complesso momento storico che stiamo vivendo”.

In Abruzzo i 24 appartamenti del progetto ‘CASE’ di Roio verranno utilizzati per ospitare i pazienti del ‘San Salvatore’ dell’Aquila clinicamente guariti, ma ancora positivi al Coronavirus. I locali sono stati sanificati e a breve arriveranno i primi pazienti, cosi’ da alleggerire la pressione dell’ospedale dell’Aquila. Gli appartamenti ora messi a disposizione per fare fronte all’emergenza sanitaria, fanno parte dei 19 insediamenti (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili), CASE appunto, costruiti nell’immediato post sisma, costati oltre 700 milioni di euro, costituiti da 4.300 alloggi e 1200 moduli abitativi provvisori (Map).

Nel Lazio sono una quindicina gli alberghi che ospitano pazienti Covid nell’ultima fase della malattia. Parliamo di persone che potrebbero concludere il percorso del ricovero ospedaliero a casa, ma che per motivazioni legate alla necessita’ di isolamento vengono trasferite in questi hotel dove sono assistite da personale medico e infermieristico. In questo modo si liberano le stanze degli ospedali per accogliere i nuovi arrivati. Queste strutture ricettive si trovano principalmente a Roma e nella sua provincia, ma ce ne sono anche nelle altre province della regione. Complessivamente, sono circa 800 i posti letto disponibili e ad oggi e’ occupato piu’ o meno il 50%. Allo Sheraton Parco de’ Medici, per esempio, sono 169 le camere e sono ubicate in una struttura dedicata, separata dall’edificio dove soggiornano i clienti dell’albergo. Di queste 169 stanze, al momento un centinaio sono quelle occupate. Da giovedi’ scorso sono accettati anche pazienti che hanno avuto la polmonite e che ora sono in condizioni stabili, ma che necessitano di ossigenoterapia in modo non continuativo e non ad alto flusso.

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