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Al tempo del covid politici e amministratori pubblici devono dare l’esempio abbassandosi gli stipendi e i vari benefits

Al tempo del covid  politici e amministratori pubblici devono dare l’esempio abbassandosi gli stipendi e i vari benefits – In pericolo la loro legittimazione  e la stessa democrazia.

Giovani Mercadante

Buste da riempire per i più bisognosi

L’economia nazionale è entrata in un tunnel senza uscita. Il covid ha spaccato l’Italia tra regioni rosse definite ad alto rischio contagio; arancione e gialle, in stato di allerta. Una sventaglia di ordinanze ministeriali  ha praticamente immobilizzato le attività commerciali,  di ristorazione e dei servizi. Le strade sono deserte e del centro storico si ha una visione spettrale. Come se il tempo si fosse fermato.

Delle anime sensibili, pensando ai più bisognosi, hanno attaccato ai pali, o ai rami degli alberi in Via Vittorio Veneto, Porta Bari e in Piazza Duomo delle buste vuote da riempire con prodotti alimentari e non. Questo è il popolo italiano, sempre disponibile; mentre la casta, quella eletta, è assente. 

Le ordinanze ministeriali confusionarie, delegittimate da singoli governatori regionali e dagli amministratori locali che le prendono come linee guida per  adattarle sul proprio territorio come farebbe il sarto di fiducia per adattare un vestito, continuano a generare insofferenza nella popolazione. Soprattutto in chi deve portare avanti una propria attività commerciale, il quale senza introiti, non potrà mai fronteggiare le scadenze dei costi fissi che lo Stato esige senza mezzi termini. Come  sostenere la famiglia? Altro punto di domanda.

Da una parte il Governo centrale dice che non lascia  indietro nessuno; ci sono le risorse finanziarie, mentre il controcanto afferma che  i cittadini direttamente interessati non si vedono accreditare le somme annunciate. Insomma, uno Stato che non mantiene la parola attraverso i suoi massimi responsabili istituzionali, oltre alla sua inaffidabilità genera disprezzo e fibrillazioni incontenibili.

Tutti bravi dal Governo centrale, ai governatori regionali ai sindaci ad imporre ordinanze per limitare la diffusione del covid, e il conseguente contagio anche tra il vicino più prossimo.

Queste limitazioni comportano sacrifici economici e finanziari. Un esercito è vincente quando  il comandante in capo, oltre ad infondere coraggio con le parole, si mette alla testa delle truppe rischiando la propria vita per una giusta causa.

Nel nostro caso, vediamo che tutti i politici, i senatori a vita, gli ex  presidenti della Repubblica, amministratori di società pubbliche percepiscono stipendi favolosi, oscillanti ovviamente, fino a raggiungere 30.000 euro al mese, come ci viene detto attraverso i talk show delle TV commerciali; mentre il normale cittadino dovrà fare salti mortali per campare. Una disparità inaudita che non trova più nessuna logica in questa situazione d’emergenza. Ma non si vergognano quei personaggi che prendono cifre astronomiche, mentre altre persone con oltre 30 anni di lavoro usurante prendono uno stipendio da fame?

Dove sta la democrazia? Questo è peggio del medioevo. Politici travestiti da belve fameliche. Abbiamo un sistema di repubblica democratica forse sulla carta, ma praticamente si è  governati dai baroni.

Il covid è stato definito un nemico invisibile: insomma si è in guerra. Allora quando si fa la guerra e le risorse cominciano a scarseggiare, anche chi guida il paese deve dimostrare coerenza.

Da questo osservatorio si lancia la proposta di  portare gli stipendi dei politici, degli amministratori pubblici, dei senatori a vita, dei presidenti emeriti, dei sindaci, insomma di tutti quei soggetti che percepiscono stipendi elevatissimi, di adeguarli allo stipendio di un normalissimo dipendente di azienda privata, con la cui professionalità percepisce al massimo 2.500 euro al mese. Se detti soggetti non sono d’accordo, saranno liberi di andarsene a casa. Per molti personaggi della vita pubblica,  la politica è  un strumento di arricchimento, non una missione per il bene del Paese. Nel tempo si sono fatte delle leggi ad personam; oggi non si possono toccare, guai. Mentre per il popolo le  modifiche alle leggi non si possono fare, e poi non c’è tempo.

Per il cittadino che non ha lo scudo politico, la legge non perdona; e neanche si possono fare eccezioni. Mentre per la casta, la legge non può essere cambiata.

Eppure, basta un piccolo decreto come si sta facendo in queste settimane, e la casta entrerà a far parte del popolo.

La casta si definisce un popolo eletto, pensa di vivere nell’olimpo, lontana dalle miserie umane.  Si pensava in un cambiamento radicale con il Movimento 5 Stelle; questo purtroppo non è avvenuto. Anche loro sono stati addomesticati dalla vecchia casta. Hanno perso la grinta e lo smalto che li ha contraddistinti.

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