Principale Politica Un governo sfiduciato dal Paese

Un governo sfiduciato dal Paese

Ora anche la sinistra ha capito che l’esecutivo Conte è inadeguato. Stiamo in piedi solo grazie alla Bce, ma fino a quando?

Tra i tanti che hanno sbagliato a fare delle previsioni, ci siamo anche noi. La nostra copertina di giugno “Fase 4. Avanti un altro” si è rivelata un wishful thinking, un pio desiderio, un’illusione e niente più. D’altronde, eravamo noi stessi i primi a sapere che questo esecutivo ce lo saremmo tenuti a lungo, più per mancanza d’alternative che per suoi meriti. Però, ora come allora, la domanda che ponemmo rimane attuale: «Per gestire la più grande crisi dal Dopoguerra serve un governo all’altezza del compito. Ce l’abbiamo?».

L’interrogativo inizia a fare capolino anche nelle analisi degli osservatori di sinistra. E non stiamo parlando solo di Walter Veltroni che si arrabbia per le chiusure di cinema e teatri o di Matteo Renzi che gioca la solita partita da guastatore, ma anche degli articoli che ormai da un po’ di tempo vengono pubblicati su Repubblica Corriere della Sera, dove osservatori come Stefano Folli, Paolo Mieli e Antonio Polito non risparmiamo critiche a Conte e ministri. Scriveva Polito ieri sul Corriere che la situazione di confusione ingenerata dagli ultimi provvedimenti «ci stanno facendo perdere fiducia nella capacità del guidatore di tenere la strada».

Non è il solo. Sul Domani, Stefano Feltri ha intitolato così l’editoriale di apertura del suo giornale: “Questo governo non può continuare a gestire il virus”. Le critiche di Massimo Cacciari si fanno ogni giorno più pungenti, soprattutto sul «delirio normativo» introdotto con i Dpcm. E potremmo continuare a lungo, ma avete capito la solfa.

Cosa è stato fatto?

C’è una brutta aria nel paese, come si vede dalle proteste di piazza. Ma non è solo una questione che riguarda qualche facinoroso (prontamente bollato come «fascista» o «no mask» dalle solite anime belle), ma larghi strati della popolazione, quei ceti produttivi che prima si sono sentiti dire che dovevano chiudere, poi riaprire ma solo secondo norme, e ora – dopo aver speso quattrini per adeguarsi – chiudere comunque.

L’altro giorno, Italia Oggi riportava uno studio Istat secondo cui «più della metà delle Pmi italiane prevede una mancanza di liquidità almeno fino alla fine dell’anno, e il 38 per cento delle aziende italiane segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività, cioè il rischio di chiusura, particolarmente grave per le microimprese (da 3 a 9 addetti), anche perché il 48,7 per cento di esse ha sospeso l’attività durante il lockdown, contro il 14,5 per cento delle grandi».

È normale che questa gente sia arrabbiata. La pandemia ha aperto una frattura sociale tra «garantiti» e «non garantiti»: per questo ultimi il lockdown (o simil-lockdown, come l’attuale) non è una alternativa, ma un modo per arrivare alla medesima infausta conclusione cui ci porterà il virus letale. Che dunque il governo sia inadeguato a gestire la situazione è una cosa che capiscono tutti: lo si è visto in questi mesi perdersi dietro a chiacchiere inutili e non preparare nulla per affrontare la situazione. Scuole, trasporti, medicina territoriale: cosa è stato fatto? È chiaro che ci troviamo di fronte a una situazione inedita e che non esiste la soluzione perfetta, ma avere come unica strategia “chiudere tutto e distribuire soldi” non è una strategia: è una resa.

Fino a quando durerà?

L’unica cosa che c’è davvero di nuovo è che il paese non si fida più di Conte. Se a marzo e aprile ne aveva accettato, sin troppo supinamente, i comandi, ora giustamente chiede cosa si è fatto da allora a oggi. Promettere una nuova infornata di aiuti (ora si chiamano “ristori”) sa di presa in giro, ed è normale che nessuno ci creda, visto anche come è andata la prima volta.

E, poi, quali soldi? Ci si accapiglia sul Mes – tema economico – per nascondere il tema politico: la credibilità del nostro presidente del Consiglio sullo scenario nazionale e internazionale. Fosse credibile e avesse messo sul piatto interno e europeo una serie di misure che davano prospettiva e slancio al paese, il problema non si porrebbe nei termini odierni. Secondo voi, se oggi il nostro premier fosse Mario Draghi, l’Europa ci guarderebbe così in cagnesco? Invece abbiamo Conte e quel che Conte può fare è tergiversare, poco altro. Se oggi può ancora fare melina sul Mes è solo perché la Bce sta “drogando” la situazione comprando a carrettate i nostri titoli di Stato. Fino a quando durerà? La credibilità per un governo è tutto e questo l’ha persa. Il dramma è che non abbiamo alternative.

Foto Ansa

tempi.it/

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