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Una donna coraggio, una politica, la Governatrice della Calabria morta a 52 anni

Pierfranco Bruni

La vita bisogna spenderla tutta e viverla intensamente con tutto ciò che ci viene dato. Con il coraggio di essere schietti e veri tra battaglie vinte e insuccessi. Ci sono rivolte che segnano e lacerazioni spezzate. La morte improvvisa della cara Jole Santelli, personaggio coraggiosamente pubblico, è la testimonianza di una donna che non si è mai risparmiata perché ha creduto fino in fondo che l’impegno, il mettersi in gioco costantemente, lottare in tutte le direzioni faceva la differenza tra l’oblio e la necessità di rendersi utile per un obiettivo, che nel caso suo è stato politico, condivisibile o meno, nella vita oltre il quotidiano. Sapeva bene che fare politica, come lei l’ha fatta, da parlamentare a sottosegretario a vice sindaco di Cosenza a Governatrice della Calabria, era un gioco al massacro.

Lei è entrata in questo gioco da ragazza. Forte in alcuni valori e principi che hanno caratterizzato la sua personalità senza mai cedere alla tristezza e alle delusioni sino a rendere la vita stessa una danza, da calabrese e mediterranea, da “magaria” con il sorriso e l’ironia delle “magare” cosentine che conoscono il coraggio e l’eredità di una terra di sofferenze e ferite storiche e antropologiche.

Già dal 2001 la sua battaglia l’ha portata ad essere in primo piano sia al Ministero della Giustizia e poi del Lavoro negli anni successivi fino ad occuparsi di politiche sociali. Se si pensa che già nel 1994 era iscritta a Forza Italia si comprende come ha saputo coniugare l’impegno con la sua vita, lo studio, una ragazza molto studiosa e attenta alle realtà antropologiche del Sud, con la capacità di assolvere ai suoi impegni istituzionali.

Più volte avemmo modo di stare insieme, soprattutto quando sono stato consulente culturale alla Presidenza della Camera dei Deputati, e il suo pensiero non mancava mai di esprimersi in una dialettica che poneva al centro i problemi di un Mediterraneo irrisolto.

Donna religiosamente di fede, portava dentro di sé quella religiosità popolare incisa nelle donne calabre e nella identità cristiana. Quando un giorno, tra i corridoi della Camera dei Deputati, le dissi di realizzare una via della Magna Grecia tra Oriente ed Occidente colse immediatamente l’importanza di legare la Calabria alla Turchia di Corrado Alvaro.

Una politica che affrontava nel cuore le questioni senza girarci fuori. Nel cuore. Quel cuore che ha smesso di battere tra la notte e l’alba. Voglio ricordarla con quella sua ironia che nascondeva quasi sempre una preoccupazione sottaciuta e una venatura di malinconia nel suo solare sorriso.

Aveva intenzione di scrivere un libro proprio su un mancato Mediterraneo delle culture. Un tema che ha sempre affascinato anche la sua femminilità. La donna mediterranea? Diceva: Basta venire in Calabria e visitare i paesi della terra calabrese per addentrarsi in un Mediterraneo diffuso e qui la donna è Madre Mare Mito. Tre simboli sui quali discutemmo molto. Nella gestualità e nello sguardo intenso, a volte che sembrava perso nel vuoto ma sempre attento e incisivo, si esprimeva il suo ascolto. Una personalità di una cultura profonda e classica. Aveva avuto buoni maestri, buoni docenti.

Molto ci confrontammo in quella Roma pagana e cattolica. Aveva 52 anni. Jole Santelli non c’è più. L’amica mediterranea delle passeggiate romane e del gelato al Giolitti di Roma.

redazione@corrierepl.it

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