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Il Festival So Far So Close nel Parco del Pollino tra natura, arte e danza

Foto: https://we.tl/t-NtcV7bRYru
Intervista Ajmone: https://we.tl/t-GRtJXRuu5X  
Immagini Latronico: https://we.tl/t-lBSzPMJGJX  
Intervista spettatore Latronico: https://we.tl/t-kVoXgClXac  
Immagini San Severino Lucano: https://we.tl/t-qDvNlb3iKN  
Intervista Spettatore San Severino Lucano: https://we.tl/t-6RSqxSYBPo  
Immagini presentazione Ka Art e intervista a Gaetano Lofrano, ArtePollino: https://we.tl/t-CJZeNh5e4x 

Il connubio fra arte contemporanea e natura è stato al centro del lungo weekend dal 2 al 4 ottobre fra i borghi del Parco del Pollino, trasformati in palcoscenico a cielo aperto  per gli appuntamenti del Festival di arti performative “So Far So Close. Esercizi di vicinanza” prodotto dalla Fondazione Matera Basilicata 2019, con la collaborazione artistica di Silvia Bottiroli e Cristina Ventrucci, in partenariato con Apt Basilicata e ASM Matera e il patrocinio dei Comuni di Matera, Montescaglioso, Venosa, San Mauro Forte, Cirigliano, Latronico, San Severino Lucano.

Le distese aree verdi del Parco delle Terme di Latronico e la fitta foresta di Bosco Magnano a San Severino Lucano sono stati lo scenario di “Trigger”, un’azione coreografica immaginata dall’affermata danzatrice e coreografa italiana Annamaria Ajmone per trasformare spazi aperti in dimore temporanee, creando paesaggi  “altri” che si intersecano, dando vita a sovrapposizioni temporali. Una performance dinamica, ricercata, che ripensa la disposizione scenica in relazione a paesaggi o architetture. «Si tratta di un lavoro “nomade” che è stato immaginato per ricollocarsi sempre in spazi differenti- spiega la danzatrice. L’idea di base che ha dato vita al lavoro era di immaginare una sorta di struttura coreografica che si potesse ricollocare e modificare a seconda dello spazio in cui viene ospitato. Una specie di “kit da campeggio” costruito su vari elementi di serie che in qualche modo vanno a rigenerarsi a seconda dello spazio dato».  Per idearlo e realizzarlo Annamaria Ajmone ha lavorato sulle fotografie dei luoghi. «Trigger è immaginato per essere l’anti-site specific per eccellenza-  sottolinea. Il vero contatto con l’ambiente avviene nell’istante in cui lo faccio vivere e in cui lo spettatore lo guarda e lo subisce, perché anche lui è parte della scena. E’ una performance dunque che cambia a seconda del luogo e che ha una struttura modificabile. Un aspetto fondamentale di Trigger è come oriento lo sguardo del pubblico- prosegue-. Con il mio movimento e il mio spostamento posso creare spazi e una visione altra e quindi altri paesaggi. Mi piace questo sovraffollarsi di possibilità che la performance ha quando si inserisce all’interno di qualcosa che è vivo anche a livello sonoro». Quanto al rapporto con lo spazio e con l’ambiente, «Ho lavorato in spazi non teatrali, sia chiusi che aperti – racconta -, e questo per me è stata una grossissima pratica per la costruzione dello spettacolo in teatro.  Quello che mi affascina soprattutto negli spazi aperti è questa impossibilità di controllo, in cui c’è l’aspetto dell’imprevedibile, in cui qualsiasi cosa accada devi gestirla. Questo aspetto di non aver il completo controllo è una pratica che mi elettrizza».

La performance di danza è stata una tappa dei percorsi di visita delle opere del progetto ArtePollino, voluto nel 2009 dalla Regione Basilicata e dal Ministero per valorizzare attraverso l’arte contemporanea il Parco del Pollino. A condurre queste visite è stata l’associazione ArtePollino che da oltre dieci anni promuove la scoperta di queste opere, realizzate da artisti internazionali in dialogo con il paesaggio e le comunità. “Questa estate abbiamo avuto un incremento di richieste per le visite alle istallazioni artistiche – spiega Gaetano Lofrano, Presidente di ArtePollino-. Nel tempo si è infatti completamente trasformata la percezione di questa area da parte dei visitatori, passando da una iniziale richiesta di turismo religioso, legata al santuario della Madonna del Pollino, a quella di tipo escursionistica, prevalente fino agli ultimi anni, quando l’attenzione si è spostata sul turismo culturale”. Nelle giornate del Festival, ai partecipanti è stata data la possibilità di conoscere due di queste opere d’arte: a  Latronico Earth Cinema dell’artista anglo-indiano Anish Kapoor, in cui centrale è il concetto di profondità sia storica che concettuale, a San Severino Lucano la giostra RB Ride di Carsten Höller che richiama momenti di svago e di gioco, trasportando il visitatore in una dimensione surreale dominata dalla circolarità dello sguardo e dalla lentezza. I percorsi guidati hanno inoltre portato i visitatori lungo il corso del fiume Frido a San Severino Lucano e nella frazione Calda di Latronico fra grotte preistoriche, sorgenti di acque minerali e resti della vecchia centrale idroelettrica.  Il programma sul Pollino si è concluso negli spazi del MULA+ Museo di Latronico, con la presentazione degli esiti del progetto di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 Ka art. Per una cartografia corale della Basilicata – coprodotto da ArtePollino e Fondazione Matera Basilicata 2019 – che, come un’opera aperta, ha intrecciato energie artistiche e sociali per fare emergere le ricchezze dei luoghi. I percorsi sviluppati per il progetto sono stati raccolti all’interno di due volumi pubblicati dalla casa editrice Corraini.

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