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Cazzola: “Se Tridico va dimissionato perché è un incapace è un conto, ma non è che può essere accusato di essersi triplicato lo stipendio

Siamo arrivati a un livello di demagogia imbarazzante. Lo stipendio di 60mila euro all’anno mi sembrava strano, era troppo basso, ai miei tempi il presidente dell’Inps prendeva 200mila euro l’anno. Quota 100? Pacifico che non sarà rifinanziata, era il suo destino. Meravigliarsi che Conte dica che Quota 100 non sarà rinnovata è ridicolo, è come dire che domani sorgerà il sole” 

Giuliano Cazzola, economista, ex presidente del collegio dei sindaci dell’Inps, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sul caso dello stipendio del presidente Inps Pasquale Tridico. “Da quello che mi risulta la delibera non c’era, bensì un decreto interministeriale –ha affermato Cazzola-. Un conto è un giudizio sull’operato di Tridico, altro conto è l’emolumento. Non è che possiamo dire: questo è lo stipendio di Tridico, omettendo il fatto che è presidente dell’Inps. Mi sembra che sia un po’ uno sparare sulla croce rossa, un modo per fare demagogia. Se Tridico va dimissionato perché è un incapace è un conto, ma non è che può essere accusato di essersi triplicato lo stipendio. Lo stipendio di 60mila euro all’anno mi sembrava strano, era troppo basso, teniamo conto però che lui prima era commissario e forse quei 60mila euro erano l’emolumento da commissario. Ai miei tempi il presidente dell’Inps prendeva di più o almeno quanto i dirigenti generali che prendevano 200mila euro l’anno. Siamo arrivati ad un livello di demagogia imbarazzante. Trovo disonesto paragonare il fatto che a Tridico si rimproverino delle inadeguatezze e quindi si giudichi lo stipendio in base a questo. Allora se fosse il migliore presidente del mondo quanto dovremmo dargli 1 milione di euro? La colpa di Tridico è che alla fine del 2019, con un atto anche di arroganza, ha sostituito i dirigenti di tradizione Inps con quelli di tradizione Inpdap e quando è arrivato il covid si è ritrovato con una classe dirigente impreparata”.

Sulla fine di Quota 100. “E’ pacifico, era il suo destino. Neanche la Lega ha mai chiesto che la Lega venisse rinnovata. E’ una misura transitoria. Salvini sosteneva che finita quota 100 si passasse a quota 41. Meravigliarsi che Conte dica che Quota 100 non sarà rinnovata è ridicolo, è come dire che domani sorgerà il sole. Ci sarà lo scalone tra la situazione transitoria e quella a regime”.

Sui cambiamenti al reddito di cittadinanza annunciati da Conte. “Il reddito di cittadinanza aveva due gambe, solo che una era una Maserati e l’altra era un carretto. Il riconoscimento monetario è stato dato in maniera celere, la parte della formazione e del lavoro invece è andata a passo di lumaca e ora praticamente è stata stralciata con la pandemia. Oggi è solamente un intervento assistenziale”.

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