Principale Estero Biden, probabile “trumpato”

Biden, probabile “trumpato”

Molti giornali fedeli al potere e alle parole d’ordine della cresocrazia , cioè del loro editore di riferimento, stanno cominciando a rivedere le loro previsioni e a ipotizzare ciò che fino a ieri davano per impossibile e inimmaginabile, ovvero che Trump abbia concrete possibilità di essere rieletto  E non solo sulla base di sondaggi che cominciano ad uscire dalla pura propaganda per cominciare a raccogliere numeri reali, anche se con molta lentezza, non solo per il fatto che il combinato disposto pandemia – rivolte sta cominciando a provocare una forte crisi di rigetto. Già la vicepresidente in pectore, Kamala Harris, la falsa nera ( vedi qui) ha commesso una gaffe disastrosa quando ha tentato di ricattare l’elettorato dicendo che se Trump avesse vinto, le sommosse non si sarebbero fermate, ma adesso comincia a saltar fuori la totale inadeguatezza del candidato Biden che da una parte deve fingere tutto il proprio appoggio anche alle manifestazioni più violente del Blm e Antifa e il suo disprezzo per la polizia, dall’altro ha una lunga storia di opposizione alla legislazione progressista sulla giustizia penale, di appoggio alle più draconiane misure di polizia  contro l’immigrazione mentre ha svolto un ruolo centrale nel condurre la fallita guerra americana alla droga che è poi uno dei motivi per cui i neri sono sempre nel mirino dei poliziotti.

La problematica storia di Biden con la repressione va molto oltre questo: è stato uno dei principali artefici del sistema carcerario razzista, quello che oggi hanno gli Usa, per decenni, ha spinto perché si arruolassero più agenti , si costruissero più carceri, si facessero più arresti e vi fossero più condanne, criticando persino  Ronald Reagan per non aver sbattuto i galera abbastanza persone. Per tutti gli anni ’80 ha lavorato a una serie di progetti di legge che hanno rimodellato radicalmente il sistema di giustizia penale, incluso il Comprehensive Crime Control Act del 1984 che limitava la libertà condizionale e tagliava le riduzioni della pena per buona condotta. Biden ha addirittura attaccato George Bush padre dicendo che le sue proposte su come arginare la criminalità non erano abbastanza dure. Tutto questo è culminato in quello che egli stesso ha definito il  suo “più grande risultato” in politica: il controverso Crime Bill del 1994. Spesso etichettato come “Biden Crime Bill” a causa del suo autore e promotore principale, il disegno di legge ha posto le basi per una popolazione carceraria in continua crescita, introducendo la pena di morte per dozzine di nuovi reati e stanziato miliardi per centinaia di migliaia di poliziotti e nuove carceri. Proprio lui ha portato la popolazione carceraria dai 200 mila che erano negli anni ’70 alle cifre stratosferiche di oggi in cui un quarto dei detenuti di tutto il mondo si trova in Usa. Non c’è dubbio che vederlo adesso fingere di appoggiare le proteste contro la polizia cattiva è un po’ patetico.

Ma agli americani viene fornito anche il gustoso spettacolo delle primarie democratiche in cui l’attuale candidata alla vicepresidenza, aveva attaccato duramente Biden per uno di quegli atti reazionari che lo hanno sempre contraddistinto: ovvero la sua battaglia contro il sistema degli autobus scolastici che era stato pensato negli anni ’70 proprio per dare maggiore mobilità a bambini e adolescenti in maniera da evitare che vi fossero scuole pubbliche di serie A di serie B, insomma nuovi ghetti.. Kamala Harris gli aveva detto in faccia che uno dei bambini danneggiati da quelle politiche era proprio lei. Non c’è che dire : l’accoppiata presidenziale dei democratici sembra la cosa più assurda che poteesse essere messa insieme, ma riflettendo anche sulla carriera della Harris, severissimo procuratore, si può dire che entrambi siano dalla stessa parte fingendo di essere dall’altra. In un certo senso Biden potrebbe essere considerato il candidato ideale del sistema, ovvero un puro trompe l’oeil, una specie di presidente pongo che da antico reazionario può essere modellato come progressista, che deve adattarsi a un copione scritto altrove e questo alla fine conta, viene in qualche modo avvertito dall’elettorato dimostrando che non sempre il miglior candidato del potere è il migliore per vincere. Cosi Biden perde terreno con grande rammarico dell’informazione reazionaria che gioca a fare la progressista, ma solo se si è al tavolo del monopoli.

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