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Patti e atti oscENI

di vincenzopetrocelliblog

Il quotidiano ” Il Sole 24 Ore” dell’otto novembre 2002, ci informa che la commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia sulle attività petrolifere in Basilicata. Il 18 ottobre scorso, dice l’articolista, Bruxelles ha inviato al nostro paese una lettera di messa in mora in cui denunciava la < cattiva applicazione > di due direttive: la 92/43/Cee sulla conservazione degli ambienti naturali selvatica e la 85/337/Cee sulla valutazione d’impatto ambientale.

La questione riguardava la Basilicata e le procedure amministrative e autorizzative seguite dalla Regione. Ciò che era contestato dalla Commissione con la lettera di messa in mora era infatti, la mancata effettuazione dell’iter previsto dalle due direttive su alcuni progetti di < prospezione, coltivazione, estrazione, stoccaggio e trasporto di petrolio in Basilicata >. Veniva inoltre censurata la mancata adozione delle misure necessarie per evitare il degrado degli habitat naturali e la < perturbazione delle specie di determinate zone di protezione speciale della regione >.

Bruxelles segnalava inoltre il rischio di danneggiare l’integrità di siti di importanza comunitaria. La lettera di costituzione in mora era il primo atto della procedura di infrazione, così segnalava il redattore dell’articolo (B.I.M.). La questione era stata sollevata da Legambiente che aveva presentato una denuncia alla Commissione UE. < Le attività di ricerca e di estrazione petrolifera – spiegava il presidente di Legambiente, Ermete Realacci – nei territori della Val d’Agri, della Val Camastra e della Valle del Sauro si stanno svolgendo a dispetto della normativa vigente. Il Parco della Val d’Agri ha una funzione ecologica rilevante all’interno del sistema delle aree protette dell’Appennino Meridionale >.

Sulla vicenda petrolio in Val d’Agri sono due gli accordi firmati dalla Regione Basilicata:

Protocollo d’Intesa Stato/Regione del 7 ottobre 1998, che prevede che lo Stato corrisponda alla Regione Basilicata la sua quota di royalties, pari al 30% dell’aliquota totale, e si impegni a realizzare alcuni interventi infrastrutturali: il completamento della variante Tito/Brienza; il completamento del tronco Corleto Perticara/S.P. Camastra della S.S. Saurina; il completamento dell’aviosuperficie di Grumento Nova.
Protocollo d’Intenti Regione/ENI S.P.A. del 18 novembre 1998, il cui obiettivo principale è quello di “garantire lo sviluppo socioeconomico delle aree interessate dall’estrazione petrolifera, in armonia con la valorizzazione delle risorse esistenti, in particolare quelle ambientali”.
I nostri amministratori sembrano non avere dubbi, ma il Prof. Perrone, che conosce bene l’ENI, avverte i Lucani…

L’ENI si era impegnata a garantire, nei successivi 15 anni dalla firma del protocollo, un supporto finanziario diretto complessivo di 165 milioni di Euro per lo sviluppo economico della Regione e la sua salvaguardia ambientale, suddivisi in diversi progetti, tra i quali:

Interventi diretti e/o gestiti dalla Regione Basilicata per la compensazione ambientale resa necessaria dall’attività petrolifera (rimboschimento, tutela delle acque e delle aree sensibili);
Programmi di promozione dello sviluppo sostenibile;
Realizzazione e gestione di un sistema di monitoraggio ambientale;
Contribuzione per due terzi al costo di completamento delle reti di distribuzione del metano in Basilicata;
Costituzione di una società energetica SEL per la costruzione di una centrale termoelettrica da 150 MW da alimentare con il gas associato del giacimento della Val d’Agri;
Istituzione di una sede della Fondazione Mattei per studi di interesse economico, energetico ed ambientale.
Tutto disatteso.

Riguardo alla istituita FONDAZIONE MATTEI, va detto che l’accordo tra la Giunta Regionale e l’ENI, si è rivelata l’ennesima paradossale farsa, che trova un importante precedente nel famigerato “Accordo di Programma” dove la contropartita per la Regione Basilicata è il classico piatto di lenticchie, a fronte di un’accelerazione dei procedimenti legali e amministrativi che sono stati necessari all’ENI a continuare e portare a termine il programma di sfruttamento.

Non è stata avviata alcuna società per la produzione di energia da “cedere” a basso costo agli operatori pubblici e privati, né è stata realizzata la metanizzazione delle aree artigianali.

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