Principale Attualità & Cronaca Position Paper per la legislatura regionale 2020 – 2025

Position Paper per la legislatura regionale 2020 – 2025

Ogni iniziativa politica che abbia la pretesa di un impatto “reale” sul sistema economico e sociale della Puglia non può che prendere le mosse da una constatazione: il nostro tessuto produttivo è costituito, pressoché per la totalità, da micro e piccole imprese.

Nella nostra regione, le microimprese sotto i 10 dipendenti sono il 96,2% del totale delle imprese e danno lavoro al 59,7% degli addetti occupati in imprese private.

Le previsioni della Svimez per il 2021 vedono un Mezzogiorno frenato da una ripresa “dimezzata”: +2,3% il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord. L’Europa ha messo finalmente in campo una politica espansiva dopo molti anni di c.d. “austerity”. La grande disponibilità di risorse rende necessario l’allestimento di un piano di sviluppo serio, coerente, di immediata attuabilità, finalizzato a rimettere in piena corsa il Mezzogiorno una volta per tutte.

POLITICA ECONOMICA E SVILUPPO – L’emergenza coronavirus e le decisioni assunte a livello europeo con l’adozione del Recovery Fund modificano il contesto, ma non cambiano affatto obiettivi e priorità. Il prossimo Governo regionale dovrà fare in modo di utilizzare i fondi comunitari a disposizione per la Puglia in coerenza con le azioni nazionali. Fondamentale risulta una governance in grado di monitorare in itinere i risultati e rimodulare in corsa gli strumenti. Imprescindibile valorizzare il ruolo Partenariato Economico e Sociale. Tempestività, semplicità d’uso ed efficienza sono le parole d’ordine.

INNOVAZIONE e INTERNAZIONALIZZAZIONE Si può sopravvivere e crescere solo innovando il prodotto ed aprendosi ai mercati esteri. L’emergenza coronavirus ha comportato una pesante battuta d’arresto sotto il profilo degli scambi, ma le vendite estere si sono prontamente ristabilite. I provvedimenti da adottare devono prestare maggiore attenzione alle esigenze delle PMI: servono strumenti in grado di accompagnarle nell’integrazione di elementi ad elevata innovazione e nelle attività di smart improvement del personale dipendente.

La Puglia gode di un’immagine attrattiva il suo sfruttamento da parte delle imprese locali è troppo episodico, e le iniziative di internazionalizzazione privilegiano imprese di grande caratura. Imprescindibili risultano essere, nella predisposizione degli strumenti, l’ascolto ed il coinvolgimento effettivo delle Associazioni di categoria. 

CREDITO – L’emergenza coronavirus ha sferrato un colpo durissimo ad un sistema già estremamente fragile. La risposta allestita a livello regionale per garantire la liquidità alle piccole e medie imprese (microprestito, titolo II liquidità), unita agli strumenti nazionali, ha consentito, di mantenere in vita il tessuto produttivo. È fondamentale non solo mantenere gli strumenti agevolativi nella quota più elevata possibile, ma mettere a patrimonio i passi in avanti fatti in termini di fruibilità, rapidità di intervento e accessibilità.

Importante è intensificare la triangolazione con i Confidi che hanno dimostrato una grande flessibilità e capacità di collaborazione con il pubblico, supportando anche la costituenda Rete Regionale di confidi minori in modo continuo.

FORMAZIONE ED ISTRUZIONE Ancora oggi, è troppa la distanza tra la formazione erogata dalle scuole e le necessità espresse dalle imprese del nostro territorio. Per recuperare nel minor tempo possibile il sicuro impatto occupazionale connesso alla crisi del coronavirus, bisogna agire sull’istruzione supportando ed incoraggiando tutte le forme di alternanza scuola-lavoro e studio-lavoro che consentono alle aziende di innovare e riqualificarsi attraverso l’assunzione in percorsi misti di giovani, ricercatori e di figure in grado di trasferire tecnologia. Per ciò che concerne l’artigianato, occorre completare nei tempi più brevi il sistema delle botteghe-scuola prevedendo altresì adeguati finanziamenti, nell’ottica del trasferimento di competenze nel manifatturiero.

LAVORO I numeri della disoccupazione sono ancora troppo elevati e gli effetti sul lavoro che deriveranno dalla crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria del coronavirus saranno probabilmente la prima vera grande sfida che il nuovo governo regionale si troverà ad affrontare. La chiave di volta sta in un forte supporto integrato alla qualificazione dei processi e dei prodotti aziendali ed in una capacità del sistema regionale di qualificare i lavoratori: aziende all’avanguardia creano posti di lavoro di qualità. Un’attenzione a parte merita, poi, la questione del lavoro femminile, i cui numeri in Puglia sono tutt’ora drammatici e che trovano nell’artigianato le percentuali di gran lunga più elevate di occupazione. 

SUPPORTO AD IMPRESE E CENTRI ASSISTENZA TECNICA PER L’ARTIGIANATO – Sono passati ormai

sette anni dall’approvazione della Legge regionale n. 24 del 5 agosto 2013 e più di cinque dal Regolamento attuativo n.3 del 4 febbraio 2015 in BURP n.23 del 13 febbraio 2015 (intero Capo II). Sebbene ad oggi l’unico CATA correttamente costituito e attivo sia quello di Confartigianato Puglia (DGR 1194/2017) e nonostante proprio il CATA Confartigianato Puglia abbia fornito, per ammissione stessa della Regione, un supporto fondamentale nella diffusione e nella preparazione delle domande per l’Avviso “Maestro Artigiano”, al momento mancano i sostegni economici regionali più volte assicurati per consentire al sistema di poter realmente adempiere al suo compito. 

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI – Molti passi in avanti sono stati fatti dal punto di vista dell’adeguamento delle reti di trasporto pubblico locale, non altrettanti in tema di infrastrutture strategiche di supporto ai traffici  commerciali ed ai siti produttivi. Mancano del tutto sperimentazioni e misure a supporto dell’autotrasporto: un settore a forte presenza artigiana che viene ingiustamente accusato di essere il principale fautore dell’inquinamento atmosferico. La carenza di arterie di collegamento con i principali hub internazionali ha giocato un ruolo fondamentale nella progressiva erosione dei distretti produttivi del manifatturiero pugliese.

L’attuazione dei programmi in tema di infrastrutture e intermodalità e la valorizzazione delle strutture portuali devono rappresentare una priorità nell’azione del prossimo governo regionale.

AREA IONICA e ZES – Nell’area ionica risiedono straordinarie opportunità per l’intera Regione. Purtroppo  è appena il caso di notare quanto la questione Arcelor-Mittal continui ad influenzare le capacità dell’intero territorio. Il recupero della vocazione mediterranea di Taranto e dell’intera area ionica rappresenti una concreta e percorribile alternativa rispetto alle enormi problematiche poste dall’industria pesante. Le Zone Economiche Speciali, in particolare, e lo sviluppo delle portualità (con le relative “retroportualità”) rappresentano un’occasione imperdibile.

 

BUROCRAZIA e P.A. – L’ipertrofia burocratica è una delle principali cause dell’incapacità di crescere del Paese. L’emergenza coronavirus è stata la cartina al tornasole di questa situazione ed ha consentito di capire con precisione ove si annidano le numerose problematicità ma anche le eccellenze nella Pubblica Amministrazione. Non può tacersi il sottodimensionamento degli uffici regionali, in particolare per quanto riguarda gli assessorati di riferimento del mondo produttivo: Sviluppo Economico (servizio Artigianato in primis) e Istruzione e formazione professionale. Ciò danneggia pesantemente imprese e cittadini. Occorre riequilibrare le strutture regionali potenziando quelle che gestiscono numerose misure a favore del mondo produttivo, del lavoro e della formazione professionale.

TASSAZIONE LOCALE – Di importanza vitale è la materia fiscale, rispetto a cui cittadini ed imprese sono fortemente sensibili. Al netto delle competenze nazionali, la pressione fiscale in Puglia risulta ancora elevata. Nel 2018, i cittadini pugliesi hanno versato quasi dieci miliardi per Irpef, Iva, Irap e Ires. In questo contesto il peso delle addizionali e delle altre imposte regionali, è rilevante. Com’è ovvio, la crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria ha esacerbato la percezione di una tassazione elevata ma ha, altresì, reso evidenti le storture e le problematiche connesse all’evasione. E se la tassazione corrisponde di norma all’erogazione di servizi di importanza capitale (v. proprio il servizio sanitario), non v’è dubbio che i servizi resi a fronte dei trasferimenti effettuati scontano un gap estremamente rilevante.

AMBIENTE – Fondamentale, anche dal punto di vista delle imprese, è affrontare con maggiore decisione i temi legati allo smaltimento dei rifiuti, anche per l’impatto economico che tali questioni hanno sui bilanci di imprese e cittadini. Le politiche degli ultimi anni hanno contribuito a costruire una maggiore consapevolezza, ma l’aggravio dei costi per la gestione dei servizi non ha avuto ricadute apprezzabili in termini di efficienza. Bisogna intervenire per segnare un cambio di passo in discontinuità col passato anche guardando alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie tanto in fase di lavorazione quanto in fase di chiusura del ciclo dei rifiuti (es. impiantistica avanzata con separazione alla raccolta solo di frazione umida/frazione secca e selezione a valle). La piccola impresa e l’artigianato rappresentano il modello delle attività economiche sostenibili.

Incredibile, infine, che nonostante una normativa di assoluta avanguardia in materia (L.R. n. 36/2016), ancora oggi la Regione Puglia non abbia concretamente applicato i principali dettami del DPR 74/2013, come più volte denunciato dalla Federazione Impianti di Confartigianato.

AGENDA DIGITALE – I temi dell’agenda digitale sono trasversali rispetto a tutta una serie di obiettivi dell’azione di governo e per questo in grado di generare un effetto moltiplicatore in molti ambiti sensibili. Il divario digitale in Puglia è ancora molto ampio, e le ricadute di questo ritardo riguardano tanto i cittadini quanto le imprese.

Sono moltissime le aree artigianali e produttive non coperte neanche dai servizi di rete tradizionali. È necessario intervenire non soltanto sulle infrastrutture, ma soprattutto sull’accessibilità delle reti, assicurandosi che le grandi aziende che gestiscono gli appalti della telecomunicazioni finalizzino i propri servizi.

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