Principale Ambiente, Natura & Salute Emergenza covid, rischi sanitari da caccia e prassi venatorie

Emergenza covid, rischi sanitari da caccia e prassi venatorie

L’allarme della Lav in vista della preapertura della stagione venatoria il 2 settembre. Appello ai ministri di salute e ambiente: fermate le uccisioni di animali selvatici!

I rischi sanitari derivanti dalla caccia e dalle prassi venatorie (uccisione, eviscerazione, dissanguamento di animali) sono pericolosamente sottovalutati nell’attuale emergenza Covid: la stagione di caccia si aprirà, come se nulla fosse, dal 2 settembre con le consuete preaperture decise dalle Regioni e poi a livello nazionale dal 20 settembre al 31 gennaio, con la possibilità per le Regioni di posticipare la chiusura al 10 febbraio per alcune specie.

Gli ungulati, ad esempio, sono portatori di numerosi agenti patogeni che possono dare origine a diverse zoonosi (Mycobacterium bovis, Brucella, Salmonella, Trichinella): lo conferma uno studio effettuato dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie [1] nel 2016.

L’attività venatoria prevede il contatto diretto delle persone con gli animali selvatici e le sanguinose prassi venatorie comuni nelle regioni della nostra penisola richiamano alla mente rischi e orrori dei wet market orientali: “una realtà che sembra appartenere ad altri paesi e invece è radicata anche in Italia, in attività come la caccia, dove gli animali sono considerati esclusivamente prede da uccidere, scuoiare, dissanguare, sezionare, mettendo in contatto i cacciatori e i loro familiari con sangue e liquidi organici, proprio come accade nei wet market cinesi”.

Questo allarme lanciato dalla LAV per gli aspetti di sicurezza sanitaria, oltre che etici, si somma a un bilancio sempre più drammatico della caccia, con circa 500 milioni di animali all’anno vittime dei fucili, con danni incalcolabili per gli equilibri ambientali e per un ecosistema che deve fare i conti con il veleno di tonnellate di piombo delle munizioni da caccia, dispeso tra i boschi. Un vero e proprio bollettino di guerra che nell’ultima stagione di caccia conta anche 95 vittime umane, con 27 morti e 68 feriti.

L’emergenza Covid ci impone di non abbassare la guardia e dunque non possiamo accettare, in un contesto già molto preoccupante, di correre il rischio di contribuire alla diffusione di ulteriori nuove patologie – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Area Animali Selvatici – rinnoviamo l’appello ai Ministri della Salute e dell’Ambiente, chiedendo loro un intervento urgente per sospendere ogni uccisione di animali selvatici su tutto il territorio nazionale”.

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