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Nicola Pignataro: “Merola mai fu primo a Bari con ‘Zappatore’, perché il re e la regina degli incassi eravamo Mariolina ed io”

L’ultimo saluto di tanti protagonisti dello spettacolo dello sport e del teatro barese, assieme ai residenti nella chiesa “Redentore” all’attrice Defano

di Myriam Di Gemma

BARI – Mario Merola, l’attore protagonista, re degli incassi nel 1981 a livello nazionale con il film “Zappatore”, a Bari fu sempre secondo.

A impedirgli un primato mai raggiunto, al cinema “Royal”, ci pensarono due baresi doc, icone purosangue del teatro barese ma soprattutto della comicità “made in Bari”: gli attori Mariolina Defano e Nicola Pignataro.

Lo ha svelato, al termine del funerale di Mariolina, Nicola Pignataro. Dopo le calde e copiose lacrime che gli hanno rigato il volto dinanzi alla bara, osservando un eterno minuto di silenzio, assieme ai cari, Pignataro si concede ai giornalisti.

Mariolina, ha lasciato orfani i tanti pugliesi affezionati a lei in tv, a 79 anni, nel pomeriggio del 18 agosto, dopo aver avvertito un malore in casa sua al quartiere Libertà, dove viveva sola. E Pignataro ammette di non aver chiuso occhio durante la notte, dopo la brutta notizia.

Rosso in volto dalla commozione, racconta: “E’ proprio così, Mario Merola arrivò secondo a Bari, perché i primi eravamo noi con lo spettacolo dal titolo “’U Scarpare Gedezziuse” (di Vito De Fano e Nicola Pignataro, ndr). Un successo che sorprese i produttori del film di Merola, tant’è che chiesero informazioni su di noi. E un giorno – continua Pignataro – io e Mariolina fummo convocati a Roma”.

L’aver scalzato Merola, portò fortuna al duo. Infatti a Roma furono scritturati per il film “Il Carabiniere”, e da quel giorno cambio’ radicalmente il loro percorso artistico. Seguirono 12 anni d’oro di carriera cinematografica, rendendoli famosi con “Vigili e vigilesse”, “Pover’Ammore” e “L’ammiratrice”.

“A parte il successo cinematografico mondiale, noi – aggiunge Pignataro – continuavamo a fare teatro, ma – ci tiene a puntualizzare – il vero teatro.  Eravamo degli artigiani del teatro. Iniziavamo dal pomeriggio e smontavamo letteralmente tutto da soli, terminando alle 2, talvolta alle 3 di notte.  Dal ricordo dell’amore di Mariolina per il suo lavoro, nasce la mia richiesta al sindaco Decaro, di intitolare una strada a questa grande attrice”. (Ma il Comune di Bari rende noto – decisione presa, prima della richiesta di Pignataro –  che intitolerà una saletta del Teatro Piccinni, a Mariolina Defano, ndr).

Michele Salomone, cronista e opinionista sportivo, ricorda: “Era tifosissima del Bari e nel 2014 la invitai ai microfoni di Radionorba per commentare le partite. Era unica e coinvolgente con le sue battute spontanee in barese verace”.

Donato Francone, attore: “Ho lavorato con lei in ‘Mudu’ 9’ che andrà in onda a fine anno: faceva ridere sempre, non solo durante le riprese. Era piena d’entusiasmo, una attrice dalla spontaneità unica. E quando pronunciava una parolaccia in dialetto barese, il suo modo era sempre elegante ed appropriato, che inserita nel linguaggio italiano, non risultava mai volgare”.

Vito Signorile, altra icona del teatro barese: “Mariolina era nota per la sua abile capacità di far ridere, ma quando la scritturai nel ‘U café andiche’ di Vito Maurogiovanni, diede una interpretazione superba, facendo commuovere tutta la platea. Ecco dunque l’altra dote di Mariolina: una grande attrice capace di emozionare il suo pubblico in qualunque tipologia di interpretazione”.

Il professor Nicola Cutino, faro della memoria storica artistica e culturale di Bari, precisa: “Mariolina è, e resterà, una icona della baresitudine, e non della ‘baresità’. Molta gente usa erroneamente il termine baresità, che indica per esempio ‘la fcazz, u pulp arrzzat, etc.”. (la differenza nello specifico, il prof. Cutino ce la spiegherà in una prossima intervista, ndr).

Paolo De Santis, attore: “Un ricordo di Mariolina? Ne ho tanti tanti , ma voglio raccontarvi di una serata tra colleghi a casa mia. Dopo il lavoro, era consuetudine restare assieme per mangiare qualcosa. All’epoca avevo una villa in corso Sicilia, e nell’ingresso c’erano tanti specchi. Gli amici erano già nella zona ‘living’, e Mariolina non era con gli altri. La cercai per la casa, e la sorpresi che si diceva davanti allo specchio: “Madò, ma c si brut”. Dopo aver sentito quelle parole, intervenni, e le dissi: ‘Ma che dici, sei bellissima!’. Era una donna dotata di grande autoironia: una persona davvero speciale”.

Piero De Lucia, attore: “Il primo incontro è stato particolare e vi racconto cosa successe. Non ci conoscevamo e lei, probabilmente per rompere il ghiaccio, mi ordinò di portare gli abiti di scena e la roba sua in camerino. Era serissima, non pensavo fosse uno scherzo, ed io mi alterai, dicendole: non ci conosciamo e devo farti da servetto? Dopo un paio di battute serie, alla fine io rifiutai categoricamente di fare ciò che mi aveva chiesto e lei mi rispose: vuo’ sentì? Vaf…gul. Mi rivelò dopo che si trattò di uno scherzo e scoppiammo in una sana e fragorosa risata. Era una perfezionista, tuttavia era la regina dell’improvvisazione. Dare e ricevere l’assist della battuta, con lei era un gioco bellissimo”.

Pino Cacace, attore e regista: “Nel 1985, misi assieme Mariolina con Piero De Vito, mbà Vituccio della Caravella, nella pièce teatrale ‘Diva…rii’. La cosa che mi colpì di lei, è che si fidò ciecamente di me. E da quel momento, vedendola in scena, capii che persino un testo teatrale può trasformarsi in vero spettacolo solo quando ci sono attori e attrici che già di per sé generano uno spettacolo”.

Avremmo voluto ascoltare i ricordi di Lino Spadaro e Franco De Giglio, ma tra la folla si sono dileguati.

Non erano presenti al funerali Uccio De Santis e Antonella Genga, poiché fuori Bari per lavoro. Non c’era neanche Gianni Ciardo, con cui Mariolina duettò la mitica “Pasquina” a fine anni ’70.

Concludiamo con una frase dell’omelia: “Hai avuto il dono della gioia e dell’allegria, e l’hai condivisa con tanta gente. Tutti noi siamo grati che Mariolina abbia donato gioia e un sorriso con il suo lavoro. E questa è una virtù cristiana”.

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