Principale Attualità & Cronaca Violenza Violenza assistita: cos’è e come intervenire.

Violenza assistita: cos’è e come intervenire.

Violenza assistita: cos'è e come intervenire
Violenza assistita: cos'è e come intervenire

Parola all’avv. Monica Caruso

Affinché un bambino possa crescere adeguatamente ha bisogno di cura, dialogo e affettività. Tutti ingredienti distintivi di un ambiente familiare sano e che possa permettere al minore di crescere con serenità e diventare un adulto responsabile. 

Molte volte e, purtroppo sempre più spesso, questo equilibrio risulta essere molto precario e la famiglia diventa un ambiente insicuro. Quotidianamente, sulle varie testate giornalistiche, vi sono presenti episodi di comportamenti violenti all’interno delle mura domestica. Il risultato sono dei danni a livello fisico e mentale sia di entrambi i genitori che dei figli che sono costretti a vivere in quelle condizioni. Ed è di questo che si è parlato ieri con l’avvocatessa Monica Caruso del Foro di Roma. L’avvocatessa si occupa di diritto di famiglia e diritto minorile in ambito civile e penale. L’intervista è possibile vederla qui.

Cos’è la violenza assistita?

Il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia ha definito la violenza assistita come: “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento. Esso può essere compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale,psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori”. 

Tra il 2009 ed il 2014 ci sono stati circa 427 mila minorenni che hanno vissuto atti di violenza diretta o indiretta. Nel secondo caso, come ci spiega anche l’avv. Monica Caruso durante l’intervista, il minore prende consapevolezza di quello che sta accadendo. Guarda e osserva gli effetti della violenza esercitata dal genitore sul corpo dell’altro, sulla psiche e sull’ambiente in cui vive. Il minore allora inizia ad interrogarsi su come vuole diventare:

  • se diventare forte e aggressivo come il genitore violento;
  • se essere debole e sommesso come il genitore-vittima.

Questo può provocare delle difficoltà nel soggetto a rapportarsi sia con il sesso opposto che socializzare con qualsiasi individuo. Inoltre, da un punto di vista fisico, cognitivo e comportamentale può provocare dei gravi problemi come:

  1. Impatto sullo sviluppo fisico: il bambino, soprattutto in tenera età, sottoposto a forte stress e violenza psicologica può manifestare deficit nella crescita staturo ponderale e ritardi nello sviluppo psico motorio e deficit visivi.
  2. Impatto sullo sviluppo cognitivo: l’esposizione alla violenza può danneggiare lo sviluppo neuro cognitivo del bambino con effetti negativi sull’autostima, sulla capacità di empatia e sulle competenze intellettive.
  3. Impatto sul comportamento: la paura costante, il senso di colpa nel sentirsi in un qualche modo privilegiato di non essere la vittima diretta della violenza, la tristezza e la rabbia dovute al senso d’impotenza e all’incapacità di reagire sono conseguenze che hanno un impatto sul bambino esposto a violenza. Inoltre possono insorgere fenomeni quali l’ansia, una maggiore impulsività, l’alienazione e la difficoltà di concentrazione. Sul lungo periodo tra gli effetti registrati ci sono casi più o meno gravi di depressione, tendenze suicide, disturbi del sonno e disordini dell’alimentazione.
Violenza assistita

Cosa fare in caso di violenza assistita?

Da un punto di vista giuridico, un problema fondamentale sta nel fatto che non esiste una vera e propria fattispecie di reato. 

Per aiutare le vittime di violenza, come riportato dall’avvocato, bisogna lavorare su tre strade: la prevenzione, l’emersione e la protezione. In tutti e tre i punti, ad avere un ruolo importante è la scuola. 

Bisogna educare sin da bambini alla parità dei sessi attraverso dei laboratori esperienziali ed educativi. L’obiettivo è quello di mettere in discussione i modelli di relazione convenzionali e gli stereotipi di genere. Per quanto riguarda l’emersione, gli istituti scolastici dovrebbero nominare un referente che possa riconoscere i segnali nei bambini ed adolescenti che hanno subito violenza e agire per risolvere il problema. 

Infine è molto importante la tempestività dell’intervento. Gli organi competenti devono intervenire già nelle prime fasi in cui emerge una situazione di violenza. Bisogna mettere in campo sin da subito delle misure di protezione che consentano l’immediata presa in carico del minore.

Gabriele Proto

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