Principale Arte, Cultura & Società Sport & Motori Bari – E’ andata male. Ora occorre programmare l’immediato futuro

Bari – E’ andata male. Ora occorre programmare l’immediato futuro

E’ calato giù in modo feroce il sipario del campionato del Bari, imbattuto per 27 gare di seguito, e sconfitto nella partita più importante della stagione. Perché il calcio è strano.

Dopo due anni dal maledetto fallimento in cui qualcuno ha affossato una città intera relegandola ad umiliazioni senza precedenti, l’evidenzia ha detto che il Bari rimane all’inferno e l’Audace di Reggio Emilia, dopo essere stata ripescata con fortuna dalla D lo scorso anno, sbarca in serie B e che – diciamocelo – ha meritato di più perché ha giocato più da squadra, con più struttura e mentalità differentemente dal Bari che ha vivacchiato in campo affidandosi a qualche isolata individualità. Inutile pure stare a recriminare per il gol annullato, apparso valido, ad Antenucci: questo Bari, da questo Bari, era imprescindibile attendesi molto, ma molto di più. Inutile nasconderlo.

Occorre dire, tuttavia, che la squadra non ha mai brillato di luce propria nel campionato, solo sprazzi di buon gioco, di quel gioco, di quelle geometrie esistenziali, che sarebbero stati necessari per non perdere quei troppi punti lasciati per strada dopo essere passati in vantaggio (Teramo, Avellino, Catanzaro, ed altre), sprazzi che hanno limitato l’andamento della squadra e che son costati cari, alla fine, nell’economia del risultato finale mettendo freno alle ambizioni. Certo, qualcuno potrebbe dire che, forse, sarebbe stato il caso di non affidare la panchina sin dall’inizio a Cornacchini, ma non si avrà mai contezza di un inizio diverso.

Ieri sera si è visto per oltre tre quarti di gara un Bari confusionario, stanco, molto nervoso e poco coraggioso, tutti elementi che hanno fatto rimanere strozzato in gola l’urlo liberatorio delle centinaia di migliaia di tifosi che ieri sera si erano adoperati per prepararsi ai festeggiamenti. Sarebbe stato un pretesto per rialzarsi dopo il lockdown ma, sia chiaro, lo stesso si dovrebbe dire per la città di Reggio Emilia, in questi casi non esistono figli di un dio minore, per tutti i partecipanti, i playoff, era una opportunità d rilancio, e se per le altre squadre partecipanti, tutto sommato, l’esclusione era ragionevolmente contemplata senza troppi piagnistei, per il Bari no, il Bari l’ha sprecata. Male, malissimo.

Ora occorre smaltire al più presto la delusione anche se è difficile (lo stesso Vivarini, ieri, a caldo, ha detto che qualcosa cambierà), tutta la città si era affidata al pallone per alimentare una serata di gioia dopo anni di delusioni e di mortificazioni, ecco magari solo questa era la differenza di valutazione tra Bari e Reggio Audace, perché agli emiliani è capitato solo un fallimento, al Bari ben due in quattro anni, ed altri anni di mortificazioni con un tentativo, pulito, andato male, con altri tentativi fatti con partite comprate e truccate, punti di penalizzazione, F24 fasulli, imbrogli vari, personaggi maledetti che hanno avuto il timone della società e che l’hanno usata a proprio piacimento per ottenere il “potere”, per poter dire “io sono un dirigente del Bari”, manco fosse il Presidente della Repubblica, magari per potersi dare un contegno al cospetto di amici e di tifosi, senza dimenticare i celebri saltatori dal carro dei perdenti a quello dei vincitori di cui la storia pullula. Ecco, tutto questo alla società Reggiana non è accaduto, le è stato risparmiato.

Si sperava di ritornare in B invece così non è stato e le paure e le incertezze, sin da ieri notte, son tornate ad albergare nelle menti dei tifosi che, adesso, hanno paura che si possano mollare gli ormeggi. Ma la Famiglia de Laurentiis ha preso un impegno preciso, quello di riportare il Bari in serie A investendo già molto (e quando rientrerà dai notevoli investimenti, fino adesso, a fondo perduto?), la stessa ci ha provato, ci è riuscita in serie D ma ha fallito in C, forse perché i giocatori reperiti non avevano esperienza di categoria, forse perché troppo “ateniesi”, nella loro accezione di giocatori di un certo livello poco propensi a sporcarsi le mani, e molto poco spartani, nell’accezione contraria, ovvero quella di giocatori in tuta da operai abituati ai campi di provincia. E giocare con questa rosa che, evidentemente, aveva dei limiti oggettivi (si vedano i cambi effettuati pressoché mai determinanti e decisivi nel mantenimento del risultato o nella necessità di cambiarlo in partita in corso a proprio favore), alla fine si è pagato lo scotto. Bari con dei gravi limiti di base, troppi i pareggi conseguiti, così come scritto prima, si son lasciati per strada almeno 10 punti che intanto ci avrebbero fatto avvicinare alla Reggina e poi, in sede di Consiglio Federale, avrebbero annullato il maledetto algoritmo che ha visto sorridere gli emiliani con tutti gli sviluppi del caso (finale a Bari, ad esempio).

Ora De Laurentiis e la sua famiglia ci riproveranno perché nella loro mentalità non c’è mai la resa incondizionata, devono rimboccarsi le maniche, smaltire presto la delusione e ripartire senza guardarsi indietro, sia per allestire una rosa con la quale – inutile negarlo – arrivare primi senza tanti problemi nel prossimo campionato di serie C, oppure con un’altra cui far fronte ad un eventuale ripescaggio, non bisogna lasciare nulla di intentato perché ha gli uomini giusti in società per far bene. Scala ha dimostrato di saperci fare così come tutta la dirigenza: una promozione in C ed una finale a playoff non possono e non devono macchiare l’operato della dirigenza anche se, a naso, qualcosa di più si poteva fare, ma si è preferito affidarsi a gente di categoria superiore e non a gente di esperienza di C (senza dimenticare la gestione tecnica che ha lasciato spesso a desiderare) ma, ripetiamo, i risultati hanno sancito che di questa dirigenza ci si può fidare, questo è inappuntabile.

Bisogna riprogrammare la promozione in B l’anno prossimo senza preoccuparsi troppo del Palermo, della Ternana e di tutte le altre, lo chiede una città, una tifoseria, lo chiede la “normalità”, perché per il Bari “deve” essere una normalità stazionare nelle categorie superiori e non arrancare in C dove si mangia pane e veleno e i De Laurentiis danno ampie garanzie a tal riguardo. Occorre anche ammettere gli errori compiuti e su questi lavorarci su per correggerli così da farsi trovare pronti in qualunque categoria dovesse capitare il Bari. Perché una grande squadra lavora così, non si sta parlando, mica, del Bari sparagnino di qualche anno fa che per decenni e decenni ha vissuto pressoché sull’improvvisazione. Bari non è una avventura, è storia e come tale va rispettata.

Massimo Longo

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