di Ida Procopio
Se nel silenzio della notte
potessi uscire
e nel silenzio delle stelle
assaggiare un tozzo di pane
anche il cielo mi parlerebbe d’amore.
Su quelle saracinesche abbassate,
soldi non entrano più,
solo contemplare laute cene
potrebbe saziare la mia fame.
Quanto è ingiusto e infame
questo infausto mondo!
Non chiedo prelibatezze,
capponi, lasagne,
o brocche di vino,
ma un misero pasto
che la quarantena non più mi concede.
Immagino gente.
che allegramente
a Bacco si rivolge,
si sporca le dita di grasso,
e d’olio di carne arrostita.
I poveri sono quelli che sento tossire,
nelle loro case solitarie,
con qualche briciola di pane raffermo,
quelli che un giorno troveremo
seduti a delle fredde panchine
che non riescono a saziare la propria fame.
Quella regina di convivialità
che non esiste,
che non trabocca sui nostri volti,
che ci lascia le mani tremolanti
con la paura di un domani
che incerto a noi si apre.