Principale Ambiente, Natura & Salute Castel del Monte, quando la pietra si tinge di mito

Castel del Monte, quando la pietra si tinge di mito

Federico II di Svevia fu particolarmente legato alla nostra terra: l’amava come una donna, come una madre, le scriveva poesie, la definiva pupilla dei suoi occhi, «terra amabile sopra ogni dolcezza terrena». Meravigliosa in effetti è la Puglia federiciana, vi costruì oltre 100 strutture tra castelli, palazzi e case di caccia che egli chiamava loca solaciorum. Emblema di questa fitta trama architettonica è Castel del Monte, un monumento carico di magia, simbolismo, classicismo, influssi orientali, geometria, astronomia.

La struttura dell’edificio consiste in un monumentale blocco di forma ottagonale, ai cui otto spigoli si appoggiano altrettante torri ottagonali alte 24 metri. Lo spazio interno si articola su due piani, di cui ognuno presenta otto stanze di forma trapezoidale raccolte intorno ad un cortile. Tre sono i materiali di costruzione, la cui combinazione e distribuzione non sono affatto casuali: la pietra calcarea, bianca o rosata a seconda dei momenti della giornata, interessa la struttura architettonica nel suo insieme e alcuni particolari decorativi; il marmo, bianco o leggermente venato, oggi superstite nelle finestre del primo piano e nella decorazione delle sale, ma che un tempo doveva costituire gran parte dell’arredo; la breccia corallina nella decorazione delle sale al piano terra e nelle rifiniture di porte e finestre, oltre che nel  grandioso portale principale.

Una cornice marcapiano cinge l’intera costruzione segnando la presenza dei due piani dell’edificio, divisi ognuno in otto sale corrispondenti agli otto lati dell’ottagono: queste sono tutte di dimensioni simili, ma caratterizzate da una sottile gerarchia a seconda del modo in cui comunicano tra loro o con il cortile interno. Generalmente si possono individuare delle sale più confortevoli, dotate di alcuni accessori – alti camini, disimpegni, servizi igienici –, e delle sale di passaggio, dotate di percorsi autonomi rispetto ad esse.

L’accesso al piano superiore avviene attraverso due delle otto torri, dotate di scala a chiocciola che si sviluppano in senso antiorario. La torre 5 invece possiede l’unica scala praticabile fino al terrazzo senza interruzione: la sua funzione di servizio è suggerita dalla singolarità del fatto che, all’altezza del piano superiore, oltre al passaggio diretto verso la quinta sala, esista un altro passaggio spostato verso sinistra che permette di proseguire fino al tetto senza passare per la sala. Il terrazzo costituisce un punto di osservazione privilegiato: la vista può spaziare dalle Murge al Tavoliere fino al Gargano ed al Vulture, lasciando spazio, nelle giornate più limpide, anche alle città della Terra di Bari.

Una menzione particolare va fatta per quella che viene indicata come sala del trono, situata sul lato orientale dell’edificio in corrispondenza del prospetto principale, da cui è possibile manovrare lo scorrimento della saracinesca del portale d’accesso. Grazie alla sua collocazione e alla suggestione incrementata da una vasta letteratura sull’argomento, è qui che l’immaginario collettivo colloca il Federico mitico, contemplativo, impegnato in dotti consulti con gli esperti della sua corte. Ed è qui, nella sala che molti vogliono intenzionalmente rivolta al sole, che il legame con i fenomeni celesti e mistici, pur al di fuori del dato storico e documentabile, si fa stringente e palpabile.

Un castello, un luogo di svago o un tempio del sapere? Castel del Monte ha dato vita ad un appassionante mito in cui elementi geometrici, architettonici, astronomici ed esoterici si fondono in un unicum che non trova eguali in Puglia. E come per Federico II, la sua natura e la sua funzione hanno diviso gli storici, tra chi ne enfatizza il carattere esoterico, chi lo considera l’ultima necessaria maglia dell’imponente rete castellare che caratterizza la Puglia sveva, e chi lo ha addirittura identificato con un centro termale d’altri tempi. Castel del Monte è in effetti carico di simbolismi, di cui si fa principe la forma ottagonale che domina la struttura in tutte le sue componenti: l’ottagono è infatti la figura intermedia tra il quadrato, simbolo della terra, e il cerchio, simbolo dell’infinità del cielo. Che Federico II si sia ispirato alla Cupola di Roccia di Gerusalemme è un’ipotesi condivisa da molti; per altri invece, la forma ottagonale deriverebbe dalla Cappella Palatina di Aquisgrana.

Nonostante nel nome conservi la parola castello, molti elementi hanno portato alcuni studiosi a scartare l’ipotesi della sua funzione difensiva: privo di elementi tipicamente militari, come il fossato, posto in una posizione non strategica e dotato di particolari scale a chiocciola che avrebbero costretto i soldati a impugnare l’arma con la mano sinistra. Eppure Castel del Monte è descritto più volte come castrum nello Statuto federiciano di riparazione castellare. Altri storici hanno visto nella grandiosa architettura di Andria un tempio del sapere, in cui ombre, luci ed eventi astronomici ne regolano il funzionamento; vi è chi ne ha fatto sede del Santo Graal, altri ancora ne hanno scartato la natura di residenza di caccia a causa dell’assenza di stalle e della presenza di ornamenti preziosi e fini.

Sebbene le tante ipotesi che orbitano intorno a questo edificio abbiano generato altrettante contraddizioni, Castel del Monte è l’inequivocabile dichiarazione d’amore dello Stupor Mundi per la Puglia.

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