Principale Politica Biopotere

Biopotere

Enrico_II_di_Francia_che_cura_gli_scrofolosi_(miniatura_XVI°)Nel 1978 Michel Focault inventò la parola “biopotere” per esprimere l’evoluzione storica dai regimi assolutistici all’età contemporanea: il passaggio da una concezione in cui il “sovrano” inteso nel suo significato simbolico passava dal potere di far morire e di lasciar vivere, al potere di far vivere e di lasciar morire. Non ho molta simpatia per le visioni socio – storico – psicanalitiche che appaiono sempre collegate alla mera individualità e hanno perciò bisogno di una “struttura contrattuale” palese o intrinseca per concepire la società che è vista sostanzialmente una collezione di individui, mentre personalmente ritengo che siano gli individui ad essere un prodotto sociale, che l’insieme determina il particolare e non viceversa: perciò non fui molto convinto da quella tesi, tanto più che il potere ha sempre a che fare con la sacralità e dunque anche con la guarigione come dimostra il fenomeno dei re taumaturghi. Ma era comunque un’idea interessante perché nella gestione delle grandi masse l’elemento puramente biologico assume un’importanza cruciale e per qualche verso, se da una parte sembra svolgere un ruolo positivo, come molti commentatori pensano, dall’altro può risospingere verso l’assolutismo e le forme immediatamente repressive tipiche dell’Ancien regime, come nel caso in cui si debba far fronte a una minaccia vera o sostanzialmente falsa che sia, dividendo la popolazione in buoni e cattivi e comunque reprimendo le libertà precedentemente concesse.

E’ precisamente la situazione nella quale ci ritroviamo e chissà che l’aver rispolverato l’espressione Stati Generali che fa appunto fa parte dell’assolutismo, non sia una sorta di lapsus freudiano da parte di un governo che agisce senza più il Parlamento, ma in generale in tutto l’occidente proprio il biopotere è stato ciò che ha permesso di fondare uno stato di eccezione che viene spacciato come temporaneo, ma che in realtà, almeno nelle intenzioni  è destinato a permanere e a lasciare le sue pietre miliari. Non a caso la metodologia con cui si  è arrivato a questa situazione è quella messa a punto ormai da decenni in quella che Naomi Klein ha chiamato politica dello choc: si tratta essenzialmente  di utilizzare il triangolo di Karpman che implica l’uso delle proiezioni emotive del triangolo “‘oppressore –  vittima  – salvatore”. Sia che si trattasse di terrorismo, come di nazioni recalcitranti nel far parte del sistema globalista, veniva presentata una minaccia, si operava in modo che i singoli si sentissero vittime dopodiché arrivava il Leviatano che si proponeva come salvezza, non senza prendersi la sua libbra di carne strappandola alla libertà e a ciò che rimaneva della democrazia.  In questo caso la minaccia non viene da altri, ma dal biologico stesso ed ecco che il potere separa le persone, le confina, prende l’occasione per distruggere ciò che si ritiene pericoloso come la scuola e paradossalmente proprio la tutela sanitaria universale. Che poi le minacce siano reali, create ad hoc, determinate dalle politiche di sfruttamento planetario e di ingerenza oppure raccolte per strada, moltiplicate dal megafono mediatico e asseverate da una scienza in gran parte legata al potere poco importa: il punto centrale è che il senso di debolezza e di affidamento al potere soccorritore consentano di attuare una ristrutturazione dell’architettura sociale senza incontrare eccessive resistenze.

Molto più dei vecchi spauracchi la pandemia che finora ha contagiato circa un centesimo delle persone che di solito prendono la normale influenza, permette la manipolazione delle relazioni sociali basate sia sulla fiducia e che sul sospetto allo scopo di controllare le relazioni di prossimità e distanza. Da quando la crisi pandemica ha imposto la sua narrazione, le relazioni sociali tra le persone sono  diventate diffidenti e paranoiche: ognuno è impegnato a sentirsi cauto sulle intenzioni degli altri mantenendosi alla distanza stabilita dal biopotere  di cui tutti sono sono obbligati a fidarsi, con il rischio di considerare come frutto di una una mente cospirativa ogni obiezione razionale e di punire ogni mancata obbedienza. Se abbiamo vissuto storie paradossali in cui pensionati andati per per spiagge e boschi deserti sono stati  braccati con mezzi più imponenti che se si fosse alla caccia di un boss ( ma che dico, quelli sono stati liberati) non si è trattato di un incidente, è stato voluto perché la volontà repressiva fosse compresa e interiorizzata da tutti.  E tuttavia , un’altra cosa appare chiara: le elites hanno perso il controllo della narrazione che hanno imbastito, il sistema nel suo complesso si è rivelato una formazione frattale nella quale l’incompetenza è ribadita ad ogni livello: sono stati messi in crisi i flussi di capitali, è stata spezzata la fede nella crescita infinita, mentre crescono il malcontento e la disillusione verso un concetto chiave degli ultimi vent’anni, ossia che le elite di comando hanno comunque una capacità di controllo da cui il popolo si deve tenere lontano. Quando saranno finalmente chiari i disastri compiuti in nome di un pericolo artificialmente agitato, il potere non potrò più contare sul consenso o sulle illusioni, ma solo sulla mera forza.

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