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Le “Vacche sacre”

La redazione del Corrierepl.it, ha ricevuto dal dr. Bruno Bonfa la nota che si riporta e la documentazione che, per diritto e dovere di informazione,  ha scelto di pubblicare. Ai lettori ogni valutazione del caso.

ROMA – Il sottoscritto fa seguito, con la presente, all’e-mail inviata nei giorni scorsi, a cui allegava alcuni documenti ed una comunicazione con cui rappresentava, sinteticamente, l’insieme della grave vicenda mafiosa-criminale consumata, in parte, con complicità di Stato, contro diverse famiglie, fra cui la propria, e successivamente, da lungo tempo, avverso alla propria azienda.

Al riguardo si rispetta la legittima necessità di attingere informazioni presso le relative sedi istituzionali, così come la prassi indica.

Al tempo stesso, però, si rappresenta che, le informazioni provenienti, a volte, da alcuni ambienti istituzionali sono strumentali e volti a coprire la verità dei fatti e le relative responsabilità ancora oggi non assicurate alla giustizia.

I fatti si riferiscono ai sequestri di persona dell’epoca nel corso dei quali, a volte, il sequestrato era trasportato utilizzando macchine di Stato, come l’allora “camionetta” in dotazione all’epoca ai carabinieri, per sfuggire ai relativi posti di blocco, questi, invece, opportunamente, predisposti, così come affermano alcune fonti.

Alcune forze investigative chiamate, nel tempo, ad intervenire per contrastare il fenomeno delle “vacche sacre”, particolarmente i carabinieri, così come fà fede la relativa informativa, negano la presenza delle “vacche sacre” e nessuna indagine sembra sia stata svolta per accertare se, quantomeno, alcuni dei proprietari di queste “vacche sacre” di oggi siano riconducibili ai sequestratori di ieri che con forze di Stato, deviate, hanno gestito i sequestri di persona dell’epoca, dividendone anche il pagamento del relativo riscatto, così come riferiscono due pentiti.

In questo contesto alcuni ambienti investigativi e giudiziari hanno solo cercato di evidenziare una presunta strumentalità delle mie denunce, ma senza menzionare sia la documentazione già agli atti e sia due sentenze emesse da parte del Consiglio di Stato in accoglimento delle mie domande ex L.44/99, che smentiscono quanto viene insinuato da alcune forze investigative e da qualche altro ambiente giudiziario.

Si voglia, pertanto, dare ascolto non soltanto a fonti d’informazione istituzionali, nella fattispecie, a volte, gravemente devianti, ma anche alla forza delle ragioni del diritto e della libertà che non riguardano soltanto la propria famiglia e la propria azienda, ma anche numerose altre famiglie calabresi ed altre originarie da diverse regioni d’Italia i cui familiari non solo sono stati sequestrati, ma, in alcuni casi, non hanno fatto più ritorno a casa, mentre altri sono stati trucidati soltanto perché fortuiti testimoni di quei passaggi inconfessabili mentre erano intenti nel lavoro onesto dei propri campi, pur essendo estranei ad ogni fatto di mafia.

Si tratta di gravissime azioni delittuose ancora oggi coperti, in parte, da una grave omertà di Stato.

In assenza di un atto di giustizia ed in presenza di gravi coperture devianti, di forme sottili di pressione per impedire il riconoscimento dei miei diritti e di tutte le altre famiglie vittime di tali azioni mafiose-criminali, la presente costituisce, per chi vuole farla propria, un contributo per una vera battaglia per la Civiltà: si chiede, pertanto, la pubblicazione integrale della comunicazione già inviata.

Distinti Saluti

Bruno Bonfà

Se avete suggerimenti o consigli scrivete a redazione@corrierepl.it

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